Termine da poco arrivato sotto i riflettori, scopriamo che cos’è l’ecoansia e come si manifesta
Negli ultimi anni stanno nascendo nuove parole e nuove etichette per identificare fenomeni o situazioni più o meno reali o appositamente costruite. Uno tra questi è il termine ecoansia, di recente sotto i riflettori a seguito delle dichiarazioni di un’attivista attrice. Scopriamo che cos’è l’ecoansia e come si manifesta.
L’occasione è stata a luglio al Giffoni Film Festival di Roma durante il quale, in un incontro con il ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin, la presunta attivista attrice Giorgia Vasaperna, ha affermato, in un alquanto discutibile intervento, di soffrire di ecoansia.
La sua sembrerebbe essere una grave preoccupazione per il cambiamento climatico, per il futuro del pianeta e dell’umanità, oltre che una profonda sofferenza per i recenti incendi in Sicilia.
Premettendo che i recenti incendi che hanno visto protagonista il sud Italia, quest’anno, come purtroppo ormai accade da molto tempo, hanno una causa dolosa e non climatica, approfondiamo insieme il termine ecoansia e questa nuova forma di sofferenza che sembra dilagare tra i giovani.
Ecoansia, che cos’è e come si manifesta?
Con il termine ecoansia oppure ansia climatica, si intende uno stato di forte e costante paura all’idea di possibili disastri ecologici ed ambientali.
Una vera e propria angoscia legata al futuro del pianeta che sembra colpire sempre di più e in modo particolare i giovani.
L’ecoansia si manifesta con un senso di allarme costante ed allo stesso tempo di impotenza, con nervosismo, irrequietezza e melanconia. I giovani che provano questo disagio non ancora riconosciuto come patologia dall’Oms, vivono uno stato di allarme costante, di paura verso un futuro incerto e quotidianamente messo a rischio. Temono sia troppo tardi e che ormai le sorti del pianeta siano decise, che viveremo in balia di eventi atmosferici estremi che metteranno a repentaglio la vita nostra e dell’interno pianeta. Temono l’apocalisse e la fine del mondo a tal punto da decidere già di non voler mettere al mondo dei figli.
L’ecoansia sembra essere un fenomeno del tutto occidentale che non riguarda chi vive in luoghi costantemente e da sempre oggetto di eventi climatici estremi, ma di quei giovani che vivono l’impatto di un sistema di comunicazione allarmistico, che fa di ogni evento climatico un pericolo, di un sistema che non spiega, ma impone, che accende i riflettori solo laddove interessa.
Questo sembra essere successo alla giovane americana Alina Black, che, riporta il New York Times, dice di venire assalita da angoscia e senso di colpa ad ogni cambio di pannolino, che contribuisce ad inquinare il pianeta e ad aggravare la crisi climatica.


Ma come si fa a mantenere equilibrio e centralità se ogni volta che accendiamo la televisione e ogni mezzo di comunicazione siamo assaliti da allarmismi e parole estreme? Quando il caldo, la pioggia e i normali cambiamenti di un pianeta che vive e si modifica costantemente sembrano essere diventati perenni nemici? Reagisci con indifferenza, chiudendo la televisione, oppure scivoli nella paura, tanto più se sei giovane, in una fase di crescita e di ricerca di identità e di valori in cui credere.
È importante a mio avviso iniziare a riflettere su questo fenomeno e maturare un’opportuna consapevolezza per proteggere i giovani e chi può lasciarsi facilmente suggestionare e coinvolgere da questa particolare situazione.
I giovani che soffrono di ecoansia vanno ascoltati e compresi, vanno aiutati a capire che certo è, e deve essere sempre più, impegno di tutti quello di diminuire l’impatto del nostro vivere sull’ambiente, così provato dall’inquinamento. Il mondo in cui viviamo va amato e rispettato, su questo non ci sono dubbi. Queste almeno sono le mie considerazioni personali.
I giovani vanno aiutati, inoltre, a maturare delle riflessioni attraverso letture a più voci, di chi con grande professionalità evidenzia che il mondo è sempre stato oggetto di variazioni climatiche e ci possono essere fasi e periodi più caldi e altri meno, come in questi ultimi due anni in cui si sono alternati un’estate dal caldo intenso e siccitoso con un’estate invece fresca e piovosa.
Non fermiamoci agli allarmismi, alle frasi veloci, alle immagini dall’elevato impatto, ma approfondiamo, maturiamo delle idee e non facciamo sentire soli i nostri giovani.
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