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Costellazioni Famigliari e risoluzione dei traumi a rilascio corporeo

Intervista con Janine Van der Merwe, facilitatrice e formatrice in Costellazioni Famigliari Alchemiche e risoluzione dei traumi a rilascio corporeo

Janine Van der Merwe è una di quelle persone, che grazie al loro vissuto e alle loro ricerche, sono in grado di aiutare concretamente il prossimo nella risoluzione di problemi legati al sé profondo. In questa intervista descrive le tecniche e le metodologie da lei utilizzate. Janine non è né un medico né uno psicoterapeuta, ma una ricercatrice indipendente. Nello specifico si definisce come facilitatrice e formatrice in Costellazioni Famigliari Alchemiche e risoluzione dei traumi a rilascio corporeo.

I traumi e gli shock emotivi sono delle particolarità della natura umana. Li possiamo ricollegare alla vita degli animali. Che relazione c’è tra gli istinti delle persone e quelli degli animali?

Gli animali come noi si reggono per la maggior parte da istinti, poi viene anche il cervello. Ci sono anche le emozioni e quello che viene chiamato il secondo cervello, ovvero l’intestino. L’istinto umano e l’istinto degli animali sono, per certi versi, esattamente la stessa cosa. La parte di cervello rettile nel cervelletto è quella che abbiamo in comune con gli animali. Noi in più abbiamo la neocorteccia che ci ha permesso di fare un sacco di cose, di costruire, d’inventare.

Il problema è che oggi questa parte di neocorteccia ha preso un po’ il sopravvento su quegli istinti arcaici, che sono quelli che però preservano la vita. Fondamentali alla preservazione della vita. Non ci rendiamo conto dei pericoli effettivi. Che un cibo può non essere sano perché non me ne rendo conto, non lo annuso come un pericolo. Oppure che l’aria che respiro non è adatta ai miei figli o che i miei comportamenti non sono consoni alla vita per i miei figli.

L’animale ha un istinto naturale di preservazione, quindi il suo cucciolo se lo tiene ben protetto, lo tocca, lo lecca, entra in contatto fisicamente con lui. Per l’essere umano l’acquisizione dell’amore è diventata un ragionamento perché abbiamo perso quella fisicità amorevole che è nel contatto immediato, subito dopo la nascita.

Quando perdiamo l’istinto di preservazione? Lo perdiamo con la cultura, nel crescere?

Già nel parto, che non è più naturale, c’è un eccesso di medicalizzazione, quindi non vengono lasciati i tempi naturali. Affinché la donna possa attivare dentro di sé quegli istinti arcaici che le permettono un parto fisiologico e naturale, dovrebbe essere tranquilla, nel silenzio, nella penombra, accompagnata in qualcosa che lei sa fare. Invece passa un po’ l’idea che le donne non sono capaci, vanno accompagnate, sostenute. Bisogna consigliarle, bisogna fare il coach durante il parto.

Se già la nostra naturalità viene disturbata alla nascita, figuriamoci poi tutto quello che viene dopo.

Assolutamente. Si crea quel distacco che nel mio lavoro si chiama movimento interrotto, fra rapporto proprio fisico amorevole fra madre e figlio. Io lo definisco, mi piace molto questo termine, il tempo dell’amorevole cura. É quella presenza della madre che vede. Nel vedere quel bimbo negli occhi, guardandolo, nella presenza, lo riconosce. E il neonato sente di esistere nella misura in cui la mamma lo guarda. Gli dà la sua identità proprio perché lo guarda.

Da dove proviene questo tipo particolare di lavoro che tu svolgi? Cosa sono le costellazioni famigliari?

È un lavoro integrato di più tradizioni e di più approcci. Una parte arriva da Bert Hellinger e le costellazioni famigliari, la rappresentazione sistemica. Ovvero dinamiche famigliari, sospesi della famiglia, segreti che pesano sulle generazioni che vengono dopo. Quello che lega in maniera non sana i componenti di una famiglia. É stato integrato con lavoro sui traumi a rilascio corporeo che è proprio quel l’istinto animale che dentro di me nei traumi si è congelato. Ed è proprio una carica nervosa.

Lo vediamo negli incidenti quando le persone tremano, scaricano dopo l’impatto. Quello è un rilascio fisiologico. L’animale in natura, la gazzella, se sopravvive al leone avrà tutta una serie di scariche muscolari, eliminando tutte le tossine che ha messo in moto per salvarsi. Lo stesso facciamo anche noi. Io sento una minaccia, non serve arrivare a grandi violenze. È un attimo, il trauma può essere un attimo.

Parliamo di contrazioni unicamente muscolari o c’è anche la psiche che in un certo modo si contrae?

Tutto l’essere si congela. Quindi c’è un livello psicologico, c’è un livello emotivo e poi c’è un livello fisico.

E si rischia di rimanere “congelati” per lungo tempo?

Anche fino alla fine della vita. Infatti adesso è un periodo storico di forte tensione collettiva, di istinti sempre molto reattivi perché c’è troppa carica. Molta gente pensa di vivere. É un fatto intellettuale, la vita invece un qualcosa che si sente nel corpo.

Io penso di vivere… Devo dire che mi fa pensare alla psicoanalisi e alla psicoterapia.

