Veggie life for Veggie people

Creare un orto di germogli nella nostra cucina può essere un modo per recuperare contatto con la natura

Abbiamo perso il contatto con la natura e con i cibi semplici, abbiamo dimenticato che si può coltivare, produrre e fare con le nostre mani. Non conosciamo più i sapori genuini ed essenziali, ma solo quelli artefatti e maggiorati. Preferiamo acquistare cibi pronti e anche se vegetali, li vogliamo già tagliati, lavati, porzionati e conditi. Creare un piccolo orto di germogli nella nostra cucina può essere un modo semplice e facile per recuperare contatto con la natura e con ciò che veramente è vitale e fonte di nutrimento.

Ritornare alla natura significa riappropriarci delle vere priorità della vita, dei giusti ritmi e valori. Vuol dire trovare il tempo per noi e per coltivare il benessere nostro e di chi ci sta accanto. Significa accettare la fragilità e riscoprirla come forza.

Nei semi si racchiudono, infatti, la forza e l’energia necessaria per crescere e trasformarsi in una pianta adulta. Dapprima secchi, sono in grado di conservare la loro capacità germinativa per più di cento anni. Quando poi ricevono acqua, luce e calore, in pochi giorni spunta un esile germoglio, piccolo e tenero, ma che racchiude in sé in quantità sorprendenti tutto ciò che gli serve per la vita.

Gli antichi lo sapevano bene, i semi germogliati erano considerati efficaci mezzi per nutrirsi,

guarire problemi di salute e, addirittura secondo la tradizione cinese, raggiungere l’immortalità.

I benefici nutritivi dei germogli, in modo particolare quelli di soia gialla e successivamente soia nera, sono documentati da secoli non solo nella letteratura orientale, ma anche in quella occidentale. Testi cinesi di addirittura 5000 anni fa li descrivono come essenziali per le loro proprietà antinfiammatorie, terapeutiche e come integratori naturali preziosissimi per affrontare i lunghi periodi invernali in cui il cibo scarseggiava.

Per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, le prime testimonianze risalgono al primo sec a.C. Sia gli Esseni che gli Egiziani producevano quotidianamente pane con i germogli. Anche i Romani ne conoscevano le virtù e per loro i germogli erano un cibo energetico e poco ingombrante. I legionari erano infatti soliti portare con loro un sacchettino sulla cinta ricolmo di semi, di solito di fagioli, ceci, orzo e grano. Con il calore e l’umidità del corpo germogliavano, diventando così cibo di fondamentale sostegno.

Per avere, però, la prima conferma scientifica sull’utilizzo dei germogli, bisogna aspettare il diciottesimo secolo.

La testimonianza è quella del medico inglese David McBride che consigliava di cibarsi di questi alimenti per prevenire lo scorbuto, una malattia comune tra i marinai che passavano molto tempo in mare senza la possibilità di mangiare cibo fresco e ricco di vitamine, in particolare di vitamina C.

Azuki verdi germogliati
germogli

Il suggerimento venne seguito dal celebre navigatore James Cook che, in questo modo, evitò alla sua ciurma di ammalarsi durante le lunghe traversate oceaniche. In particolare impose alla marina inglese una bevanda ottenuta dalla bollitura dei germogli di fagioli, facili da germinare e conservare per lungo tempo.

Nel corso degli anni l’agricoltura, la grande varietà di materie prime disponibili, specie qui in Italia e le nuove abitudini occidentali hanno cancellato quasi del tutto la pratica del consumo dei germogli. Cosa, invece, ancora in voga nella cultura orientale, dove un maggior consumo di alimenti crudi e l’uso di cotture delicate al vapore o di veloci scottature al wok, hanno permesso di mantenere inalterato l’uso dei germogli.

Ed, infatti, forse, è proprio il nostro frequentare abitualmente ristoranti cinesi e giapponesi che ci ha fatto scoprire i germogli, in particolare quelli di soia.

Non è una moda, nemmeno il tentativo di copiare queste ricette orientali, ma solo il desiderio di riappropriarci di un’abitudine semplice, essenziale ed economica.

I germogli sono un cibo del passato, la cui storia è probabilmente antica quanto l’uomo,

ma è uno degli alimenti più naturali, più semplici e vitali di cui disponiamo e di cui davvero tutti, possiamo facilmente disporre.

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Riportiamoli nel presente, recuperando quella familiarità e spontaneità che avevano i nostri nonni e bisnonni di inizio del Novecento, che affidavano ai legumi germogliati di fagioli, ceci e lenticchie, la possibilità di nutrirsi nei periodi di carestia o durante i lunghi inverni.

Organizziamo un piccolo orto domestico nelle nostre cucine e proviamo a sperimentare questo ritorno all’autoproduzione, alla natura e alla soddisfazione dell’aver visto giorno per giorno crescere e trasformarsi in vita i nostri semi.

Isabella Vendrame

Naturalmente Free

Edito da

Psicologa food coach, esperta di alimentazione ed igiene naturale, di tecniche di rilassamento e mindfulness, vegan food blogger, segue attraverso consulenze online le persone nel cambio di alimentazione e di stile di vita. Conduttrice radio/tv, attrice ed autrice di libri per bambini e ragazzi. Suo il blog www.isabellavendrame.com in cui trovare articoli e ricette. Segue da diversi anni un'alimentazione vegetale e senza glutine, genuina e naturale, uno stile di vita che le ha regalato salute, sorriso e benessere.

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