Spesso lo crediamo, ma la creatività è di tutti
Cos’è la creatività, e cosa significa essere creativi? Non è facile trovare definizioni che non siano riduttive o fuorvianti. Nel linguaggio comune, indichiamo spesso con il termine creatività la capacità di produrre opere d’arte o di artigianato di alto livello. Il “creativo”, d’altra parte, può essere un artista, ma anche il tipo strambo, che esprime la sua originalità in ogni momento, anche a sproposito.
Nell’ambito della psicologia sono state date nel tempo diverse interpretazioni della creatività. A partire dagli inizi del Novecento, si è diffusa la visione della creatività come uno stile di pensiero, che si esprime per associazioni tra idee, concetti, fatti, e dà vita a risultati nuovi, a invenzioni e scoperte. Si parla, quindi, non soltanto delle arti, ma anche di scienze, tecnologia, persino del modo di fare impresa.
Questa definizione della creatività, ampia e forse un po’ fredda, può farci sentire quanto mai lontani da questa caratteristica, che pure è tipica dell’essere umano in quanto tale, e non appannaggio esclusivo di pochi eletti. Il dizionario, infatti, ci conferma che la creatività è una capacità della mente; non una dote innata, quindi, ma qualcosa che può essere coltivato attraverso la pratica e i vari strumenti di apprendimento esistenti.
A questo punto possiamo domandarci: possediamo anche noi questa capacità?
Provate a interpellare qualche persona che conoscete: “Tu sei creativo?”. Dubito che raccoglierete almeno un semplice, rilassato “certo!”. Le risposte andranno dallo “stai scherzando?” al più possibilista “qualche volta disegno/suono la chitarra/lavoro ai ferri, ma non sono niente di speciale…”, con la maggioranza vicina al primo estremo.
Dubitiamo troppo di noi stessi, su questo fronte. Proprio questi dubbi costituiscono una formidabile barriera tra noi e la nostra creatività. Eppure se l’uomo non fosse per natura creativo, non avrebbe saputo risolvere, nella sua lunga storia, i mille problemi che rischiavano di condurlo all’estinzione.
Per dare una definizione della creatività meno scolastica e più vicina a noi, potremmo dire che essa consiste nella capacità di fare nascere qualcosa che prima non esisteva. È stato un creativo a dipingere la Gioconda, sono creativi i compositori e gli stilisti di moda. Siamo creativi anche noi quando inventiamo una ricetta o escogitiamo una soluzione a un problema quotidiano, ma anche quando perdiamo il senso del tempo nel coltivare le nostre passioni.
Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora.
(J. W. Goethe)
L’idea che tutti siamo creativi non attecchisce facilmente, lo so bene. Mi sono serviti trent’anni per passare dall’invidia buona (e del tutto passiva) verso gli scrittori all’iniziare a scrivere davvero. Ed è degno di nota che, a darmi l’impulso di provare a scrivere i miei primi paragrafi, sia stato non un momento di ispirazione travolgente o una scelta ragionata, ma… l’indignazione per un libro che avevo letto, deludente rispetto al grande clamore che gli si stava creando intorno. Una sciocchezza, in definitiva – quanti libri insoddisfacenti posso avere letto nella mia vita? – che però è riuscita a vincere le mie resistenze interiori.
Resistenze, perché?
I motivi possono essere tanti, tutti volti all’unico scopo di perpetuare l’immobilità. Non ho mai pensato di essere in grado di scrivere – bene o male, non ha importanza – pur essendo una forte lettrice fin dall’infanzia. Tenevo già diari, avevo persino provato a scrivere un racconto, da bambina, ma ancora non mi era chiaro che potevo almeno tentare questa strada.
Allo stesso modo, nella mia vita ho danzato, ho disegnato e fatto lavoretti di bricolage che definivo “pasticci”, senza mai domandarmi da cosa originasse il richiamo che sentivo, e se fosse opportuno dargli maggiore spazio.
È così per quasi tutti: non ci prendiamo sul serio, quando si parla della nostra creatività. In parte la colpa va attribuita al falso nesso creatività-talento.
Chi ha talento, pensiamo, fa bene a dedicarsi alle sue attività, che nella peggiore delle ipotesi gli daranno di che vivere, nella migliore lo renderanno ricco e famoso; per noi persone normali, sarebbe uno spreco di tempo e di energie.
Tuttavia il talento, in assenza di dedizione e lavoro, rimane una potenzialità inespressa, mentre una piccola capacità, se coltivata con passione, può originare un percorso interessante, e a volte riservare vere sorprese.
Fino a ottenere… cosa? Niente di materiale, nella maggior parte dei casi, ma che dire del semplice piacere che proviamo nell’esprimere la nostra naturale creatività? Aspettative e paragoni sono soltanto un ostacolo. I doni che riceveremo sono impalpabili, ma quanto mai reali: diventare esseri umani più ricchi interiormente, più flessibili e aperti al cambiamento, più gioiosi e comunicativi, più calmi ed equilibrati.