La psicoanalisi e la psicoterapia lavorano su un livello. Ho collaborato con psicologi, ho collaborato con psichiatri. Ho anche alla mia formazione psicologi o educatori o comunque persone che lavorano in contatto con le persone. Questo perché nel tempo si sono rese conto che quello è un livello, magari si risolve a quel livello, ma poi dopo un po’ di tempo torna fuori in altra forma nel corpo.

Quindi si tratta di un intervento complementare?

Esatto, si tratta di un’integrazione, un lavoro che va a integrare. Si può collaborare in questo, non è qualcosa che va contro.

Si tratta di un metodo che tu insegni? Ti definisci formatrice in Costellazioni Famigliari Alchemiche.

Innanzitutto non è qualcosa che impari, è qualcosa che prima devi attraversare tu. Prima di tutto é un lavoro su se stessi per arrivare a quella che io definisco una coerenza esistenziale. Come posso accompagnare una persona a sciogliere dei traumi, se io dentro non ho quella serenità, quella capacità di stare presente, proprio perché ho scelto i miei traumi?

Oppure come può un’insegnante accompagnare un bambino a tirare fuori i suoi talenti, se quella sua bambina interiore si è congelata e ha dovuto tenere dentro la voglia di danzare e fare tutt’altro? Perché è una questione proprio di espressione corporea. Se io, conduttrice o facilitatrice o terapeuta, ma anche lo psicologo, sono contratta nel corpo, quindi nella mia comunicazione non verbale, è difficile che la persona si trovi a suo agio e si lascia andare.

È difficile fingere di non essere quello che si è.

Ma molto spesso c’è stato chiesto. Molto spesso i genitori, in maniera inconsapevole, ci hanno chiesto di essere qualcos’altro. È sufficiente quando dici a un bambino che magari ha bisogno di sfogare la sua rabbia perché è stata una giornata storta o perché è piccolo e non riesce a gestire le sue emozioni e quindi ha bisogno di scaricarle fisicamente; magari etichettare subito quella rabbia: “Non fare il cattivo!” Immediatamente questa cosa diventa massa di energia che lui dovrà impiegare tantissima energia sua per tenerla a bada. Quindi è una contrazione. E indosserà un vestito finto: faccio il bravo bambino, perché se no, mamma non mi ama.

Costellazioni Famigliari
risoluzione dei traumi

Queste cose si accumulano nel tempo?

Sì, certo, anche perché il trauma non è un qualcosa a scatole chiuse. Qui mi ha morso cane, qui ho avuto un incidente. No, il trauma è qualcosa di troppo forte, troppo intenso e troppo veloce. È qualcosa che si attorciglia su se stesso. Non c’è un confine fra un trauma e l’altro, c’è una matassa di intensità.

Da dove cominci il lavoro con una persona che viene da te?

Se fossi tu, ti chiederei: cosa vuoi per te? Perché é importate l’intento della persona.

Ecco questo mi piace: l’intento. Ma l’intento di colui che si sottopone?

Sì, del cliente che sente che c’è qualcosa che non va.

Ma è vero che conta molto anche quanto il facilitatore intende guarire o aiutare?

Nel mio lavoro è l’esatto contrario. Più nel vuoto sono, quindi senza aspettative, neutra, più la persona può mollare. Se lo carico anche dei miei intenti, delle mie aspettative, il suo corpo lo sente. La mia intenzione è l’accoglienza, sto aperta. Ogni individuo è diverso, ogni trauma assolutamente soggettivo. Quello che é traumatico per me può non esserlo per te.

Poi ci sono quelli che vengono definiti traumi trans generazionali. Se un nonno che ha subito un grosso trauma in tempo di guerra, la persona che è tornata, ovviamente é svuotata. Gran parte di se rimarrà la. I suoi figli lo sentiranno.

I traumi si tramandano?

Si tramandano assolutamente. È una questione proprio di sistema nervoso. Le ultime ricerche scientifiche, che un po’ confutano quello che è il mio lavoro e il lavoro di molte altre persone, definito empirico, hanno trovato che nel RNA, quindi quella elica parallela al DNA, lì si fissano i grandi traumi emozionali. Quindi i nipoti della Shoah, hanno questo segno nelle RNA che arriva dai loro nonni.

Se volessimo approfondire, scoprire di più sulle Costellazioni famigliari, dove possiamo trovare del materiale?

Sul mio sito Costellazioni Alchemiche. Ho scritto due libri a riguardo. Uno s’intitola “L’uomo e la donna naturali”. Questo perché c’è bisogno di ritornare alle origini, che non significa tornare all’aratro, assolutamente. Ma quel sano equilibrio fra conoscenza e coscienza. Una conoscenza che è al servizio della vita.

L’altro si chiama “La chiave del tempo. Costellazioni familiari alchemiche e risoluzione dei traumi a rilascio corporeo” in cui prendo in esame come viviamo il tempo oggi e quindi questa carica molto adrenalinica che abbiamo dentro e che nostri figli purtroppo subiscono. E lo vediamo. Quindi la loro fuga nei mondi virtuali è una fuga dalla realtà perché viviamo dei tempi che non sono assolutamente naturali.

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