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Plastica di patate, che cos’è?

Un prodotto ecologico e biodegradabile che potrebbe rappresentare una concreta alternativa alla plastica tradizionale, scopriamo insieme che cos’è la plastica di patate

Il consumo eccessivo di plastica, ormai è noto, rappresenta uno dei principali problemi ambientali. Un’alternativa ecologica e biodegradabile è data dalla plastica di patate, scopriamo oggi insieme che cos’è e che caratteristiche ha.

La plastica di patate, non è una fantasia, ma da poco una realtà, grazie all’invenzione di un giovane ricercatore svedese Pontus Törnqvist, vincitore del James Dyson Award 2018. Si tratta di un’innovazione ricca di potenzialità e che davvero può diventare una concreta alternativa alla plastica tradizionale, a tal punto da far vincere al suo inventore una prestigiosa competizione internazionale di design che premia le invenzioni più originali e che più contribuiscono alla protezione dell’ambiente secondo i criteri dell’eco-design.

Plastica di patate, che cos’è?

La plastica di patate è un materiale a base di fecola di patate ed acqua che, volendo, possiamo tranquillamente mangiare! Fecola ed acqua vengono mescolate, scaldate ed addensate fino a creare un composto che viene versato in precisi stampini esposti al calore fino a che prendono la forma desiderata.

La plastica di patate si presta per creare prodotti usa e getta come posate, bicchieri, piattini, cannucce che risultano essere flessibili e resistenti tanto quanto quelli in plastica tradizionale.

La differenza importate è che si tratta di una plastica biodegradabile e rispettosa dell’ambiente, capace di decomporsi in circa due mesi.

Ricordo che la classica plastica richiede circa 450 anni per decomporsi, un tempo quindi esorbitante che nel corso di questi ultimi decenni ha creato una vera e propria emergenza ambientale.

Già la possibilità di sostituire i classici oggetti monouso con prodotti biodegradabili ed aggiungo naturali, come questa plastica di patate, sarebbe un passo importantissimo. E soprattutto, spalanca le porte all’innovazione, alla ricerca, alla sperimentazione di sempre nuove alternative.

La bellezza di questa invenzione, a mio avviso, sta nel fatto che il giovane ricercatore svedese è partito da un alimento comune, economico e molto diffuso nel suo territorio, come lo sono appunto le patate. E in modo veramente semplice, quasi banale, ha saputo sfruttare ed ottimizzare la capacità addensante della fecola.

Sì, proprio quella fecola che anche noi usiamo per addensare il budino, per dare morbidezza all’impasto di torte e biscotti. Quando si dice, che abbiamo davvero tutto sotto il naso!

rifiuti, plastica
patate

Questa invenzione si colloca sulla scia di altre sperimentazioni ed invenzioni come quella delle stoviglie polacche di grano o le posate edibili indiane a base di riso, miglio o grano, questi tutti prodotti vegani.

L’obiettivo comune a tutti è sempre quello di contrastare lo spreco della plastica, soprattutto di quella usa e getta. Pensiamo che solo negli Stati Uniti ogni anno vengono usati circa 40 miliardi di utensili di plastica monouso e lì, dove regnano sovrani i fast food, queste invenzioni potrebbero determinare una concreta svolta.

Intanto, la legge europea del 2021 ha vietato la produzione e il consumo di plastica monouso, come posate e cotton fioc. Un punto di partenza, almeno qui in Europa, per trovare e iniziare a sperimentare delle concrete alternative da esportare poi su scala mondiale.

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Edito da

Psicologa food coach, esperta di alimentazione ed igiene naturale, di tecniche di rilassamento e mindfulness, vegan food blogger, segue attraverso consulenze online le persone nel cambio di alimentazione e di stile di vita. Conduttrice radio/tv, attrice ed autrice di libri per bambini e ragazzi. Suo il blog www.isabellavendrame.com in cui trovare articoli e ricette. Segue da diversi anni un'alimentazione vegetale e senza glutine, genuina e naturale, uno stile di vita che le ha regalato salute, sorriso e benessere.

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