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Carciofo romanesco Igp, caratteristiche e storia

Scopriamo caratteristiche e storia di uno dei fiori di primavera dell’orto, il famoso carciofo romanesco Igp

La cucina romana lo ha eletto protagonista di tante ricette tradizionali. Scopriamo insieme le caratteristiche e la storia di questo ortaggio così famoso, il carciofo romanesco Igp.

Sono sicura che molti di voi lo conoscono ed apprezzano, non solo a Roma e nel Lazio. Parlo del carciofo romanesco Igp conosciuto anche con i nomi di “cimarolo” o “mammola”, divenuto ancor più emblema della gastronomia romana e laziale dopo che nel 2002 gli è stata riconosciuta l’indicazione geografica protetta (Igp).

Nella città eterna è cucinato alla romana, in padella con olio, aglio, prezzemolo e mentuccia, oppure alla giudia, intero e fritto nell’olio.

Carciofo romanesco Igp, quali caratteristiche?

Si tratta di un carciofo grosso, dall’infiorescenza sferica e compatta, con foglie di colore verde violetto, senza spine e da un cuore morbido e tenero.

Il carciofo romanesco Igp ha un odore spiccato, è leggermente più amaro rispetto ad altri carciofi, ma man mano ci si avvicina al cuore, diventa più dolce.

È coltivato nelle campagne della province di Roma, Viterbo e Latina caratterizzate da terreni argillosi e non sottoposti a rigide temperature invernali. Famosi i carciofi di Ladispoli e Cerveteri, di Civitavecchia, di Sermoneta e Tarquinia.

Carciofo romanesco Igp, quando si raccoglie?

Il periodo di raccolta del carciofo romanesco Igp va da fine gennaio a fine maggio, diventando così per eccellenza un prodotto dell’elite dell’orto primaverile. Il periodo di raccolta ottimale è, però, a marzo ed aprile, al fine di impedire la formazione di una eccessiva peluria al suo interno.

La coltivazione richiede cura e la raccolta è rigorosamente manuale.

Carciofo romanesco Igp, storia

Il carciofo romanesco Igp ha una lunga storia ed è presente da tempo immemorabile nella cultura gastronomica delle popolazioni del centro Italia. C’è chi afferma che i primi a coltivare i carciofi furano gli egizi, altri gli etruschi. Fatto sta che alcune raffigurazioni ritrovate all’interno di tombe della necropoli etrusca di Tarquinia, ne testimoniano l’antica presenza.

Questa varietà di carciofo si diffuse in particolare dopo la Seconda Guerra Mondiale negli anni Quaranta e Cinquanta a seguito dell’introduzione di un sistema di coltivazione intensivo. Ed è in questi anni che nascono le famose feste, come la sagra del carciofo di Ladipoli, che tutt’ora si festeggia e che quest’anno celebrerà a metà aprile la sua 70esima edizione!

carciofo alla romana
carciofo romanesco

La sua storia è strettamente legata alla cucina giudaico-romanesca ed alla comunità ebraica di Roma, la più antica in Europa, la cui presenza nella capitale risale al II secolo a. C. Si tratta di una cucina che unisce le tradizioni romane con i precetti ebraici della Torah. Una cucina nel tempo divenuta molto elaborata, che trasforma alimenti poveri in piatti raffinati e solenni.

Un ruolo importante è dato ai fritti non solo di carciofi, ma anche di fiori di zucca. Sicuramente i carciofi alla giudia caldi e croccanti, dal gambo lungo, cucinati dalle donne ebree alla fine della ricorrenza del Kippur, festa di espiazione, di digiuno e preghiera, sono uno dei punti di forza e di richiamo culinario per numerosi turisti.

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Spadellata di riso rosso con cavolo nero, carciofi e curcuma

Edito da

Psicologa food coach, esperta di alimentazione ed igiene naturale, di tecniche di rilassamento e mindfulness, vegan food blogger, segue attraverso consulenze online le persone nel cambio di alimentazione e di stile di vita. Conduttrice radio/tv, attrice ed autrice di libri per bambini e ragazzi. Suo il blog www.isabellavendrame.com in cui trovare articoli e ricette. Segue da diversi anni un'alimentazione vegetale e senza glutine, genuina e naturale, uno stile di vita che le ha regalato salute, sorriso e benessere.

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