Veggie life for Veggie people

Come essere una famiglia sostenibile?

Chiediamo a Linda Maggiori, green blogger, alcuni consigli per diventare una famiglia sostenibile, dopo il suo recente articolo su Terra Nuova, dedicato all’importanza di salvare gli alberi nelle nostre città

Da anni è impegnata come blogger ed autrice nella difesa dell’ambiente, come nel suo ultimo articolo su Terra Nuova, ma Linda Maggiori, è mamma di 4 figli e la sua è una famiglia green. Le abbiamo chiesto alcuni consigli per essere una famiglia sostenibile.

Nel tuo ultimo articolo su Terra Nuova ci parli di alberi, alberi come risorsa preziosissima per le nostre città.

Assolutamente. Gli alberi sono una risorsa veramente preziosa sia per contrastare il cambiamento climatico, ma anche per rendere le città letteralmente vivibili. E quindi sono anche estremamente importanti proprio per la salute dell’essere umano, oltre che per mantenere la biodiversità in città.

Però vediamo che dal nord al sud Italia c’è questa tendenza ad abbattere gli alberi proprio in città da parte delle amministrazioni, da parte dei privati. E allora ho fatto un reportage chiedendo a tutti i comitati e le associazioni, gli attivisti, anche gli esperti dal nord al sud Italia, perché c’è questa terribile tendenza della strage degli alberi in città.

Cosa vuol dire essere una famiglia sostenibile?

Noi non sveliamo altro perché ovviamente rimandiamo al ultimo numero di Terra Nuova. Ma oltre a tutto questo attivismo, questo impegno per l’ambiente, c’è un qualcosa di molto importante che riguarda la tua quotidianità. Cioè il fatto che tu sei una mamma di 4 figli e hai creato una famiglia sostenibile, una famiglia Green. Cosa vuol dire essere oggi una famiglia sostenibile?

Essere una famiglia sostenibile significa cercare di essere il più possibile sostenibile, non si è mai ovviamente a impatto 0. Però il tentativo in qualche modo di “vivere leggeri sul pianeta”, cercare di “camminare leggeri sul pianeta” e quindi improntare la propria vita e anche dei familiari ad un’ottica di decrescita.

Fare a meno della macchina

Ovviamente ogni famiglia fa il possibile. Io dico sempre che non è che c’è un modello, uno stile perfetto. Ognuno fa quello che riesce a fare, fino a dove può fare. Noi siamo riusciti a fare a meno dell’uso della macchina da oltre 10 anni. Ci spostiamo unicamente a piedi, in bici e con i mezzi pubblici.

Abito a Faenza in Emilia Romagna. Sicuramente è una cittadina toccata dalla stazione dalla linea ferroviaria, ci sono mezzi pubblici e tutto. Però sicuramente nei paesi del nord Europa questo stile di vita è molto più facilitato.

Sicuramente ci vuole impegno, ma anche da parte delle istituzioni, ed è quello che stiamo facendo con il gruppo “Famiglie senza auto” che vi invito a consultare su Facebook, è aperto a chiunque, anche a chi ha la macchina e che vuole sensibilizzarsi. Però da una parte ci vuole impegno personale e dall’altra parte – pressione sulle istituzioni, sulle amministrazioni, sui nostri governanti affinché questa scelta di vita sia sempre più facile, sia sempre più la norma.

Ridurre i rifiuti e comprare sfuso

Quindi vivere senza auto e usare mezzi pubblici e il primo punto per essere una famiglia sostenibile. Poi?

Ridurre i rifiuti. Questa è una cosa che ormai da anni stiamo cercando di fare. Abbiamo iniziato con un monitoraggio, proprio pesare in sacchi di rifiuti per cercare di capire quanto riuscivamo a ridurli. Quindi abbiamo iniziato a concentrarci sulla riduzione dell’indifferenziata, poi in particolare della plastica e poi a scalare gli altri materiali.

