Piccoli gesti di ecologia quotidiana, di Grazia Gironella
Per molto tempo ho avuto l’impressione che ecologia e protezione dell’ambiente fossero temi dibattuti tra scienziati, attivisti e un piccolo numero di persone sensibili all’argomento, senza che l’uomo della strada si sentisse coinvolto. I media non ne parlavano spesso, se non per proporre immagini drammatiche del disastro del momento. Non c’era continuità, non c’era approfondimento.
Io stessa, nonostante amassi la natura, non avevo la percezione viva che l’ecologia avesse a che fare direttamente con me. Certo non abbandonavo rifiuti per strada; mi creava disagio vedere discariche a cielo aperto e persone che svuotavano il posacenere dell’auto ai semafori.
Ancora, però, mi sentivo qualche passo lontana dall’essere presa in causa. Gli altri creavano danni; io mi indignavo. Mi sentivo dalla parte dei “buoni”. Inoltre gli effetti peggiori dei problemi ambientali erano relegati a un non ben identificato futuro – il regno del nulla, per quanto mi riguardava.
Da allora sono passati anni, anzi decenni. Cosa è successo in questo tempo?
Abbiamo assistito a disastri ecologici in diverse parti del mondo, da quello di Chernobyl a quello di Bhopal, dalle catastrofi del petrolio a quelle dei laghi d’Aral e Karachay. L’aumento della temperatura globale ha iniziato a produrre effetti tangibili nel presente. Per gradi, la tutela ambientale ha smesso di essere una dotta disquisizione tra esperti per diventare oggetto di dibattito costante tra nazioni, forze politiche, associazioni impegnate in questo ambito e cittadini, in risposta a problemi ormai reali e non solo previsti. L’“opportuno” e il “desiderabile” si stanno rivelando, come molti avevano predetto, il “necessario” per la sopravvivenza nostra e delle generazioni a venire.
Con colpevole ritardo, sono arrivati i primi cambiamenti, molti dei quali hanno introdotto novità nella nostra vita quotidiana. La produzione di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili ha avuto un notevole impulso, come possiamo notare dal fiorire dei pannelli fotovoltaici sui tetti di molte case. È stata resa obbligatoria la raccolta differenziata; i sacchetti in plastica non riciclabile sono stati sostituiti da altri in materiali biodegradabili. A fare la spesa si va con borse solide e riutilizzabili. Abbiamo sentito parlare di ecologia Greta Thunberg e tutti i personaggi che con lei hanno conversato alla pari, non ultimo il Dalai Lama.
Il grande mondo, insomma, fa i primi passi nella direzione giusta. Lo stesso fanno i singoli, ognuno con i propri ritmi. Succede così che io scarichi sul mio smartphone la app AWorld, alleata dell’ONU nel divulgare comportamenti ecosostenibili… e scopra di mettere già in pratica gran parte dei suggerimenti che mi propone.
Per me è la dimostrazione che, parallelamente alle nuove leggi da rispettare e ai consigli da seguire, si sta sviluppando una sensibilità reale, quella che colma la distanza tra i discorsi degli esperti e il sentire delle persone comuni – la sensibilità che può renderci non solo ottemperanti, ma creativi nelle scelte ecologiche della vita quotidiana.
Sì, perché oltre all’Ecologia con la maiuscola esiste anche un’ecologia che non fa notizia, quella delle nuove abitudini e dei piccoli accorgimenti quotidiani che nulla hanno di eccezionale, adottati non per dovere, ma per rispetto e – mi viene da dire – per amore.
Materiali alternativi
Quando si parla di vita quotidiana, tutti abbiamo abitudini (ne ho parlato QUI) cui tendiamo a restare fedeli, non sempre per motivi validi. Rischiamo così di perderci innovazioni vantaggiose dal punto di vista dell’ambiente e del risparmio.
L’uso della plastica in cucina è ancora molto diffuso, ma spesso esistono ottime alternative. Tutto parte dal domandarsi: se la plastica non esistesse più, cosa utilizzerei? Oltre ai contenitori in plastica, esistono anche quelli in vetro e in silicone.
Posso coprire un cibo da riporre in frigorifero con la pellicola trasparente, ma anche con un piatto o un coperchio. I sacchetti per il congelatore possono essere in plastica, ma anche in silicone, come in silicone può essere il tappetino che sostituisce la carta da forno. Non mancano le critiche a questo materiale, ma credo valga la pena di informarsi bene prima di rinunciare alle caratteristiche positive che offre.
Per avvolgere i cibi solidi si possono usare anche imballaggi alimentari biodegradabili con cera d’api, in sostituzione della pellicola trasparente da cucina. Si sagomano con le mani sul cibo e possono essere riutilizzati numerose volte, dopo averli lavati con acqua fredda e detersivo per piatti, con una spugna morbida, in modo da preservare la cera. Non sono privi di difetti, ma vale la pena di provarli.
Più sfuso, meno contenitori
Stanno aprendo ovunque negozi che vendono pasta, legumi, biscotti, detersivi, tè e molto altro, tutto sfuso. Si possono riutilizzare contenitori di plastica e sacchetti, invece di gettarli, e i prezzi sono spesso interessanti.
