Approfondiamo insieme a Gabriele Bindi a partire dal suo recente articolo sulla rivista Terra Nuova, metodi di cottura e suggerimenti per contrastare la crisi energetica
Sul recente numero di dicembre della rivista Terra Nuova il giornalista e counselor Gabriele Bindi, suggerisce quali attenzioni avere nella scelte delle pentole. Approfondiamo insieme come affrontare al meglio e in modo consapevole la crisi energetica e, soprattutto, quali metodi di cottura preferire.
Gabriele, quali metodi di cottura iniziare a sperimentare per contrastare questo particolare periodo?
La cucina è un luogo importante per noi perché cuciniamo il nostro cibo, ma è anche importante per la nostra famiglia. Molte volte si pensa a fare degli interventi all’interno della casa per migliorare l’efficienza, per migliorare la nostra vita e si dà poca attenzione alla cucina.
A volte basterebbe seguire delle raccomandazioni abbastanza semplici. C’è un tempo per cambiare le pentole nel momento in cui vediamo che le padelle (sopratutto le padelle antiaderenti) sono graffiate.
Ogni quanto tempo?
Non me la sento adesso di dare un tempo perché comunque dipende dagli usi, delle abitudini di ognuno. Chi cucina regolarmente tutti i giorni, ovviamente consumerà prima gli utensili. Io personalmente penso a cambiare una padella ogni 2-3 anni massimo. Mentre per quanto riguarda le pentole in ghisa, in acciaio, non ci sono particolari problemi di usura, soprattutto sui materiali più pesanti.
Comunque ad un certo punto bisogna fare i conti con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Certo, risparmiare energia prima di tutto, ma anche poi cucinare come vogliamo secondo dei criteri di cucina sana ovviamente, ma anche in base delle nostre abitudini.
Non voglio dire com’è che si deve cucinare perché ognuno ha degli stili e delle abitudini diversi. Però intanto, parlando di risparmio energetico, pensiamo ai materiali e pensiamo a cosa dobbiamo fare con quei materiali.
Metodi di cottura per contrastare la crisi energetica
In primo luogo la grandezza della pentola deve essere proporzionata alla grandezza del fornello, perché altrimenti scalderei solamente una parte della pentola, rischiando tra l’altro di farmi del male, di bruciare il manico.
Sono piccoli dettagli però è importante portare luce su certe sfumature e sviluppare una consapevolezza sempre più ampia.
Sì, poi riguardo i materiali, quelli più pesanti come la ghisa, ma anche la ceramica, sfruttano maggiormente la funzione di “volano termico”: accumulano calore e ce lo restituiscono molto lentamente.
Questo vuol dire che sono particolarmente adatte alle cotture lunghe, in particolare penso alla terracotta: si presta molto bene per cucinare legumi e cereali, per le zuppe. Tra l’altro questa porosità mi permette di avere anche un gusto diverso, una “rotondità” del piatto cucinato, che forse manca ai materiali più leggeri.
Quindi la scelta del materiale della pentola incide anche sul sapore delle nostre pietanze e anche questo deve essere tenuto in considerazione.
Sì, più il materiale è poroso e pesante, più mantiene al suo interno più umidità, più calore, ma anche effettivamente più sostanze, più sapore.
Detto questo non è che dobbiamo usare sempre queste pentole pesantissime. Per bollire l’acqua per fare una pasta è meglio utilizzare dei materiali più leggeri, così come per fare una tisana o scaldare del brodo. In questo caso posso utilizzare dei materiali più leggeri: acciaio, alluminio.
Mentre per cotture più prolungate, come dicevo, si può scegliere dei materiali sicuramente più pesanti che mi restituiscono quel calore, che mi consentono anche un’uniformità di distribuzione del calore. Quindi alla lunga mi fanno anche risparmiare energia su una cottura lunga.
E mi permettono anche magari spegnere il fuoco un attimo prima, in quanto la pietanza continuerà a cucinare.
Esattamente. Poi ovviamente ci sono delle raccomandazioni. Se noi sbirciamo nelle cucine dei cuochi, vediamo che c’è molto alluminio perché comunque si presta a questa maneggevolezza. Sono materiali leggeri e anche con un’ottima trasmissione del calore. Sono molto adatti per cotture più brevi.
Però anche ci sono degli svantaggi: il rilascio dell’alluminio è anche piuttosto insidioso per la nostra salute. La sua tossicità è ben nota agli epidemiologici già da diversi anni.
Anche a me è venuto un dubbio se acquistare o meno delle pentole in alluminio. In questi ultimi anni sono orientata di più verso questi materiali forse un pochino più antichi, ma allo stesso tempo di moda (pietra, terracotta).
Non voglio sparare a zero sull’alluminio perché comunque ha dei vantaggi. Si tratta anche qui di utilizzare bene la tecnologia. L’alluminio va benissimo per scaldare l’acqua ma non è adatto nel contatto prolungato con i cibi acidi, perché ha una sensibilità agli acidi. Con il tempo materiale può imbrunire e rilasciare anche delle sostanze nocive, quindi la cessione di alluminio.
Metodi di cottura, come risparmiare?
