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Come usare gli scarti dell’anguria

Chiediamo a Sabrina Peroni, esperta di cucina vegana sostenibile e riciclo, come usare gli scarti dell’anguria

In estate l’anguria in tavola non manca mai. Una polpa zuccherina ed idratante, ma quanto scarto tra parte bianca e buccia. È possibile imparare ad usare queste parti che altrimenti finirebbero nel cestino in modo goloso e creativo. Ci suggerisce alcune idee Sabrina Peroni esperta di cucina vegana sostenibile.

Come usare gli scarti dell’anguria?

Sabrina, dopo che noi abbiamo mangiato la nostra bella fetta di anguria, che cosa farne di tutta quella buccia?

La domanda è ottima. Infatti adesso con il caldo l’anguria è uno di quei frutti di cui possiamo abbondare. È ricchissima di sali minerali, ci aiuta tanto a reintegrare tutti i liquidi che con il caldo noi perdiamo. Possiamo sicuramente mangiare tutta la parte rossa della nostra anguria. Poi la parte bianca che resta in realtà non la dobbiamo buttare via, possiamo riutilizzarla. Io vi do due idee di come usare gli scarti dell’anguria.

Un’idea dolce.

Eliminando la buccia verde esterna, possiamo fare la parte bianca a dadini e utilizzare per realizzare un’ottima marmellata. Sarà una marmellata dove a grandi linee le quantità sono: un chilo di questa parte bianca del cocomero (o dell’anguria) con 300 g circa di zucchero.

Possiamo anche eliminare o omettere lo zucchero? Io non lo amo molto.

Possiamo ridurlo. Neanche io lo amo tanto. Ovviamente la parte bianca comunque contiene tanta acqua. Se vogliamo dare un sapore in più, possiamo abbassare la quantità di zucchero, magari aggiungere una mela matura e insaporire con della cannella o dello zenzero e quindi ottenere un’ottima composta di scorsa di cocomero o di anguria.

Questo è interessante. Sono cresciuta con il luogo comune: non mangiare la parte bianca perché ti fa venire il mal di pancia. Oppure perché è la parte cruda, non contiene nulla… Spiegaci che cosa c’è e perché non deve spaventarci questa parte bianca?

Non ci deve spaventare perché ovviamente mangiata così cruda è molto fibrosa. Infatti la troviamo resistente ai denti. Ma in cottura e poi frullandola, come si farebbe per una normale marmellata, tutto questo non è più un problema.

Un’idea salata.

Sempre frullando la parte bianca dell’anguria, sarà quella di inserirla in un gazpacho, un’altra preparazione molto fresca, molto estiva, anche questa ricca di magnesio, potassio e sali minerali adatti alla nostra stagione.

Prendiamo dei pomodori, un po’ di cipollina, se vogliamo, ovviamente il cetriolo. Ma se non abbiamo cetriolo a sufficienza, possiamo aggiungere proprio la parte bianca della nostra anguria, frullandola.

Anguria e cetriolo, cosa hanno in comune?

Meraviglioso questo abbinamento cocomero/anguria con il cetriolo che fanno parte della stessa famiglia, vero?

Sì, le cucurbitacee, esatto. Infatti, in inglese la parola “cetriolo” – cucumber – è molto simile al “cocomero”, perché fanno parte della stessa famiglia. Infatti troviamo lo stesso genere di semini quando li andiamo ad aprire e hanno soprattutto gli stessi sali minerali che sono ottimi e vanno consumati largamente in questo periodo dell’anno.

Ricordiamo che infatti l’anguria ha veramente una quantità importante di vitamine, minerali, di licopene.

E ci reintegra sopratutto di quello che siamo abituati a perdere normalmente con il sudore.

Di solito se mangio l’anguria sul prato, se sono all’aperto, quando arrivo alla buccia, me la passo sulle braccia, sulle gambe, non solo per avere quella sensazione di freschezza piacevole. La pelle ti rimane un pochino “abbronzata”. Ha senso?

Assolutamente, anche perché per le pelli molto arrossate da un’esposizione solare troppo lunga, viene ugualmente utilizzato il cetriolo con la stessa funzione. Quindi lo possiamo fare anche con gli scarti dell’anguria.

Cosa si può fare con i semi di anguria

E i semi?

I semi li possiamo riutilizzare per piantare delle nuove piante. La natura ha pensato proprio per essere ciclica che è una cosa meravigliosa. Addirittura la parte verde che invece non utilizziamo perché è una scorza molto più dura e spessa, la possiamo tritare e mettere come concime per i nostri ortaggi.

Con i semini per vedere nascere qualcosa, cosa facciamo: iniziamo con un vaso? Cosa serve?

Del terreno con un po’ di concime e acqua. La natura poi fa il resto della magia.

Quanto tempo ci vuole?

Dipende dai luoghi dove andiamo a seminare, quanta esposizione solare c’è. Nel giro di poche settimane le piante crescono.

È un frutto è sostenibile?

Sì, sopratutto perché è comunque un frutto locale. In Italia viene coltivato ovunque. Anzi, la differenza del nome cocomero/anguria dipende in quale zona d’Italia ci troviamo. Al nord la chiamiamo più anguria, mentre al sud andiamo spesso chiamarla cocomero. Però è un prodotto tipico italiano che possiamo far crescere partendo dal seme. Ovviamente va innaffiato con tanta acqua e poi si arriva al frutto.

Non c’è rischio di trovarla di produzione estera?

Tendenzialmente è un prodotto italiano. Se costa troppo poco, possiamo chiederci se in effetti sia arrivato da qualche altro paese dove la manodopera viene pagata poco. A volte il prezzo ci aiuta a capire. Tendenzialmente però sappiamo che ormai c’è obbligo di legge anche per ciò che viene esposto nelle bancarelle di far vedere la provenienza del prodotto.

cocomero, scarti di anguria
cocomero

Come si sceglie un’anguria?

Ha senso quel discorso del picchettarla?

Bisogna avere un buon orecchio! Su questo non ti posso aiutare tantissimo. Però è vero che l’anguria ha sempre un bel verde fuori, la parte del picciolo deve avere una bella forma integra. Però devi veramente capire quanto liquido c’è dentro, che non si è avanti troppo come maturazione. Quindi dovrebbe “suonare” questa anguria. Però lì ci vuole un orecchio un pochino esperto. Chiediamo un consiglio a chi ce la vende.

Raccontaci qualcosa sulle “baby angurie”, quelle piccoline. È un’altra varietà?

Come per tutti i tipi di frutta, ne esistono ormai tante varietà, tanti generi di semi diversi, alcuni sono stati modificati negli anni. Come questo che ha pochissimi semi e pochissimo scarto. È anche un po’ più pratica, se poi pensiamo di mantenerla in frigorifero, ad esempio. Comunque a livello nutrizionale ha le stesse caratteristiche delle altre.

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Edito da

Psicologa food coach, esperta di alimentazione ed igiene naturale, di tecniche di rilassamento e mindfulness, vegan food blogger, segue attraverso consulenze online le persone nel cambio di alimentazione e di stile di vita. Conduttrice radio/tv, attrice ed autrice di libri per bambini e ragazzi. Suo il blog www.isabellavendrame.com in cui trovare articoli e ricette. Segue da diversi anni un'alimentazione vegetale e senza glutine, genuina e naturale, uno stile di vita che le ha regalato salute, sorriso e benessere.

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