Autrice di tre romanzi, numerosi racconti e un manuale di scrittura, con le sue pubblicazioni su Veggie Channel apporta un contributo di alto valore culturale. Conosciamo meglio Grazia Gironella
Narrativa, cultura, profonda introspezione e anche una grande sensibilità nei confronti del mondo animale. Apprezziamo moltissimo la tua scrittura e il tuo pensiero e ci fa onore di averti sul nostro web magazine.
Chi è Grazia Gironella e come nasce la collaborazione con Veggie Channel?
Innanzitutto vi ringrazio per lo spazio che mi offrite. Descrivere me stessa in poche righe è un’impresa che va oltre le mie possibilità, perciò mi limito a qualche semplice dato: sono nata a Bologna, ho cinquantotto anni – di solito non si dice, ma mi sembra importante – e vivo da dodici con la mia famiglia in Friuli, dove il mio eterno amore per gli animali e la natura trova spazio. A parte questo, pratico yoga, taiji quan e qi gong, mi interesso di filosofie orientali e scrivo.
La collaborazione con Veggie Channel nasce un po’ a sorpresa: ero iscritta al vostro sito e ricevevo le newsletter, su cui trovavo temi a me cari. Un giorno mi è venuta voglia di conoscervi e offrirvi il mio contributo. Non avevo un’idea precisa di cosa potesse venirne fuori, ma… eccomi qui.
Ad oggi hai scritto tre romanzi, numerosi racconti e un manuale di scrittura, ma non hai cominciato presto a scrivere. Cosa ti ha fatto fare questo passo?
La mia passione per la scrittura è rimasta latente per molto tempo, ma si è sviluppata in silenzio di pari passo alla passione per la lettura. Complice un’infanzia piuttosto solitaria, infatti, ho iniziato a divorare libri molto presto. Considerati i doni meravigliosi che trovavo leggendo, era quasi inevitabile che mi venisse voglia di scrivere. A nove anni, infatti, iniziai il mio primo romanzo, che si arenò dopo pochi capitoli, come era prevedibile.
Seguì un bel pezzo di vita in cui mi limitai a invidiare fugacemente gli scrittori, senza mai ipotizzare di poter scrivere io stessa. Con tutto quello che si diceva del talento e degli artisti, mi sentivo troppo “normale” per vedermi nel ruolo dello scrittore. Questo stato di cose cambiò all’improvviso circa quindici anni fa, dopo la lettura a mio figlio di un romanzo fantasy osannato e pubblicizzato quanto banale. Indignata, sbottai: un romanzo così lo so scrivere anch’io! Presi un foglio A4 e iniziai a elencare gli “ingredienti” di una buona storia fantasy, come se si trattasse di una ricetta…
È iniziato così. In qualche modo quella lista, scritta d’impulso, sbrigliò la mia fantasia e mi mise al lavoro. Scrivendo, e rileggendo ciò che scrivevo, capii che potevo farlo, era nelle mie corde. Fu una scoperta grandiosa! Da allora non ho mai smesso di scrivere, romanzi e racconti – non di genere fantastico, salvo eccezioni – ma anche articoli per il mio blog Scrivere Vivere e siti amici, e ora anche per Veggie Channel.
Ora vivi per scrivere o scrivi per vivere?
Se dicessi che vivo per scrivere non renderei giustizia alle persone e ai tanti interessi che mi illuminano la vita. D’altra parte non posso nemmeno scrivere per vivere, almeno dal punto di vista economico. Pochissimi possono farlo! Direi che scrivere è una parte molto preziosa della mia vita.
Nel tuo blog Scrivere Vivere fai in un certo senso educazione alla scrittura. Tra l’altro hai pubblicato anche il saggio Nel cuore della storia. Insegnare ti aiuta ad imparare?
Senza dubbio, anche se mi trovo meglio nei panni dell’allieva. Dopo gli entusiasmi iniziali e i concorsi vinti, ho ricevuto la mia parte di rifiuti da parte degli editori e ho capito che nella scrittura esiste anche l’apprendimento, oltre al talento e all’ispirazione, spesso considerati gli unici fattori importanti. La pratica e lo studio fanno progredire più di quanto non si pensi.