Dare spazio alla nostra creatività fa tutto questo, e anche di più.
La nostra cultura e il nostro stile di vita ci spingono a investire le energie in attività quasi sempre controllate dall’emisfero sinistro del nostro cervello, che è preposto a linguaggio, logica, ragionamento e analisi. L’emisfero destro, invece, coinvolto nei processi di immaginazione, associazioni, attenzione ai colori e alla musica, riceve minori stimoli.
Non si deve pensare che questo porti a una forma di atrofia, come accadrebbe nel caso di un muscolo; tutti usiamo entrambi gli emisferi, a seconda dell’attività che stiamo svolgendo. Quando però le nostre occupazioni rientrano sempre nell’ambito dell’emisfero sinistro, la nostra vita in generale non può che risentirne.
Più forte è lo squilibrio, più ci diventa difficile non solo esprimere la nostra creatività, ma anche riconoscerla.
Ecco perché, quando le persone dicono di non essere creative, in un certo senso fanno una giusta constatazione: la loro dimensione creativa è nascosta, e non invia segnali percepibili. Anche in queste persone essa può essere risvegliata, spesso più facilmente di quanto si pensi, se si individuano le loro propensioni naturali. Tuttavia difficilmente l’interessato sarà motivato a ritagliare un piccolo spazio nelle sue giornate per dedicarlo ad attività che avverte come estranee.
Quante sono però le persone che coltivano già un hobby nel loro tempo libero, oppure covano da tempo un piccolo o grande sogno, che non hanno mai tentato di realizzare? A volte è qualcosa che si desidera imparare. Se non esiste un corso nella propria zona, forse è possibile trovarne uno online.


Altre volte è una vecchia passione cui dare una nuova possibilità. Essere consapevoli del contributo che la creatività espressa può dare al nostro benessere e alla nostra evoluzione personale può aiutarci a investire un po’ di più nelle nostre passioni.
Se non abbiamo mai dedicato un pensiero alla nostra vita creativa, il primo passo può essere prendere atto di cosa ci incuriosisca e, semplicemente, sperimentare. Se invece sappiamo già cosa ci piace, possiamo portare il nostro interesse allo stadio successivo.
Di solito non richiederà cambiamenti epocali nella nostra vita.
Pensiamoci bene prima di obiettare: “Potrei farlo, se solo…”. Troppo spesso attribuiamo a fattori esterni la colpa del nostro non-fare: mancanza di tempo, di denaro, scarso supporto da parte della famiglia.
In realtà quasi sempre i motivi sono altri: non siamo convinti che valga la pena di introdurre nel nostro quotidiano qualcosa che “non serve a niente”, oppure pensiamo di essere negati per qualunque attività creativa, senza renderci conto che anche quattro pennellate con le tempere colorate possono farci sentire bene.
Non a caso molte persone stanno riscoprendo un passatempo rilassante e senza pretese come gli album da colorare per adulti. Del resto, che vita è quella in cui non si lascia entrare niente che esuli dall’utilità pratica e dal perseguimento di doveri e incombenze? Una vita piuttosto arida. Una valvola di sfogo che offra sollievo dallo stress quotidiano può renderci più felici e farci risparmiare spese mediche.
Non bisogna dimenticare che la creatività si accoglie e si coltiva anche, e forse soprattutto, al di fuori delle attività creative propriamente dette. Strutturare le proprie giornate sulle abitudini, senza cercare la minima novità, è il modo migliore per dimenticare di essere creativi.
Gli stimoli producono un effetto di risveglio generale che mette in moto idee e impressioni vivificanti. Parlare con uno sconosciuto, fare la spesa in un supermercato diverso, leggere un libro al di fuori dei nostri generi preferiti, sono tutti piccoli, quotidiani atti creativi.
Volete sapere com’è andata con i miei primi tentativi di scrivere? Sono passati tredici anni da allora, anni in cui ho pubblicato un saggio sulla scrittura, numerosi racconti e tre romanzi, uno dei quali vedete presentato in fondo a questo articolo. Al momento sto terminando una biografia e scrivendo un nuovo romanzo. Chi avrebbe potuto immaginarlo, dopo un inizio così banale?
Grazia Gironella
Cercando Goran
L’incidente, le tenebre dell’amnesia, poi i primi ricordi. Cosa farai se non ti appartengono?
Dopo mesi di sforzi per tornare a inserirsi nella sua realtà, Goran si sente ancora intrappolato in una vita che gli è estranea. Quando iniziano le visioni, ambientate in un mondo di gelo e di lotta per la sopravvivenza, abbandona tutto per seguire il filo oscuro che lo lega alla Scandinavia. Il suo passato però non è pronto a lasciarlo andare…