Seguire una dieta non è mai facile. Qualunque aiuto è prezioso
L’argomento, tanto trattato nelle sue mille versioni, resta spinoso e poco amato. Nessuno gioisce all’idea di intraprendere una dieta. Se si parla di aiuti tecnologici, poi, nasce subito un certo scetticismo, per cui il punto interrogativo nel titolo è d’obbligo. Se esiste una bacchetta magica per dimagrire, ho sempre pensato, quella è la nostra volontà. Il resto può al massimo essere di supporto.
Tuttavia le mie riflessioni, logiche quanto si vuole, stavano risultando di scarso aiuto nel cammino verso la perdita dei quattro-cinque chilogrammi di troppo che avevo accumulato negli ultimi anni. So bene che non si tratta di un vero sovrappeso: con 1 metro e 70 di altezza, i miei 67 chili mi situavano nella fascia della normalità, secondo il classico calcolo dell’indice di massa corporea, o BMI (dall’inglese Body Mass Index).
Questo sistema di valutazione del peso, elaborato dallo studioso belga Adolphe Quetelet nel 1832 e tuttora utilizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, prende in considerazione, nella sua forma semplificata, altezza e peso. L’operazione è semplice: si moltiplica la propria statura, espressa in metri, per se stessa, poi si prende il proprio peso in chilogrammi e lo si divide per il numero ottenuto. Con il risultato è possibile consultare l’apposita tabella per verificare in quale fascia si rientra: grave magrezza, sottopeso, normopeso, sovrappeso, obesità di classe I, II o III.
Al di là dei calcoli standard, però, ognuno di noi ha una situazione specifica, legata alla costituzione, all’attività fisica, alle eventuali patologie; ed esiste anche una percezione soggettiva del proprio peso, fondamentale per sentirsi bene con se stessi. Chi ha sempre avuto forme “morbide” può risentire poco di qualche nuovo chilo di troppo, almeno a livello di immagine di sé. Nel mio caso, essendo sempre stata snella, mi infastidiva la zavorra che si stava depositando su di me con il passare degli anni, in modo lento, ma all’apparenza inesorabile. Sentivo davvero l’esigenza di dimagrire. Praticando yoga e taiji quan, poi, il mio modo di muovermi testimoniava che mi stavo allontanando dalla leggerezza che ho sempre considerato armoniosa.
Già, armonia. Perché di diete ipocaloriche si parla molto, ma in quale ottica?
Femminile, innanzitutto. Salvo minacce da parte del medico, gli uomini più facilmente “si vanno bene” così come sono, cosa che risulta più difficile alle donne, per i motivi culturali che tutti conosciamo. Del resto sul peso riceviamo da ogni parte messaggi diversi, tanto da rendere difficile prendere una posizione. La “prova costume” che ogni anno ci viene riproposta dai media può essere vista come terrorizzante, ma può anche lasciarci indifferenti, come nel mio caso, o al massimo essere presa come spunto per cambiamenti salutari da mantenere nel tempo. Il “curvy” – aggettivo che definisce le donne formose – può piacere, e certo non deve diventare motivo di discriminazione, ma non si devono confondere estetica e salute. Da tempo, infatti, si sa che i depositi di grasso sono responsabili della sindrome metabolica, quel pericoloso insieme di ipertensione arteriosa, diabete e alterati valori di colesterolo e trigliceridi nel sangue che può portare a seri problemi. Quella di dimagrire, quindi, può essere una scelta importante per la vita.
Tornando a me, nella perdita dei miei pochi chili di troppo cercavo salute e armonia. Volevo tornare a sentirmi leggera e ricca di energie, con una struttura corporea che mi fosse di supporto e non di zavorra. Ero convinta di non eccedere nel cibo, se non occasionalmente, e di essere bene informata sui valori nutrizionali degli alimenti. Accorgermi che la bilancia la pensava diversamente era frustrante. Possibile che dovessi arrivare alla frugalità assoluta per tornare in forma?