Ammorbidente? No, asciugatrice
L’asciugatrice consuma energia elettrica. Se però avete montato dei pannelli fotovoltaici, avrete a costo zero biancheria morbidissima, senza usare ammorbidenti inquinanti.
Detergenti: meno liquidi, più solidi
Shampoo, dentifrici e saponi, che spesso siamo abituati ad acquistare liquidi, esistono anche in forma solida, contenuti in confezioni di carta riciclabile. Nel caso del dentifricio, si tratta di pastiglie da masticare prima di spazzolare i denti. Le saponette durano a lungo, si sprecano meno e si risciacquano più facilmente dei saponi liquidi, con minore consumo d’acqua. In commercio se ne trovano per tutti i gusti e per tutte le esigenze. Meno diffusi nei supermercati sono dentifrici e shampoo solidi, comunque reperibili in molti negozi bio e online.
Conoscere la raccolta differenziata
Alzi la mano chi non si è mai trovato a guardare un articolo da gettare via, domandandosi: “e questo, in quale contenitore andrà?”. La scelta giusta non è sempre ovvia.
Qualche sorpresa? I bicchieri non vanno smaltiti con il vetro, sebbene siano… di vetro. I gusci dei molluschi non sono biodegradabili, anche se in alcune città è permesso che vengano conferiti nei contenitori dell’umido. Gli escrementi del cane, invece, devono finire nel contenitore dell’indifferenziato. Soprattutto è bene sapere che ogni comune può avere sue particolarità.
I rifiuti altrui… sono anche miei!
Mi capita spesso di trovare rifiuti lungo le strade e nei prati e boschi della mia zona. Già, perché c’è chi non cerca nemmeno un bidone della spazzatura, altro che raccolta differenziata!
Il mondo, però, è “mio” anche fuori dal mio giardino. Non mi sembra quindi così strano raccogliere qualche pacchetto di sigarette e qualche lattina mentre cammino, per dare loro la giusta collocazione. Molte città organizzano giorni di raccolta dei rifiuti abbandonati, in cui i cittadini stessi si attivano come operatori ecologici, ma l’anno ha 365 giorni…


Vale anche la quantità
Rinunciare in toto ai materiali non riciclabili, a partire dalla plastica, è quasi impossibile; e anche quando è possibile, a volte si rivela davvero scomodo e complicato. In questi casi, prima di rinunciare, vale sempre la pena di ricordare che già ridurre i materiali dannosi, se non eliminarli, è importante per l’ambiente. Come dicevo nel mio articolo sulla “via di mezzo” che cambia il mondo, poco è sempre molto più di niente, e spesso prepara al poco successivo.
Bando agli sprechi
Ultimo punto della mia lista, non certo per importanza. Se si parla di acqua, le scelte ecologiche hanno effetti positivi anche sulla bolletta: evitare di lasciare il rubinetto aperto nei momenti in cui non serve, in cucina o mentre si spazzolano i denti o ci si insapona sotto la doccia; montare rubinetti con sensore (in cucina può essere migliorativo anche il rubinetto a due scatti con intensità di flusso diverse); non gettare nell’acquaio l’acqua del cane o quella rimasta nella caraffa, quando può servire a innaffiare le piante.
Lo spreco, però, non colpisce soltanto l’acqua. Ammetto che inizialmente i miei familiari sono rimasti un po’ perplessi nel vedermi tagliare a metà tubetti di dentifricio e creme per viso e corpo, solo per accedere al prodotto rimasto in fondo al contenitore, altrimenti pronto per essere gettato (per la cronaca, per richiudere la confezione basta tagliare via la parte centrale e incastrare le due estremità). La loro perplessità si è trasformata in sorpresa nel vedere la quantità di prodotto che viene recuperata in questo modo.
Prima di gettare via qualsiasi cosa, anche in materiale riciclabile, vale sempre la pena di domandarsi se la sua vita sia davvero terminata o possa proseguire in qualche forma. L’idea è: usare sempre, usare tutto. Che si tratti di cibo avanzato, di indumenti o di altro, riflettere prima di buttare significa non soltanto mettere in circolo una quantità più limitata di materiali da smaltire, ma anche e soprattutto onorare il valore – diverso dal prezzo – di ciò che ha svolto per noi un servizio.
Tutto quello che ci passa per le mani ha origine nella Natura e contiene il lavoro di chi l’ha coltivato, lavorato, distribuito, venduto. Trattare con gratitudine e rispetto ciò che fa parte della nostra vita materiale è già un buon punto di partenza per aiutare l’ambiente.
Grazia Gironella
Grazia Gironella, nata a Bologna, vive ai piedi delle montagne friulane. Ha pubblicato, oltre a numerosi racconti e al manuale di scrittura creativa Nel cuore della storia, i romanzi Cercando Goran, Veronica c’è e Tutti gli amori imperfetti. È presente in rete con il blog Scrivere Vivere.