Incontro con Biagio Bagini autore di “I cani ci odiano?”, romanzo distopico fantascientifico e a sfondo animalista che fa riflettere sulle ragioni della relazione tra uomo e cane
Ci amano davvero i cani o i cani ci odiano? Biagio Bagini ci trascina in un mondo in cui la relazione tra uomo e cane totalmente invertita.Ora è l’uomo al guinzaglio ed il suo compito è divertire i cani.
Massimo: Biagio Bagini, tu sei uno scrittore di narrativa ad indirizzo animalista di Novara. Hai un’esperienza radiofonica come autore per Rai Radio2 e da molto scrivi anche per i più giovani. Hai realizzato 2 serie di video “Prendere una Lepre” e “V come Vegetariano” pubblicate su Veggie Channel. Qui abbiamo anche parlato dei tuoi libri “Miniromanzo della Vita sulla Terra” e “Quagliare” e in fine dello spettacolo musicale “Il Conciorto” che realizzi insieme a Gian Luigi Carlone e in cui “suonate” le verdure.
Ora vorrei parlare del tuo nuovo romanzo “I cani ci odiano?”. La sua lettura mi ha divertito moltissimo, con termini come “sgambatoio spaziale”, “riflessioni cinocentriche” o “baffi da far invidia a Stalin“.
Però i tuoi continui rivolgimenti di senso, nella scrittura, mi hanno fatto perdere l’equilibrio…a me che sono un tuffatore. Ora infatti vorrei rivolgerti delle domande per tentare di rimettermi in piedi sulla piattaforma.
Biagio: E fai bene, caro Massimo, perché un po’ di equilibrio aiuta a capire. A volte capita di farsi prendere troppo la mano dalla passione, o dall’idea che si sta seguendo. Più spesso ancora dal filo narrativo che si svolge dentro. Quello è il momento della scrittura e, come in questo caso, dell’avventura. Lo slancio stesso può generare instabilità, ma è necessario quando l’obiettivo è ambizioso e lontano.
Poi però viene un momento, come nel caso di questa tua intervista, in cui le bocce si fermano, le motivazioni risalgono in superficie, e si può analizzare, con i piedi saldi sotto un tavolino o sopra un trampolino, l’ordine delle cose. Sono pronto.
Laika: il pianeta dove la relazione tra uomo e cane si è invertita
M: Tu dici: “Dalla prima società tra uomo e cane, la storia ha fatto parecchi passi avanti. Fino al pianeta Laika, dove i cani vivono le loro giornate, allietati dai pochi uomini al guinzaglio che hanno funzione di intrattenimento.” Che cosa rappresenta il pianeta Laika e perché questo capovolgimento dei ruoli?
B: L’idea di un pianeta dove sia possibile un capovolgimento della relazione è alla base del romanzo. Non auspico né immagino che il rapporto uomo-cane abbia un esito così, ma mi piace metterne in scena la possibilità. L’argomento è così delicato che ho dovuto procedere con cautela, documentandomi su secoli di aneddoti e di storie che ho parzialmente riambientato nel futuro.
È stato un viaggio lungo, fino al confine della galassia (umana). Era normale che fossi soggetto a inciampi, a stop e ripartenze. La prima stesura del libro aveva forma di saggio, il titolo era derivato dall’omonima canzone che avevo composto per il Conciorto (nota: duo musicale con cui suono le verdure), un decalogo dei motivi per cui i cani non dovrebbero essere troppo contenti della relazione con l’uomo.
Poi il testo si è trasformato in un divertimento letterario. Alla fine “I cani ci odiano?” ha perso ogni certezza, non ero convinto del tono del libro, e del ruolo che come autore avevo assunto. Così ha trovato la sua ultima forma, inserendo al suo interno la storia di uno scrittore che si mette in discussione.
“I cani ci odiano?” è una domanda in forma di romanzo dal sapore fantascientifico. Forse mi sono fatto catturare dal concetto di orizzonte degli eventi, dove tutto sparisce e sul limite del buco nero si deforma. Sono sempre incuriosito dalle certezze che si deformano.