Da qualche settimana avevo adottato una routine mattutina di mezz’ora di Qi Gong. Questo mi aveva rinfrancata sulla mia capacità di adottare nuove abitudini. Forse anche per questo motivo, quando ho scoperto che esistevano app pensate per aiutare le persone a dimagrire, ho raccolto lo spunto senza pensarci due volte; e considerato che – per citare l’interessante video della psicologa Isabella Vendrame – Per cambiare servono obiettivi!, ecco i miei: tornare in due mesi al mio vero peso forma, al di là di calcoli e tabelle, e instaurare un nuovo tipo di alimentazione da mantenere nel tempo.
Preparativi
La mia scelta è caduta sull’app Lifesum, disponibile in versione gratuita e Premium, a pagamento. La prima versione era già dotata di tutto ciò che mi serviva, perciò da quella ho iniziato il mio esperimento. Dopo essermi creata un account, ho inserito i dati necessari: sesso, età, altezza, peso di partenza, peso di arrivo (nel mio caso di quattro chilogrammi inferiore), più il tempo su cui spalmare il dimagrimento, che ho fissato a 500 grammi la settimana. Con in mente l’adozione di un regime alimentare sia corretto che piacevole, mettermi fretta avrebbe soltanto reso più probabile l’abbandono della dieta in questione.
Sul primo momento, ritrovarmi con un budget di 1228 kcal al giorno mi ha un po’ intimorita. Immagini di antipasti, biscotti, salatini e aperitivi mi hanno attraversato la mente con la dolcezza del rimpianto. Qualche vaga idea su cosa mi facesse ingrassare l’avevo, dopotutto…
Operazioni quotidiane
Ho iniziato a usare Lifesum con precisione e costanza. Per ogni pasto registravo la quantità e il tipo di cibo che stavo per mangiare. A questo scopo si può usare la funzione “cerca”, che permette di trovare un’enorme quantità di cibi già inseriti nella banca dati, oppure la comoda possibilità di fotografare il codice a barre del prodotto. Nel caso davvero remoto che non si trovi un alimento confezionato, è possibile inserirlo e contribuire alla completezza della banca dati.
Per ogni cibo inserito si deve definire anche la quantità, espressa in porzioni, grammi, oppure in base alle sue dimensioni, se per esempio si tratta di un frutto. Ho deciso subito di usare il peso reale in grammi, anche se rendeva necessario pesare tutto – ma proprio tutto, fino al cucchiaino d’olio EVO! – perché mi interessava ottenere dati precisi.
Come funziona Lifesum
A ogni pasto, Lifesum assegna una fascia di chilocalorie che considera ottimali. Nel mio caso, il range consigliato era 246-368 per la colazione, 368-491 per il pranzo e per la cena. A ogni alimento inserito, Lifesum calcola quante chilocalorie sono state assunte e quante sono rimaste a disposizione per la giornata, mostrando anche la proporzione tra carboidrati, proteine e grassi, che viene evidenziata in rosso quando errata. Ogni giorno si può registrare anche tempo e tipo dell’attività fisica svolta, che sia una passeggiata con il cane, un’ora di palestra o le pulizie di casa, in modo che l’app possa aggiornare il budget calorico della giornata.
Le mie impressioni
All’inizio pesare tutto è stata una piccola seccatura, controbilanciata però dal soddisfacimento delle mie curiosità. Se spalmo un velo di maionese su un cracker, ottengo uno spuntino leggero oppure no? Quanti biscotti posso mangiare a colazione senza sentire di avere rovinato il budget della giornata? Vedermi sotto gli occhi la risposta in cifre non era sempre confortante, ma almeno mi faceva capire dove potevo migliorare.
Per fortuna la meticolosità nella registrazione degli alimenti ha perso presto d’importanza. Di solito le abitudini alimentari includono un numero limitato di opzioni. Dopo le prime settimane ho così iniziato a controllare soltanto i cibi che non consumavo abitualmente, perché sugli altri avevo già idee abbastanza precise. Lifesum è risultata un’app facilissima da utilizzare, sia nell’inserimento dei dati che nell’interpretazione dei risultati, che vengono esposti in poche, chiare schermate.
