Riflettiamo insieme sulle conseguenze etiche e salutistiche della recente normativa Ue in tema di farina di grilli e larve. Il solito gioco di interessi e potere?
Due recenti normative Ue hanno approvato la commercializzazione nell’Unione Europea della farina di grillo domestico e delle larve. Decisione questa che ha scatenato molte reazioni, riflettiamo quindi insieme sugli inevitabili risvolti etici e salutistici.
Nello specifico dal 24 gennaio la farina parzialmente sgrassata di grillo domestico (Acheta Domesticus) potrà essere venduta come alimento in tutta l’Unione Europea e dal 26 gennaio potranno essere vendute le larve di Alphitobius Diaperinus sotto forma di prodotto congelato, essiccato o in polvere.
Non si tratta di una vera e propria novità nel “settore insetti” poiché nel marzo 2022 c’era già stato il via libera ai grilli in polvere, a quelli essiccati e a quelli congelati.
La farina di grillo, però, desta subito alcune perplessità poiché si presta facilmente a un largo uso poiché potrà essere aggiunta ad impasti di prodotti industriali quali pane, crackers, barrette di cereali, minestre, piatti pronti, bevande e quant’altro l’industria alimentare vorrà.
Non possiamo certo accogliere con indifferenza questa novità del settore alimentare soprattutto perché insetti e farine vengono pubblicizzati al grande pubblico come cibo sostenibile e scelta necessaria per salvaguardare il futuro del nostro pianeta.
Secondo l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), il consumo alimentare di insetti svolgerà un ruolo di primo piano nell’affrontare le numerose sfide del futuro. Questo perché gli insetti sono ricchi di proteine e nutrienti, ma sono responsabili di meno dell’1% dell’impronta di carbonio totale connessa all’allevamento. Questo li rende un’alternativa sostenibile alla carne.
Trovo quanto affermato e diffuso estremamente diseducativo e scarsamente veritiero.
Nulla vieta a chi lo desidera di consumare e provare cibi alternativi, ma spacciarli come principale scelta per un cibo del futuro sostenibile, a ridotto impatto per la salute e adatto all’alimentazione umana deve scatenare la nostra indignazione.
Non solo perché siamo vegani, non solo perché abbiamo scelto la strada della consapevolezza alimentare e del raggiungimento del benessere anche grazie a quello che mangiamo, ma perché siamo esseri umani dotati di pensiero.
Farina di grilli e larve, perché perché non va bene?
Gli insetti non rientrano nella nostra tradizione alimentare, come invece lo sono, ad esempio, i legumi, veri prodotti adatti all’alimentazione del futuro.
Ricordiamo che l’Italia, terra di legumi, cereali, frutta ed ortaggi, ha un settore agroalimentare che produce un’emissione di CO2 pari ad un terzo delle emissioni francesi e a metà di quelle tedesche.
Non solo, gli insetti non sono alimento specie specifico dell’essere umano, ma mangime adatto ad altri animali come uccelli e rettili. Contengono, infatti, “chitina”, sostanza che non può essere digerita dal nostro intestino e che può favorire l’insorgenza di malattie ed infezioni parassitarie oltre che essere potenzialmente cancerogena.
Se ciò non bastasse, gli insetti possono essere facilmente contaminati da patogeni come la salmonella e l’esterichia coli e scatenare allergie in chi già è allergico ad acari e molluschi.
Aggiungo ancora che molti insetti contengono numerosi antinutrienti che ostacolano il normale assorbimento dei nutrienti oltre che sostanze chimiche contaminanti e causa di intossicazione, come quella avvenuta nel 2007 in California per consumo di cavallette importate dal Messico, Paesi con standard di sicurezza nettamente inferiori ai nostri.


Che dire, iniziamo fin da ora ad opporci a questa tendenza inevitabilmente promossa da chi detiene grandi interessi economici. Rendiamo le etichette nostre alleate e continuiamo a scegliere i prodotti del nostro territorio, proveniente dalle nostre aziende agricole, vere eccellenze del nostro paese. Si gioca qui il futuro nostro e del nostro pianeta.
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