Come facciamo a ridurre i rifiuti? Il più possibile ovviamente, non siamo a zero. Cercando di comprare sfuso da botteghe locali, ma anche tramite i gruppi d’acquisto locali. Alcuni produttori locali, in particolare, ad esempio, di legumi, di farina ci vendono in sacchi grandi e poi smistiamo tra famiglie (ceci, fagioli). Oppure compriamo il riso in sacchi grandi di stoffa che possono in qualche modo essere riutilizzati.

Come siete riusciti a creare questa sorta di comunità, di collaborazione tra le famiglie affinché uno possa dire “compro un pacco enorme di riso lo posso smistare”? Come riuscire a creare reti, a unirsi?

C’era già un gruppo preesistente che era quello del gruppo di acquisto solidale, che sono gruppi diffusi in tutta Italia. Basta che semplicemente due o tre famiglie sensibili si mettono d’accordo, comprano da un produttore locale, biologico, più possibile ecosostenibile. E si chiede magari di fare non in pacchettini piccoli da mezzo chilo, ma in sacchi più grandi, che poi possono essere utilizzati da una singola famiglia in più tempo, oppure se non si riesce, da più famiglie.

Noi quando siamo entrati nel gruppo di acquisto solidale di Faenza, non c’era questa abitudine a fare lo sfuso. E l’abbiamo introdotto con una proposta. In una riunione abbiamo detto: “Perché non proviamo a comprare dai produttori anche i sacchi grandi che poi ci possiamo smistare in modo che si risparmia anche un po’ e poi risparmiamo anche sui rifiuti?”

Questa cosa è andata, ovviamente non per tutti i prodotti, però, ad esempio, abbiamo anche i prodotti del commercio equo: lo zucchero di canna, il cioccolato che ci vengono in sacchi veramente grandi che poi smistiamo.

Condividere

Un’altra cosa che mi viene in mente rispetto a questa cosa della condivisione. Per ridurre gli oggetti di cui siamo circondati, che in qualche modo implicano estrattivismo e inquinamento rifiuti, dobbiamo condividere. In questo modo aumenta la qualità della vita e aumenta anche la qualità ambientale.

Un esempio molto piccolo ma fa effetto è la “stoviglioteca”. Per le feste dei vostri bambini abbiamo in kit di piatti, bicchieri lavabili, quelli colorati per le feste dei bambini. Siccome non facciamo feste tutti i giorni, abbiamo messo a disposizione di chi vuole, ed è la cosiddetta “stoviglioteca”. In uno scatolone con le ruote ci sono tutti questi piatti e bicchieri, e chi vuole, me lo chiede.

Bellissima questa idea! Quindi abbiamo detto: partire da noi e tanta fantasia! Con tutte queste proposte che ci stai raccontando…

Ristrutturare casa e trasformarla in una casa più sostenibile

Esatto!c E poi ovviamente la cosa che per noi è stata un po’ quella più difficile e che abbiamo fatto soltanto negli ultimi anni, è stato quello di ristrutturare casa. Quindi di avere una casa il più possibile sostenibile. Attualmente siamo riusciti ad essere indipendenti dal gas e dalle fonti fossili.

Non abbiamo la caldaia, siamo in condominio, quindi questa è una cosa che è stata abbastanza difficile da attuare perché è un condominio preesistente, una casa degli anni 70. Però abbiamo fatto il cappotto interno (perché l’esterno non si poteva fare) e i pannelli fotovoltaici su tetto.

Ricordo a tutti quelli che vivono in condominio che si possono mettere i pannelli fotovoltaici sulla loro posizione di tetto, perché ogni condomino ha per diritto una porzione di tetto. E non deve chiedere il permesso all’assemblea condominiale, deve soltanto comunicarlo.

Poi abbiamo il riscaldamento che è o dai panelli fotovoltaici quando c’è la luce o comunque sempre da energia sostenibile, siamo soci di una cooperativa veramente sostenibile. L’acqua lo stesso da boiler solare e quindi siamo riusciti ad eliminare totalmente il gas, e questo con grande risparmio economico.

mondo, sostenibilità
famiglia, bici

Famiglia sostenibile, come crescere i propri figli?

