Mahi Klosterhalfen, presidente della Fondazione Albert Schweitzer che in Germania opera per la difesa dei diritti degli animali, illustra quali sono i metodi e com’è organizzato il lavoro per la realizzazione delle loro campagne
In Germania un’importante associazione animalista porta avanti le sue campagne e vince numerose battaglie per i diritti degli animali. Il suo presidente Mahi Klosterhalfen spiega quali sono le strategie adottate da questa organizzazione che porta il nome del premio Nobel per la pace Albert Schweitzer.
Com’è nata la Fondazione Albert Schweitzer?
La Fondazione Albert Schweitzer ebbe inizio nel 2000 da un avvocato e imprenditore chiamato Wolfgang Schindler che dopo essere stato un businessman di successo, decise che avrebbe voluto investire anche in cose più grandi.
Ebbe un’idea molto intelligente, penso, non volle che la fondazione portasse il suo nome dicendo: “nessuno mi conosce, nessuno deve conoscermi, voglio un nome al quale la gente possa riferirsi”.
Come molti sanno, Albert Schweitzer era molto affezionato agli animali, interveniva contro l’abuso e il maltrattamento degli animali. Quindi Schweitzer era un grande nome per lui e contattò la figlia di Albert Schweitzer – Rhena. E Rhena diede volentieri il permesso per utilizzare il nome di Albert Schweitzer.
Albert Schweitzer, premio Nobel per la pace
Albert Schweitzer era uno dei più famosi filosofi in Germania e anche nel mondo, vinse un premio Nobel per la pace per i suoi lavori. È conosciuto soprattutto per ciò che gli ha portato il premio Nobel – per il suo lavoro in Africa: costruzione di un ospedale, praticamente in mezzo alla giungla, e l’aiuto alla gente che non aveva possibilità di aiutare se stessi.
Quello che molta gente non sa ma che sta diventando sempre più conosciuto, è il fatto che difendeva sempre apertamente i diritti degli animali. Nel suo ospedale curava non solo gli umani, ma anche gli animali. Nei suoi dibattiti si rese conto che per lui seguire l’etica era l’unica soluzione.
Inoltre diventò vegetariano e scrisse alcune lettere dove disse che il nostro lavoro è dichiararsi contrario al mangiare carne perché non è per niente necessario. Quindi Albert Schweitzer era un grande amico degli animali ed ecco perché penso sia bello averlo come “patrono” per la nostra organizzazione.
Ora cerchiamo di usare il nostro nome e il nostro lavoro nel modo migliore per gli animali e per noi ciò significa concentrarsi nelle aree dove maggiormente gli animali vengono abusati dal genere umano e sono gli allevamenti intensivi. Siamo totalmente concentrati sugli allevamenti intensivi, nell’eliminare le gabbie da batteria, e anche nel diffondere l’idea del mangiare e vivere vegetariano e specialmente vegano.
Quali sono i vostri progetti contro lo sfruttamento degli animali negli allevamenti intensivi?
I nostri progetti più importanti sono, prima di tutto, lavorare con le aziende. Abbiamo capito che le aziende alimentari hanno un grande impatto potenziale in termini di danno e anche ovviamente in termini di beneficio per gli animali. Quindi ci parliamo molto per essere sicuri che facciano il meno male possibile a loro e anche promuovano di più il mangiare vegano.
Abbiamo avuto molto successo nel convincere le compagnie nello smettere l’utilizzo di uova provenienti da gabbie di batteria. Per esempio, in Germania nei supermercati non troverete da nessuna parte uova provenienti da allevamento in gabbie di batteria da comprare.
Inoltre nei prodotti come biscotti, torte, pasta, qualunque cosa, molte uova che vengono utilizzate attualmente non provengono più da gabbie di batteria. Di certo sappiamo che anche le uova non provenienti dalle gabbie, non sono prive di sofferenza, quindi lavoriamo anche con le compagnie per avere più opzioni vegane e migliori.
Solitamente è molto importante ed è un buon primo passo parlare del benessere degli animali e dei collegamenti che abbiamo creato e usato per promuovere il mangiare vegano. Ora stiamo lavorando anche con molte catene di supermercati, con molte compagnie di catering, area in cui stiamo progredendo.
