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Cosa significa essere vegano?

Qual è la differenza tra cucina vegetale e cucina vegana? Cosa significa essere vegano? A queste e molte altre domande risponde Stefano Momentè, uno dei pionieri del veganismo in Italia

Stefano Momentè è stato il pioniere del veganismo in Italia, autore di oltre 20 libri intorno al tema dell’essere vegano. È un personaggio che non si può non conoscere, sopratutto da chi segue o desidera seguire il cambio di vita, di alimentazione, ma anche creare una sensibilità etica, tutto quello che verte intorno al mondo vegano e vegetale.

Stefano, vorrei parlare con te della differenza tra cucina vegetale e cucina vegana perché oggi si sta unendo alla parola vegano anche la parola vegetale, e forse se ne parla poco. Approfitterei di parlarne con te in quanto giornalista divulgatore, colui che è molto impegnato nell’aiutarci a comprendere anche tanti aspetti sottili.

Però ovviamente non possiamo non partire che dalla sua storia: vegano dal 1985. Raccontaci cosa è successo.

Dal primo febbraio 1900. Ho avuto quella che io chiamo un’illuminazione ma che poi ho scoperto essere accaduta a tante persone che incontravo. Cioè l’aver riconosciuto in un determinato momento della mia vita, ero già avanti con gli anni, ne avevo 24 non ero proprio giovanissimo, che non c’era nessuna differenza tra animali d’affezione e animali da cibo. Li ho riconosciuti come assolutamente sovrapponibili e aventi gli stessi medesimi diritti. Quindi perché dovevo amarne uno e mangiare l’altro?

È una cosa che è venuta all’improvviso, mi sono reso conto che la cagnolina che amavo era assolutamente identica, lo sarebbe stato senza pelle, senza pelo, quel coniglio spellato sul tavolo della cucina di mia madre.

Quindi sei partito da una riflessione ed una motivazione puramente animalista…

Il termine animalista non mi piace molto, preferisco etico. Io venivo da un momento particolarmente riflessivo filosofico della mia vita. Avevo un certo malessere interiore, non sapevo da cosa potesse derivarmi. In quel momento ho capito che poteva derivare anche da quello, cioè da aver questa stonatura tra quel che dicevo e quel che sentivo di fare invece quel che realmente facevo.

Però nello stesso tempo in quegli anni ti sarai reso conto che mancava informazione, che non era così semplice poter fare la scelta di essere vegano. Com’è scattato il tuo voler diventare un divulgatore? Il tuo primo libro che parla di alimentazione vegana, siamo all’inizio degli anni 2000, vero?

Al primo libro ho pensato 15 anni dopo. Ho fatto il mio percorso nell’ombra perché per molti anni non ho conosciuto nessuno che fosse nemmeno solo vegetariano. Ero solo nella mia scelta. Non è stata una scelta meditata, è stata una scelta veramente istintiva.

Tu sei partito subito vegano?

Io definisco la mia partenza da vegano, anche se poi ci è voluto un breve periodo per il passaggio. Io comunque non avevo mai mangiato formaggi in vita mia. Bevevo latte vaccino ma avevo già smesso di berlo da 4 anni. Mi sono rimaste le uova per un brevissimo periodo ma la carne e la carne di pesce l’ho smessa subito. Poi non c’era informazione, quindi è stata anche questa una scelta istintiva. L’informazione è arrivata molti anni dopo.

Autore del primo libro in Italia di come essere vegani

Hai proposto un libro sui vegani quando in Italia forse non si sapeva ancora che cosa volesse dire vegano.

Il primo libro l’ho pubblicato io. Ho iniziato a scrivere il primo e ho raccolto quello che era il lavoro fatto su di me e quindi tutti gli errori commessi dal punto di vista nutrizionale. Io per fortuna sono uno che va verticale le cose, quindi ho cercato di capire sempre di più. Ovviamente non c’erano libri vegani e non c’era nemmeno la possibilità di andare all’estero. Ma attingendo le informazioni da libri di nutrizione tradizionali, sono riuscito a capire alcune cose. Poi con l’avvento della rete sul finire degli anni 90, ho cominciato a capire un po’ di più.

Raccogliendo il tutto nel 2000, ho iniziato a scrivere questo libro che era un vero e proprio manuale per diventare vegani nella maniera giusta, quindi non commettendo gli errori che avevo commesso io. Fino a poco prima sono stato molto sottotono, cercavo di non disturbare, non rendere note le cose.

È arrivata poi quell’ondata sul fenomeno mucca pazza, quindi tutte le problematiche dovute ai mangimi animali dati a animali erbivori, l’encefalite spongiforme, quindi tutte le morti anche umane derivate in conseguenza. E ho capito che forse era arrivato il momento di cominciare a parlare di un cambio di alimentazione.

Ovviamente parlo di alimentazione perché tutto il resto poi comunque va di rinforzo. Il cibo è ciò che tutti conoscono e ciò che tutti praticano almeno tre volte al giorno. Quindi parlare di cibo serve da gancio. Poi però la scelta vegana non è una scelta alimentare.

È arrivata a costruirsi questa parola: vegano, alimentazione vegana. Con luci ed ombre…

Quando io ho iniziato a occuparmi di divulgazione nel 2000, poi nel 2001 ho fondato Vegan Italia che era l’associazione che mi ha accompagnato per molti anni proprio per una corretta informazione sul veganismo in Italia. Il problema principale era che nessuno conosceva il significato del termine vegan o vegano. Il problema oggi è che in troppi credono di conoscerlo. Sono il bene e il male dato dai social, da questi gruppi in cui chiunque chiamato in causa si sente in diritto di dire qualcosa, anche se realmente dell’essere vegano non ne sa nulla. E a questo viene dato lo stesso peso che potrebbe avere la parola di un esperto.

