Grandi annunci di una svolta green, fatto sta che ad oggi, l’uso del glifosato nell’UE è stato prorogato fino a dicembre 2023. Scopriamo insieme perché il glifosato è ancora nel piatto
Il dibattito sul glifosato è aperto da anni, gli effetti cancerogeni sulla salute non sono ancora stati ufficialmente o volutamente confermati, alcuni stati come l’Italia applicano il principio di precauzione. Fatto sta che il glifosato è ancora nel piatto e l’Unione Europea non ha ancora preso una decisione in merito, prorogando l’uso del noto pesticida fino a dicembre 2023.
Tutto questo accade, distratti dal dibattito sugli insetti e sulla carne sintetica, mentre, l’Ue, incurante del principio di precauzione, fa finta di nulla e attende la sentenza dell’Efsa a luglio di quest’anno sulla probabilmente effettiva tossicità del diffuso erbicida.
Nonostante negli Usa ci sia una pioggia di denunce sui danni arrecati dal glifosato e di sentenze vinte con richiesta di copiosi risarcimenti per chi si è ammalato, la questione rimane vergognosamente aperta.
Forse non sapete che il glifosato, il più usato e diffuso erbicida, messo sul mercato a partire dagli anni Settanta, altro non è che di proprietà delle famosa casa farmaceutica Bayer.
Probabilmente la tutela della salute dei cittadini non è tra gli obiettivi della Ue né tanto meno di questa nota casa farmaceutica, mentre lo sono gli ingenti interessi economici delle multinazionali.
Probabilmente la politica green voluta e in agenda per i prossimi anni non considera l’impatto sull’ambiente di questa sostanza e come possa causare contaminazione dei suoli ed inquinamento delle falde acquifere.
Il glifosato in Italia
Come è noto l’Italia ha già detto no al glifosato per la cura del verde, degli spazi ricreativi e dei campi sportivi, già nel 2016, mentre per quanto concerne il settore dell’agricoltura si rifà al principio di precauzione, con l’invito a limitare od eliminare l’uso del pesticida in assenza di certezza scientifica assoluta.
Questo, però, non ci protegge e i rischi di ritrovarsi il glifosato nel piatto rimangono alti soprattutto se per i nostri acquisti ci rivolgiamo alla grande distribuzione. Ad esempio, negli ultimi anni è aumentato l’impiego di grano canadese, dove non ci sono limiti all’uso del glifosato e questo erbicida è risultato essere presente nella pasta e nei prodotti a base di frumento di alcuni grossi brand.
Il glifosato può essere presente anche nei mangimi utilizzati negli allevamenti e quindi risultare presente anche in carne, latte, uova e derivati. Attenzione anche ai legumi, sempre se di provenienza estera e dai paesi del Nord America.


Il glifosato fa male?
È questo un quesito che è giusto porsi, visto che nel 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul Cancro ha classificato il glifosato come sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo. Gli studi epidemiologici sulle possibili conseguenze del glifosato negli esseri umani hanno segnalato un possibile aumento del rischio di sviluppare linfomi non-Hodgkin tra gli agricoltori esposti professionalmente a questa sostanza, oltre effetti genetici ed ossidativi.
L’Efsa tranquillizza e ritiene il glifosato improbabile nel costituire un pericolo per la salute, la Fao e l’Oms rassicurano a loro volta.
Non diamo certo per sicuro nulla e nemmeno accusiamo le multinazionali e i loro interessi, rimaniamo semplicemente consapevoli, non smettiamo di informarci e farci delle domande. Orientiamo i nostri acquisti alle piccole e sicure realtà produttive del nostro territorio.