Tra buio e luce ho ambientato il mondo di Laika, un pianeta piatto senza moto di rotazione, un luogo popolato quasi esclusivamente da cani, dove l’uomo, che circola al guinzaglio (per contrappasso, lo ammetto) ha una funzione di supporto e di intrattenimento, esibito per le sue qualità affabulatorie più che per quelle fisiche o ginniche. È il primo ribaltamento, ma poiché ce ne sono altri, non conviene perdere subito l’equilibrio.
“I cani ci odiano?”, fantascienza animalista
M: Definisci il tuo lavoro come “un racconto di pura fantascienza animalista in cui la comica aneddotica della relazione tra uomo e cane si trasforma da intrattenimento ad atto d’accusa, a dichiarazione d’amore, in un continuo rivolgimento di senso”. Fantascienza animalista perché senti che il movimento animalista non porterà nessun reale cambiamento all’attuale condizione degli animali sfruttati dall’uomo?
B: Attribuisco a questo mio racconto il titolo di “fantascienza” (seppure il genere suoni retrò) forse impropriamente, forse dovrei parlare direttamente di “fantanimalismo distopico”. Sono definizioni che valgono quel che valgono, servono più che altro a indirizzare il lettore verso un luogo irraggiungibile, di un tempo a noi negato, dove l’umanità non la fa da padrone, una volta tanto, ma è gregaria alle vicende canine.
L’uomo al guinzaglio di Laika è un portatore di storielle stravolte, a beneficio dell’audience locale. La storia la scrivono i vincitori: immaginate se la dettassero i cani. Così su Laika saremmo relegati a intrattenitori da passeggio, con qualche innegabile dote. Una tra queste quella di sapere guidare una slitta, ad esempio. È proprio grazie alle sue abilità di musher che il protagonista (umano) ha il suo riscatto.
Da semplice narratore per riottose compagnie canine si cala nel remake di una tra le più celebri storie di uomini e cani: la corsa del 1925 nei ghiacci dell’Alaska, per consegnare un siero a una piccola cittadina isolata tra i ghiacci. Allora un centinaio di cani compirono un’impresa che fruttò ai più noti protagonisti (Balto e Togo) gloria cinematografica e, purtroppo, maltrattamenti reali nelle lunghe e degradanti tournée da fenomeni da baraccone.
Ma per rispondere alla tua domanda: stimo e sostengo molte forme di lotta a favore degli animali, e rimango un ottimista di principio, quindi credo che il lavoro nella giusta direzione vada comunque fatto. Gli argomenti e i soggetti da tutelare non mancano.
Caninismo e muro di Berlino, quando tutto cambiò
M: “Ci furono episodi di evidente promiscuità, con cani sorpresi a scaldare i letti degli umani. Il mondo era definitivamente cambiato”. Qui mi hai fatto sorridere, io che nel letto la notte ho sempre un cane e due gatti, mi sono sentito uno sfruttatore:)
B: Beh, sicuramente stai utilizzando più energia tu di quanta ne ricavino loro. Anche se penso che la situazione stia bene a tutti, di solito è così. Mi sembra tutto sommato un’equa ripartizione degli utili. Ovviamente un bue e un asinello produrrebbero più calore, ma vedi tu come gestire il tuo letto.
La parte a cui ti riferisci è inserita in una lunga digressione relativa alla corsa spaziale. Mi sono divertito a rileggere la guerra fredda tra Usa e Urss in chiave canina. Ho azzardato molto parlando di caninismo, me ne rendo conto. La caduta del muro di Berlino non è dovuta all’eccesso di pipì rilasciata negli anni. Confesso che a volte non riesco a resistere alla tentazione dell’umorismo. Comunque sì, da allora sono stati guinzagli più lunghi, toelettature, cappottini e dormite sui materassi insieme ai padroni. È il post caninismo.
Amore e odio nella relazione tra uomo e cane
M: Quando si pensa ad un cane, si dà per certo che possa amare, intendo dire che possa amare per il proprio “padrone”, e già questa è una contraddizione, in un rapporto di amore vero nessuno è padrone dell’altro. E vabbè! Possiamo, secondo te, dire che i cani ci amano? E se sì, allora possono anche odiarci? Infatti, a pensarci bene, i cani sembra che non ci odino mai, anche se li trattiamo male, loro restano sempre l’ombra del proprio padrone. È questo amore? E se no, che cos’è?
