L’orto dell’estate ci offre numerosi frutti contenenti una particolare sostanza la solanina. Facciamo chiarezza insieme per capire se le solanacee fanno male oppure no alla salute
L’estate è la stagione dei pomodori e delle melanzane, dei peperoni e delle patate. Questi frutti dell’orto hanno tutti in comune il fatto di contenere una particolare sostanza, la solanina. Luoghi comuni parlano di essa come di una sostanza tossica e dannosa per la salute, il che certo è anche vero, ma capiamo insieme se le solanacee fanno davvero male oppure no.
Come prima cosa è necessario sapere che cos’è la solanina. Si tratta di un alcaloide glicosidico tossico, prodotto da alcune piante come difesa naturale contro funghi ed insetti. Questa sostanza si trova nelle foglie, nei frutti e nelle radici.
Quindi, sì, la solanina contenuta in pomodori, patate, melanzane e peperoni è tossica, ma questo non significa cadere in inutili allarmismi, poiché affinché questa diventi dannosa alla salute, deve essere consumata in quantità davvero importanti.
Oltre a questo non ci sono ricerche che traggono conclusioni certe sulla correlazione tra consumo di solanacee e un aumento dell’infiammazione nell’organismo. Quindi disagi come disturbi digestivi, articolari o cutanei possono essere dovuti ad altro e devono pertanto essere approfonditi.
Quello che è certo è che questi frutti dell’orto sono un concentrato di vita e nutrimento importante per la nostra salute. Contengono fibre, vitamine, minerali ed importanti antiossidanti. Se ben tollerate e digerite, se non abbiamo problemi di reflusso o gastrite, melanzane, patate, peperoni e pomodori non dovrebbero mancare mai dalle nostre tavole estive. Ovviamente con la giusta intelligenza senza abusi o indigestioni.
Dove si trova la solanina?
Ci sono degli accorgimenti che è giusto avere per consumare la quantità minore possibile di solanina e questo si può fare solo con la corretta consapevolezza ed informazione.
È bene anche sapere che la solanina è scarsamente solubile in acqua e anche la cottura rende faticosa una sua eliminazione, diciamo che questa sostanza si degrada solo al di sopra di 243 gradi di cottura. Una normale cottura in forno di patate e pomodori, ad esempio, può in parte ridurre la solanina, ma mai eliminarla.
Patate e solanina
Nelle patate la solanina si accumula sotto la buccia, ecco quindi che pelare bene e togliere accuratamente la buccia delle patate è cosa opportuna. Come lo è anche rimuovere i germogli, veri concentrati di questa sostanza. Invecchiando, infatti, soprattutto se diventano verdi e bitorzolute, le patate contengono una quantità maggiore di solanina. Preferiamole quindi fresche e giovani. Ricordo che per avere un effetto di intossicazione da solanina sarebbe necessario in un giorno consumare circa 10 Kg di patate!
Pomodori, melanzane, peperoni e solanina
In questi frutti la solanina è presente naturalmente in quantità inferiore rispetto alle patate e si riduce man mano che i frutti raggiungano adeguata maturazione. Ecco quindi l’importanza di acquistare questi frutti maturi e non verdi, poiché è proprio questo colore, specie sui pomodori, a segnalarci una maggiore presenza di solanina.
I pomodori verdi, infatti, contengono dai 90 ai 300 mg/kg di questa sostanza mentre quelli maturi da 20 a 90 mg/kg, infine, quelli da sugo, molto maturi e morbidi, hanno una concentrazione trascurabile di solanina, o meglio tomatina, pari a 1-5 mg/kg. La solanina rimane comunque sempre maggiormente presente su buccia e semi quindi prima del sugo, ad esempio, sempre meglio sbucciare i pomodori.
Questo accorgimento vale anche per le melanzane, anche se qui, sulla buccia si trovano concentrati importanti antiossidanti. In generale, infatti, le melanzane crude con la buccia contengono 60-110 mg/kg di solasonina mentre quelle cotte sbucciate dai 30 ai 60 mg/kg perché è proprio la buccia la sede principale di questa sostanza tossica.
Per quanto concerne i peperoni, quelli che contengono meno solanina sono quelli rossi e gialli. Quelli verdi, se graditi, consumateli privandoli della buccia dopo averli leggermente sbollentati.
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