Janine Van der Merwe propone esercizi per domare la propria mente e gestire ansia e stress
Cosa vuol dire “calmare la mente con la presenza del corpo”? Janine Van der Merwe, specialista nella risoluzione dei traumi a rilascio corporeo, propone degli esercizi per domare la propria mente. Si basano sull’osservazione del nostro corpo fisico. Sono esercizi semplici ma efficaci che ognuno di noi può eseguire in totale autonomia e che permettono di gestire ansia e stress.
“Partiamo dal presupposto che non puoi cambiare ciò che c’è fuori di te, ma puoi cambiare ciò che c’è dentro di te e quindi il tuo modo di relazionare ed agire rispetto all’esterno. Quando ci illudiamo di poter cambiare il fuori, dentro di noi è presente un bambino che si illude. Vorrebbe ancora che mamma e papà fossero stati diversi da quello che sono e che la realtà che hai vissuto da piccolo fosse stata diversa.
Alimentare questo, solo carica la mente di pensieri e pre-occupazioni non reali
In questo periodo storico complesso, in cui gli stimoli esterni sono tantissimi e iper-veloci, il nostro corpo non è in grado di poter reggere tutto ciò. Non serve arrivare alla definizione di patologico, ma è quella condizione che ormai viene asserita come normalità, ma che di normale non ha nulla.
L’esserci distanziati dagli istinti che, ad un certo livello ci collegano al mondo animale, alimentando in maniera massiccia l’arroganza del mondo occidentale, attraverso il pensiero logico razionale, ci ha fatto perdere il contatto con le leggi naturali della preservazione della specie.
Esprimo un esempio semplicissimo, osservando la natura: un mammifero non avvelenerebbe l’acqua che beve e l’aria che respira o darebbe da mangiare veleno ai propri figli. Noi esseri cosiddetti civilizzati, sì.
Come possiamo riparare a tutto questo?
Già l’evento del Covid-19 ci rimette al proprio posto di piccoli rispetto a equilibri molto più grandi di noi. Ed è stato sufficiente fermare il mondo per un paio di mesi perché la natura tornasse a riprendersi il suo posto nell’equilibrio del sistema. E come posso vivere tutto questo se non osservando che può essere un’opportunità di crescita per il singolo e per il genere umano, al di là delle polemiche e delle strumentalizzazioni del caso?
Puoi finalmente cogliere l’occasione e il tempo per stare. Stare in quel nulla da cui fuggi sempre per non sentire ciò che hai dentro, le tue sensazioni e le tue emozioni. Quando eravamo molto piccoli, tutti noi, abbiamo dovuto per istinto di sopravvivenza congelare degli aspetti del nostro Sé, del cuore e del corpo per strutturare interiormente una contrazione nel trattenere e nel resistere.
Con la possibilità e anche la decisione propria di rallentare i tuoi ritmi, questo può permetterti di iniziare a meditare
Non intendo il classico meditare, molto di moda ultimamente, sedendomi a gambe incrociate e chiudendo gli occhi. Per chi fino a ieri correva in ufficio, per starci dieci ore e magari altre due, imbottigliato nel traffico cittadino, è impossibile. Appena chiudi gli occhi, tutto quel correre salirà in testa in un groviglio di pensieri adrenalinici e ti sentirai ancora più nervoso e agitato di prima.
Per meditazione intendo semplicemente stare presente a te stesso. Quindi anche nell’eseguire le semplici azioni della giornata, facendo inizialmente lo sforzo di esserci del tutto, quando compi quell’azione. Lavi i piatti e la tua attenzione va nelle sensazioni fisiche delle mani che toccano il piatto, l’acqua, la schiuma. Annusi il profumo del detersivo, guardi i colori con intensità e presenza.
La maggior parte delle persone lava i piatti ma non c’è, sta pensando a tutt’altro, costruendosi nella testa veri e propri film. Questo significa non esserci realmente, non godere dell’attimo, dei sensi e sono proprio quelli che ti permettono di percepire la vita.


Altri esercizi per calmare la mente
E se non sono i piatti, puoi bere un semplice caffè in totale presenza, puoi farti una doccia nella totale attenzione piacevole dell’acqua che cade sulla tua pelle. È troppo semplice per essere vero? Puoi solo che provare e farne esperienza, non ci sono controindicazioni, inoltre lo facevi già, quando eri piccolo. Guarda i bambini, loro sono nel qui e ora. Anche se, vista l’abitudine dei grandi di avvicinarli alla tecnologia sempre più precocemente, gli stanno dando in mano strumenti che a livello cognitivo portano via il bambino dalla realtà, dal viverla e percepirla.
Tornando alla meditazione, all’inizio magari si fa fatica
Come drogati dipendenti da un modo di essere e di vivere, ci vuole un atto di volontà per cambiare e uscire dalla zona comfort che ci siamo costruiti, ma che di confortevole non ha proprio nulla. Anche perché gli eventi che stiamo vivendo in questo periodo, hanno completamente disilluso la credenza di avere tutto sotto controllo. E che la gabbia dorata che molti si erano costruiti, nell’identificarsi esclusivamente al superficiale, a ciò che posso comprare e accumulare, ha mostrato quello che c’è sotto. Un vuoto interiore che definisco “fame d’amore”, che nasconde solo un gran bisogno di riconoscimento.
Una realtà di questo tipo non può reggere, perché è fatta di un collettivo affamato. E non mi riferisco al cibo, ma affamato di contatto, bisogni affettivi, di essere semplicemente “visto” ma che verrà tutto proiettato su aspetti competitivi, nel rapporto col denaro, il riempirsi di oggetti, vestiti, macchine, lavoro, i like sui social, sessualità distorta, ecc..
Più sei fuori da te stesso, più vuoto da colmare c’è dentro. Indubbiamente fa paura guardare dentro sé stessi e qualcuno potrebbe pensare che non ne vale la pena, preferendo alimentare illusioni. Ma non ci sono molte altre possibilità, anche perché l’anima bussa da dentro e la vita stessa ti porta di fronte a quel vuoto.
Potrei consigliare, oltre a queste piccole pratiche di presenza che ho proposto, di voler integrare interiormente e sviscerare il reale significato di tre termini alienati dalla nostra società contemporanea ma che sono le fondamenta dello sviluppo di un individuo equilibrato, senziente e adulto: buon senso, coerenza e consapevolezza”.
Buon lavoro
Janine Van der Merwe