Un’altra curiosità: i tuoi 4 figli sono consapevoli, li rendete partecipi del fatto che magari siete una famiglia sostenibile, un po’ “diversa” rispetto le altre, più attenta a certe cose?

I nostri bambini, il grande ha 15 anni e la piccola ha 5 anni, sono sicuramente sensibili su queste tematiche, anche se non è che gli creiamo questo stato di “fobia”. Ovviamente loro vanno a casa degli amici mangiano, anche “provare la coca-cola”… Perché se si crea veramente il tabù e il divieto totale, poi alla fine questa cosa è negativa anche da un punto di vista psicologico e di crescita.

I bambini vanno a scuola pubblica però c’è una consapevolezza molto tranquilla che vedo soprattutto anche sul discorso del vivere senza auto. Vanno a scuola ormai da quando hanno 9 anni anche da soli in bicicletta. Quindi hanno anche un senso di autostima e di conquista dell’autonomia.

E com’è l’impatto tra le famiglie? Vedi che sta aumentando o no la sensibilità verso uno stile di vita più Green, più attento?

Io credo di sì. C’è una grande sensibilità. D’altra parte, come tutti sappiamo, c’è anche un grande green washing. Quindi magari queste parole, queste frasi, queste tendenze che noi viviamo in modo il più possibile coerente e sincero, poi vengono prese magari dalle multinazionali, dalle imprese per farci la loro bella pubblicità. Quindi dobbiamo stare attenti anche un pochettino a questo.

Deve essere proprio una ricerca sia interiore di dire “questa cosa mi fa star meglio, non è un sacrificio, anche con quelle persone che mi circondano e anche con il mio tempo di vita”, perché questo modo di vivere “decrescente” ti permette di avere anche più tempo a disposizione e ti permette appunto di essere meno dipendenti da tutti gli oggetti esterni, dai bisogni indotti dalla dall’esterno.

Questo è qualcosa che dobbiamo fare per noi, per il futuro dei nostri figli, e cercare di discernere quello che è la vera sostenibilità e quello che è invece la pubblicità, il green washing, ecc. Il filo conduttore è avere meno, condividere per essere di più.

Come cominciare il cambiamento?

Da dove partire allora per iniziare a cambiare il proprio modo di vivere?

Secondo me, ognuno deve partire con quello che gli è più semplice nella propria vita familiare quotidiana. Per noi è stato casuale il fatto di non avere la macchina, non l’avevamo nemmeno voluto: un incidente che ha distrutto la nostra unica auto. Quindi siamo partiti da lì senza volerlo.

Per altre persone potrebbe essere magari semplicemente cambiare il proprio stile alimentare, quindi ridurre la carne, passare ad un’alimentazione più possibile vegetariana. Cosa che anche noi abbiamo fatto ovviamente, perché poi la consapevolezza diventa a 360 gradi.

Quindi ognuno inizia con un piccolo passo la dove è più semplice. E questa cosa con coerenza, onestà intellettuale ti permette di capire che è un piccolo passo tira l’altro. Quindi dall’alimentazione poi si passa ai rifiuti, poi alla mobilità, senza sentirti attanagliati dal senso di colpa di dover essere perfetti al 100% perché questo ovviamente non è possibile.

Grazie per la tua testimonianza per averci fatto capire che si può, se lo vogliamo, fare dei cambiamenti e vivere in modo più Green.

Consigliamo anche: Fiori etici ed ecosostenibili, come sceglierli?

Terra Nuova sito web

Terra Nuova Marzo 2023

Edito da

Psicologa food coach, esperta di alimentazione ed igiene naturale, di tecniche di rilassamento e mindfulness, vegan food blogger, segue attraverso consulenze online le persone nel cambio di alimentazione e di stile di vita. Conduttrice radio/tv, attrice ed autrice di libri per bambini e ragazzi. Suo il blog www.isabellavendrame.com in cui trovare articoli e ricette. Segue da diversi anni un'alimentazione vegetale e senza glutine, genuina e naturale, uno stile di vita che le ha regalato salute, sorriso e benessere.

Nessun commento

LASCIA UN COMMENTO