Per una decina di giorni ho avuto la mente ingombra di pensieri sul cibo. A colazione mi domandavo cosa avrei mangiato a pranzo, a pranzo quale spuntino avrei fatto nel pomeriggio e così via, come se mangiare fosse diventato il problema centrale delle mie giornate. Mi sentivo anche debole, come se fossi a digiuno da giorni, pur non soffrendo la fame. Capivo che il mio corpo stava reagendo al cambiamento di regime alimentare, inviandomi messaggi non sempre sensati. L’ossessione dei pasti, infatti, è sparita presto, e ho visto le mie energie aumentare.


Ma funziona, questa dieta?
Ovviamente sì, dato che si basa sul semplice calcolo delle chilocalorie assunte, senza favorire il consumo di certi alimenti rispetto ad altri. Dopo tre chili persi, con un obiettivo di peso finale ancora da definire, posso dire che per me il punto forte di questa dieta è la gestione personale dei pasti, senza obblighi, che corrisponde alla perfezione alle mie esigenze. Anche se ho citato salatini e maionese, in realtà i miei gusti alimentari sono piuttosto sani; non sono particolarmente golosa e ho la fortuna di non caricare il cibo di significati che non ha. Una dieta più rigida, quindi, mi andrebbe decisamente stretta. Vedere sullo schermo, sotto forma di numeri e non di idee astratte, l’impatto delle mie “trasgressioni”, le rende automaticamente più rare e mi incoraggia a praticare la moderazione.
Cosa è cambiato?
Non mangio molto meno di prima. Piuttosto ho imparato a limitare le calorie più vuote di nutrienti e a privilegiare quelle più utili. Ho ridotto il consumo di pasta e formaggio. Sulle fette biscottate della colazione spalmo strati più sottili di crema di frutta secca. Accompagno i miei due aperitivi settimanali con più cipolline che salatini. Se mangio biscotti, tiro fuori dal pacchetto il numero che intendo mangiare e ripongo il resto. Applico insomma meglio che posso le mie nuove buone abitudini, senza per questo sentirmi veramente a dieta. Del resto “ridurre” è uno dei miei verbi preferiti, quando si parla di alimentazione.
Conclusioni
In definitiva sento di poter togliere il punto interrogativo dalla domanda posta nel titolo di questo articolo: anche un’app, che sia Lifesum o un’altra tra le tante, può essere utile per dimagrire, o meglio ancora per imparare a tenere sotto controllo il proprio peso sul lungo termine. Certo il mio primo obiettivo – perdere quattro chili in due mesi – non era particolarmente arduo da raggiungere, ma con questo metodo si possono realizzare anche perdite di peso considerevoli, impiegando tempi adeguati. Le informazioni dettagliate che si ottengono dall’uso dell’app possono dissipare, come è successo nel mio caso, le nebbie dell’indeterminatezza, per arrivare a una gestione migliore della propria alimentazione, quando necessario con l’aiuto del medico.
Grazia Gironella
Grazia Gironella ha scritto… “Tutti gli amori imperfetti”.
Tutti gli amori imperfetti
“C’è una cosa che voglio fare, se devo morire. Se non ho più niente da perdere.”
Viola arranca in una vita che non la soddisfa, con amici che non sono più tali. Ha bisogno di ritrovare se stessa, dopo l’episodio destabilizzante avvenuto con Corinna, sua amica d’infanzia. Mac è un ragazzo introverso, in guerra con la famiglia, disposto a compiere scelte difficili per rispettare i valori in cui crede.
Il loro è più uno scontro che un incontro, finché non compare Jamila, una ragazza di origini marocchine fuggita da casa, che si nasconde in un capanno alla foce del fiume. Viola e Marco, sempre più coinvolti in una situazione che va oltre le loro possibilità, per aiutarla corrono dei rischi imprevisti. Perché ad amare si impara, ma non c’è niente di più pericoloso dell’amore.