Qualcuno è convinto che leggere manuali sia inutile o, peggio, possa inquinare la creatività dell’autore. Io non la penso così. In qualunque attività, acquisire competenza significa offrire alla propria creatività migliori strumenti per esprimersi. Per questo ho voluto condensare in un mio manuale i concetti che avevo trovato più utili, espressi in modo semplice e sintetico.
Quali sono i tuoi racconti o romanzi a cui tieni di più?
Non puoi fare questa domanda a un autore! Sarebbe come chiedere a una madre quale dei suoi figli ama di più. Diciamo che l’ultimo nato è sempre oggetto di particolare attenzione, perché muove i primi passi nel mondo. In questo senso la mia scelta cade su Tutti gli amori imperfetti, un romanzo con protagonisti adolescenti che sta raccogliendo consensi anche da parte degli adulti.
A cosa stai lavorando attualmente?
Sto ultimando la stesura della biografia di una ragazza che ho conosciuto, dalla storia drammatica e particolare, e al contempo sto lavorando a un nuovo romanzo. Non mi era mai capitato prima di destreggiarmi tra due testi così diversi, ma per fortuna si sta rivelando possibile.
Che differenza c’è tra un pensiero scritto perché possa piacere al lettore e un pensiero tenuto per se stessi?
Nella prima stesura non scrivo pensando a compiacere chi leggerà; seguo soltanto i miei gusti. Durante la revisione, invece, cerco la forma migliore per trasmettere il mio pensiero al lettore. Nel corso della sua espressione tramite la parola, il pensiero perde la nebulosità che spesso lo caratterizzava per acquisire chiarezza e profondità. È un processo interessante.
Sei sempre te stessa quando scrivi o a volte sei anche qualcun altro?
Molti frammenti di me sono sparsi nei personaggi delle mie storie, ma mi sento sempre io, per quanto viva intensamente le loro emozioni. Piuttosto mi estranio dalla realtà che mi circonda. Sono nel mondo della storia, quando scrivo.
In che modo riesci a capire se i lettori sono con te quando scrivi?
Posso solo sperarlo. Qualche indizio lo ricevo dai miei beta-reader, ovvero le due-tre persone meravigliose che leggono in anteprima le mie storie e condividono con me le loro impressioni. Che io raccolga o meno i loro consigli, è sempre un aiuto impagabile. A parte questo, si può dire che ogni lavoro arrivi a compimento con un grande punto interrogativo: riuscirà a trovare un suo pubblico? Per fortuna finora ho sempre trovato persone pronte ad apprezzare i miei scritti, oltre a persone critiche, ovviamente. Non si può piacere a tutti.
Cosa intendi quando dici: “Le storie nascono per essere raccontate”?
L’atto di scrivere è sicuramente importante e terapeutico in sé. Se però questa fosse per me la sua unica funzione, mi limiterei a scrivere di getto ciò che mi viene in mente, senza sobbarcarmi tutto il lavoro necessario a pubblicare un’opera finita. Mentre scrivo, anche se mi baso sui miei gusti, su ciò che mi interessa e mi emoziona, so sempre che lo scopo finale è la fruizione da parte dei lettori. Non ho mai scritto una storia soltanto per me stessa. Mi sento un po’ come un menestrello medievale: cosa potrei fare con le ballate e le leggende più belle che conosco e ho messo a punto, se non offrirle agli spettatori?
Cosa posso imparare grazie ai tuoi “appunti di scrittura creativa”?
Potresti capire meglio come il lettore reagisce alle diverse scelte tecniche dell’autore, per esempio. Ti faccio un esempio banale: se usi più di tre aggettivi in una descrizione, di solito almeno uno verrà ignorato; quello che resterà più impresso è l’ultimo, seguito dal primo. Non sono mie supposizioni, ma osservazioni fatte da altri prima di me. Oppure potresti capire quando è meglio dare un’impennata all’attenzione del lettore e quando è meglio lasciarla quietare.