Mi sembra di capire anche quello di scegliere il nostro utensile sulla base anche di quello che io devo cucinare e sulle nostre abitudini. Ma in termini pratici: non ci troviamo in un momento storico, particolare in cui un po’ tutti ci troviamo a fare i conti con il desiderio, l’obiettivo di cercare di ridurre un po’ i costi e consumi in casa.
Che metodi di cottura utilizzare per cercare di concretamente testare un risparmio nella nostra spesa?
Intanto devo dire qui a scanso equivoci che il margine di risparmio sui fornelli è sicuramente minore rispetto al margine che abbiamo nel raffreddamento o nel riscaldamento dell’abitazione. Quindi in primo luogo pensiamo a isolare la nostra casa, pensiamo a risparmiare sulla caldaia, sui termosifoni.
Detto questo, poi ci sono delle accorgimenti anche delle soluzioni che sono di buon senso. Ad esempio, quello di cucinare dei pasti più grandi: se si fa un minestrone per 4 persone, possiamo fare anche per 6-8 e magari conservarlo. Già questo mi consente un po’ di risparmiare alcuni passaggi.
Oppure se si vuole riscaldare qualcosa dal frigorifero, possiamo tirarlo fuori magari un’oretta prima.
Poi si sa: spesso la cucina naturale, la cucina migliore, richiede delle lunghe cotture, ma si tratta anche poi di utilizzare delle cotture a fuoco basso in questo caso. E presumibilmente, se è cotto per un lungo periodo, posso anche permettermi di spegnere prima la pentola in coccio, ad esempio, per far sì che si cuoce al suo interno.
Queste sono le raccomandazioni. Ovviamente sappiamo anche che scaldare troppo i cibi non è sicuramente salutare. Nelle fritture mai arrivare al punto di fumo che l’olio. Per quanto riguarda invece il forno, cercare di stare su temperature sotto i 180 gradi per evitare formazioni di acrilammide e di altri stanze potenzialmente tossiche, addirittura cancerogeni.
E torniamo un po’ di più al crudo!
Certo, ma anche alle cotture veloci o comunque brevi per certi tipi di alimenti, in particolare per le verdure. Poi è chiaro che i legumi hanno bisogno di cotture più lunghe e allora ne farò un po’ di più prossima volta.


Come ottimizzare le nostre energie? Un esempio pratico
Noi abbiamo avuto modo di conoscerci. So che hai avuto modo di entrare in contatto con delle esperienze comunitarie. Veramente un modo diverso e nuovo di rapportarsi alla cottura.
Sì, questo viene incontro un po’ al mio interesse e alla mia passione che è quella di pensare anche alla sostenibilità, a pratiche di condivisione sul terreno della sostenibilità. Quindi ora è venuto il momento di interrogarci su come insieme possiamo ottimizzare le nostre energie. E non mi riferisco solamente all’energia elettrica o all’energia del gas, ma anche all’energia fisica, umana.
La mia esperienza adesso, ad esempio, di un forno comunitario: un insieme di famiglie, ci siamo messi insieme, una persona ha messo a disposizione un forno a legna particolarmente grande, e quindi cuociamo diverse quantità di pane per tutti regolarmente. Questo ci consente sia di risparmiare carburante, in questo caso legna, ma anche di riattivare un po’ la comunità attorno a un qualcosa di magico, irripetibile è così fondamentale, quotidiano allo stesso tempo, che è il pane.
Fare un pane che poi si conserva per una settimana, con tutti i requisiti del caso: lievitazione pasta madre, grani antichi, e questo con il contributo di tutti. È un’azione di risparmio, ci fa risparmiare i soldi, ci fa risparmiare energia e quindi è anche un modo per ridurre i nostri consumi di casa. Io, ad esempio, adesso non cuocio più il pane, torte, pizze nel forno di casa, ma approfitto di questa occasione settimanale nella cottura nel forno comunitario.
Meraviglioso! La vita vuole imporci oggi un cambiamento nella velocità, nella tecnologia. Però, facendo questo, allo stesso tempo ci induce invece anche a uno spontaneo ritorno indietro. Quindi all’aggregarci, alla relazione, vero?
Questo ce lo pongono anche le difficoltà di questo periodo, ce lo pone anche la crisi. Anche durante la pandemia lo abbiamo visto. Si attivano le nostre risorse migliori nei momenti di difficoltà. Per fortuna le abbiamo ancora. Sono spontanee. Nei momenti di difficoltà siamo ancora in grado di tirar fuori un po’ di umanità.
Questo credo che sia un po’ la chiave per affrontare la crisi. Sia la crisi energetica, ma anche la crisi economica, la crisi alimentare… Ormai si parla di crisi, dovremmo capire che la crisi è una crisi globale, riguarda l’ambiente prima di tutto, l’uso delle risorse.
Quindi ritirare fuori, lasciare che spontaneamente le nostre risorse, la nostra storia di esseri umani, di esseri sociali, ritorni, perché forse questa è la chiave per superare questa crisi globali.
Certamente. La comunità, la creatività e lo stare insieme che ci può aiutare ad affrontare tutte le difficoltà. Ci vuole creatività, ma anche disponibilità verso l’altro, anche l’umiltà a volte di chiedere una mano, di rimboccarsi le maniche insieme e di costruire un percorso comune.
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