Cosa significa essere vegano? Fare il possibile che si riesce a fare per ridurre o eliminare la sofferenza animale

Quindi tu dici si usa, ad esempio, la parola vegano anche se dietro magari non c’è una sensibilità etica.

Bisogna rifarsi sempre al significato originale del termine. Quando nasce il mondo vegano, quando nasce il termine e perché nasce la Vegan Society da cui poi è originato tutto. Per capire un fenomeno bisogna capire l’origine, l’evoluzione e la visione attuale come oggi. In questo modo si riesce a capire un fenomeno come cresce. Ma non possiamo fermarci a quello che vediamo oggi.

Perché secondo te si sono creati così tanti pregiudizi? Oggi molto spesso dire “Io sono vegano”, partono subito una serie di critiche, di frecciatine, quando poi magari la sera prima quella persona che ti critica ha mangiato risotto con i ceci, per dire. Proviene da un pasto per così dire vegano.

La spiegazione più interessante che ho trovato su questo l’ha data un blogger non vegano, assolutamente critico e autocritico. Ha spiegato come questa reazione del mondo di fronte a un vegano, anche se il vegano magari è assolutamente tranquillo, non fa nulla. Lo sappiamo: vai a cena, sei vegano, taci, non dici nulla, non cerchi di convincere nessuno… Sono gli altri che vengono sempre a dirti, a chiederti “ma perché”?

Vengono tutti gli altri a dirti, perché la sola presenza di un vegano, cioè di un qualcuno che ha fatto una scelta eticamente vista come superiore e che la maggior parte non riesce a fare. Non è che lui si senta superiore. Lo si vede come superiore, ti fa sentire un po’ messo sotto accusa. E quindi è la sola presenza del vegano che ti fa mettere sotto accusa: lui l’ha fatta, io non riesco a farla, bisogna che abbia qualche difetto, cerchiamo di trovare qualche difetto.

Spesso chi ha fatto questa scelta è sereno e felice, magari anche fisicamente ha una linea, un qualcosa che fa un pochino invidiabile…

Bisogna trovare qualche difetto. Io mi sto mangiando una bistecca al sangue però vengo a contestare a te il fatto che magari prendi L’automobile e con il tuo parabrezza uccidi i moscerini. Quando tu stai mangiando un manzo.

La definizione esatta della scelta vegan è colui chi sceglie nei limiti delle proprie possibilità di ridurre o eliminare la sofferenza animale. Nei limiti delle proprie possibilità. Sta tutta lì, in questa parola: fare il possibile che si riesce a fare.

Cosa significa essere vegano? Stefano Momentè
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Qual è la differenza tra cucina vegetale e cucina vegana?

Oggi si dà molto valore non solo alla scelta etica, ma anche all’aspetto salutare. Vegano vuol dire eticamente corretto, ma non sempre eticamente salutare, perché ci sono persone che magari si sbilanciano sugli zuccheri, sui prodotti raffinati. Ecco quindi è qui forse che è nata l’esigenza di sottolineare l’aspetto salutare, un po’ per andare oltre questi pregiudizi legati alla parola che si sta arrivando: la parola vegetale?

La parola vegetale per me molto semplicemente per separare l’aspetto alimentare dall’aspetto a 360° che ha un vegano nei confronti di tutto. La consapevolezza di un vegano non è solo per quello che mangia. È per come si veste, per i farmaci che prende. Per qualsiasi azione fa, si chiede quanto possa impattare, se è necessario o meno. Questo è un vegano coscienzioso.

Un vegano alimentare, cioè che mangia vegetale, non è vegano. Mangia cibi vegetali, ma per tutto il resto se ne frega. Magari si veste di pelle però mangia vegetale.

Quindi il confine è questo. Tanto per ritornare a quella famosa domanda: un’alimentazione vegetale è avere sul piatto con 100% di alimenti vegetali, ma poter non essere super attenti a certi dettagli etici, legati appunto agli animali. Invece essere vegani vuol dire proprio avere sul primo piedistallo l’aspetto animale e poi eventualmente più o meno presente l’aspetto salutare.

L’obiettivo oggi, secondo te, è tornare a spingere sulla parola vegana oppure dare più valore sulla parola vegetale? Qual è il futuro?

Ho fatto un passo indietro anche come consulente ristorativo e alimentare: quando qualcuno mi chiede, vuole aprire un nuovo ristorante, io non faccio mettere la parola vegano al ristorante. Non mi interessa scriverlo. Mi interessa l’effetto che produce. In un modo o nell’altro io salvo una vita. Anche se ne salva una sola, pur non dicendo che è vegano, ne salvo sempre uno in più. quindi per me va benissimo. Non è fondamentale: scelgo la via più facile, per me più funzionale secondo i miei obiettivi. Posso utilizzare termine vegano, posso utilizzare termine vegetale, posso non dire nulla. Alla fine ciò che voglio è comunque andare in quella precisa direzione.

Lo yoga è vegan. Del perché chi pratica yoga dovrebbe essere vegano, Stefano Momentè

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Edito da

Isabella Vendrame, ideatrice e conduttrice della serie Genuino Gluten Free, segue da diversi anni un’alimentazione vegetale e senza glutine, uno stile alimentare che le ha ridato salute, sorriso e benessere. Psicologa oltre che scrittrice ed attrice, segue attraverso consulenze online chi necessita di sostegno emotivo, motivazionale e pratico durante la delicata fase del cambio di alimentazione e di stile di vita. Si occupa anche di tecniche di rilassamento e mindfullness. Suo il blog Naturalmente Free in cui trovare articoli e ricette.

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