B: Questa è una delle riflessioni del libro. L’uomo considera il cane come migliore amico, ma deve fare i conti con diverse questioni. Com’è iniziata questa storia? Trattasi di simpatia, amicizia o che? Quando si è trasformata in possesso? L’idea dell’amore che abbiamo si può veramente coniugare con quella di possesso? La dipendenza è un grado di amore che ci interessa veramente?
Le domande sono tante, perché la relazione tra uomo e animale è complessa, difficile averne un’opinione chiara. Io capisco molto bene quanto sia scomoda la questione, perché credo nell’amore sincero dei padroni di cani. Ma allo stesso tempo farci qualche domanda sulla relazione tra uomo e animale è indispensabile.
Una costante di certi miei libri è la ricerca di differenti punti di vista per leggere la realtà. Mi sembra ancora un metodo interessante per aggiungere nuovi pensieri ai propri convincimenti. Mi chiedo: ma se questo cane non mi amasse veramente? Se avesse solo bisogno di me? E se nel fondo del suo istinto originario invece mi odiasse?
Mi rendo conto di quanto impopolare possa essere questo atteggiamento. Però posso dire che io sono stato “padrone” (ci sarà un motivo se ancora ci definiamo così) di una dozzina di cani, che ho sinceramente amato. Di quale amore non saprei, probabilmente di quello che riuscivo a produrre.


Comunque il romanzo segue, in chiave narrativa, un po’ l’evoluzione di questa domanda, e nella seconda parte ha risvolti imprevisti. Siccome siamo in ambito spaziale, si narra di tutta la serie di cani che i russi hanno inviato nello spazio, ma anche dei corrispettivi esemplari di scimmie lanciati dagli americani. Questa corsa alle stelle, che è stato un po’ un sacrificio di mammiferi senzienti ma non consenzienti, nel romanzo ha un riscatto finale. Saranno le scimmie a dare la giusta chiave di lettura di cosa significhi “amare”.
I cani ci odiano. Da almeno dieci millenni i cani ci odiano. Da quando vennero catturati, legati agli alberi, ridotti alla fame e poi battuti per imparare a chinare il capo davanti all’uomo e a ringhiare ai felini. O agli altri lupi. Si può pensare che allora potessero amare gli uomini? O che gli uomini li trattassero così, mossi da un sentimento primordiale che poi chiamarono “amore”? Non sembra un trattamento che un essere sano di mente riserverebbe al proprio innamorato. E dunque, quando può esser scoccata la scintilla tra i due?
M: Amicizia tra uomo e cane: qual è il suo significato? Come si è formata e quale sarà la sua evoluzione?
B: Scrivendo un preambolo di ambientazione preistorica ho cercato di farne una lettura economica, di questa che è una specie di società a responsabilità molto limitata nata circa quindici, se non ventimila anni fa. Sicuramente dal punto di vista societario è stato uno dei più grandi affari della civiltà. Uomo e cane si sono posti in cima alla piramide dei viventi, e da lì hanno dominato in modo incontrastato la concorrenza.
Ci sono stati secoli dove altre specie hanno tirato su la cresta, penso ai cavalli (e non ai galli, come si poteva credere). Ma alla lunga la capacità di dire di sì ha pagato. E pagherà fino a quando saremo compiaciuti di avere un guardiano, un pastore, un accompagnatore o un oggetto d’amore al nostro fianco. Si vedrà quale sarà la storia di questa relazione. Intanto godiamoci il gesto meraviglioso, banale e incantatorio del cane che muove la coda per noi. Troppo gratificante. Alla faccia del gatto che continuerà, neanche troppo segretamente, a sopportarci e disprezzarci entrambi.
A cura di Massimo Leopardi
Libri di Biagio Bagini
“I cani ci odiano?”, Biagio Bagini
“Miniromanzo della Vita sulla Terra”, Biagio Bagini
“Carpe diem. Antiche e nuove filosofie in cucina e il corretto nutrimento dell’anima”, Biagio Bagini
“Prendere una lepre. La nuova scienza in cocina e il corretto nutrimento dell’anima”, Biagio Bagini