Un manuale mostra i vari aspetti della storia in modo tale da renderti più consapevole di ciò che in parte ti era già istintivo. Nei manuali non esistono vere regole, solo consigli basati sull’esperienza. Si può farne a meno, ma può essere molto utile prenderli in considerazione, soprattutto mentre si progetta la storia, durante la revisione oppure nei momenti di stallo, in cui sembra che non esista un modo sensato di procedere.
Sappiamo che sei sensibile alla causa animale. Da dove proviene questa consapevolezza?
Per gran parte della mia vita ho amato gli animali senza conoscere la loro situazione negli allevamenti intensivi. La lettura di Se niente importa, di Jonathan Safran Foer, mi ha messa di fronte a una realtà dolorosa e inaccettabile, che ho approfondito grazie a numerosi video di denuncia apparsi su YouTube e altrove. Non è pensabile che l’uomo moderno si macchi di comportamenti simili. Siamo pronti a fare un passo avanti che sia etico nei confronti degli animali e ragionevole nei confronti di noi stessi, considerati i danni che gli allevamenti intensivi stanno arrecando al pianeta.


Nel tuo romanzo Tutti gli amori imperfetti si parla di allevamenti intensivi. Di certo il titolo non si avvicina ad uno slogan animalista, oppure si?
Mac, uno dei protagonisti, è un’idealista combattivo, disposto a restare un outsider per via delle sue convinzioni. Il suo attivismo in ambito animalista arriva a toccare, in un modo o nell’altro, gli altri personaggi e soprattutto Viola, con cui si crea una sintonia particolare. Quello che accomuna i personaggi del romanzo, però, è il tentativo, mai del tutto riuscito, di declinare nelle loro vite il concetto di amore: amore per i propri familiari, per gli animali, per gli amici, per il mondo in generale – un amore che crea, e a volte distrugge. Le vicende di Mac, Viola e Jamila sono incentrate su questo.
Come cambia la tua scrittura quando si tratta di arricchire il tuo blog o pubblicare articoli online? Adatti il tuo modo naturale di scrivere alle regole della SEO?
Il mio blog Scrivere Vivere è ospitato dalla piattaforma WordPress, perciò può usufruire, tra le altre cose, del plug-in Yoast, che controlla la SEO per ogni articolo. Faccio il possibile per soddisfare i suoi criteri, ma il risultato deve anche rispettare i miei gusti, cosa che non accade sempre. Spesso finisce con un compromesso.
Come avviene il tuo processo di scrittura? Segui una routine oppure è l’istinto che ti guida?
La prima fase è sempre una pianificazione della storia. Non inizio a scrivere soltanto perché ho qualche idea in mente, o rischierei di bloccarmi dopo pochi capitoli. Quindi coltivo le idee fantasticando, prendendo appunti, cercando alternative tramite il brainstorming, fino a quando non vedo con sufficiente chiarezza la strada da percorrere e mi sembra di conoscere bene i personaggi. Quando anche i punti principali della trama mi convincono, posso iniziare a lavorare sulle singole scene. A quel punto sono pronta per scrivere. In seguito ci saranno modifiche, ma è così che parto.
Quando scrivi ti rivolgi a una persona, al tuo pubblico o a te stessa?
A nessuno, in realtà. Mi limito a “vedere” ciò che succede e registrarlo.
Vista la crisi dell’editoria cartacea, cosa stai prendendo in considerazione come media per la diffusione delle tue storie?
Hai mai pensato di utilizzare anche la voce per narrarle?
Dopo un paio di esperienze deludenti con l’editoria tradizionale, ho deciso di autopubblicare tutti i miei libri con Amazon KDP, in forma digitale e cartacea. Mi piacerebbe molto creare anche gli audiolibri, ma non mi sento all’altezza di fare da lettore io stessa, né desidero affrontare i costi di un’operazione di questo tipo. Per ora Amazon KDP non offre agli autori che si autopubblicano la possibilità dell’audiolibro, ma su altri mercati questa possibilità esiste già.
Qual è il modo migliore per contattarti?
Sul mio blog Scrivere Vivere è presente la pagina “scrivimi”. Rispondo sempre in tempi brevi.
A cura di Massimo Leopardi
Per apprezzare la scrittura di Grazia leggi anche: Scrivere: il potere delle parole
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