Quali azioni hanno avuto maggior successo tra le vostre iniziative?
Abbiamo provato molti approcci diversi. Personalmente ho fatto molti errori in termini di comunicazione verso le persone e forse a volte anche verso le aziende. Quando sono diventato vegano, ero un vegano molto “hard core”. A dir il vero sono ancora molto appassionato in questo. Ma mi sono reso conto che se sono troppo passionale e troppo diretto verso le persone, a volte posso chiudere più porte che aprirne.
Penso sia importante mettere un piede oltre la porta e cercare di essere più amichevole possibile quando si parla di questi argomenti. Abbiamo avuto delle situazioni nelle quali la cordialità non ci ha portato da nessuna parte e quindi abbiamo deciso di intraprendere un ulteriore passo e mettere pressione alle compagnie. Ma se è possibile, vogliamo costruire delle relazioni a lungo termine, e lo raggiungiamo essendo più costruttivi possibile.
Ho imparato che è sempre importante capire la persona o la compagnia alla quale stai parlando per scoprire come loro possono avere benefici facendo i passi giusti. Quindi ci assicuriamo sempre di conoscere il mercato.
Siamo a conoscenza di studi che dimostrano che la gente vuole più opzioni vegetariane e vegane e cerchiamo di spiegare a loro che questo non fa soltanto bene agli animali ma che è anche positivo per le imprese, per il profitto, per i guadagni. Ed è anche buono per la responsabilità dell’impresa che sta diventando un argomento generale in Germania.
Le compagnie vogliono essere più responsabili, quindi mostriamo loro non solo la sofferenza degli animali ma anche l’aspetto ambientale che è molto importante, l’aspetto salutistico che può beneficiare minor consumo di prodotti animali. Cerchiamo di mostrare tutto il pacchetto e mostrare che loro possono trarne benefici ed ho imparato che questo funziona molto bene. Questa è una raccomandazione da provare.
Ci sono altre associazioni per i diritti degli animali con cui collaborate?
Fare rete per la “Fondazione Albert Schweitzer” è molto importante, siamo già in contatto con molte organizzazioni in tutto il mondo e siamo vicini con molte organizzazioni statunitensi. Io stesso sono anche nel consiglio di amministrazione in “Compassion in world farming”, una grande organizzazione internazionale che prende cura degli allevamenti intensivi e vuole farli chiudere in un prossimo futuro.
Abbiamo anche alcuni contatti in Europa e siamo sempre alla ricerca di espandere questa rete. Abbiamo imparato molto dalle altre organizzazioni e sono felice di dire che le altre organizzazioni abbiano imparato dai nostri approcci è che li abbiano utilizzati in diversi paesi, quindi è un grande vantaggio fare rete.


Quando parliamo di altre organizzazioni, una delle più grandi che mi viene in mente per prima è la “Humane Society” degli Stati Uniti, probabilmente il più grande gruppo di protezione animale in tutto il mondo. Loro hanno un dipartimento dedicato alla chiusura degli allevamenti intensivi e anche alla diffusione dell’alimentazione a base vegetale, vegetariana e vegana. Quindi lavoriamo con loro un bel po’.
Lavoriamo con gruppi come “Mercy for Animals”, sono piuttosto grandi negli Stati Uniti; con “Animal Equality” che è un gruppo attivo in alcuni paesi in Europa e negli Stati Uniti, in India, per esempio. Questi sono alcuni tra i più grandi gruppi con i quali stiamo lavorando.
Abbiamo appena finito una campagna di successo con un gruppo americano che si chiama “The Humane League”. Si trattava di convincere “Mondelēz”, la terza compagnia più grande alimentare al mondo, a non usare le gabbie, e loro lo faranno: smetteranno l’utilizzo di uova da gabbie di batteria in Europa, Stati Uniti e più in là in tutto il mondo. Noi cerchiamo sempre di espandere il nostro network e trovare organizzazioni che la pensino allo stesso modo, con risultati floridi e cercare di lavorare con loro nel modo migliore possibile.
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