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La relazione uomo-cane: una complessità, ancora senza nome

La relazione uomo-cane. La mia esperienza con Martin, da cui è nato il romanzo a lui dedicato “Martin. Per sempre insieme”. Di Marcello Albanesi

Sono noti e famosi alcuni aforismi attribuiti a menti eccelse della storia dell’uomo, dedicati al cane. Perché da sempre, da quando circa 35000 anni fa iniziò il processo di addomesticamento del lupo, quello tra uomo e cane è un qualcosa che affascina e non può lasciare indifferenti.

E non lascia, infatti, indifferenti. Ognuna di queste frasi è compresa a fondo, davvero, solo da chi ha avuto la fortuna (o il coraggio, chissà!) di vivere un’esperienza così forte e profonda con un cane.

“L’amore per un cane dona grande forza all’uomo”, scriveva Seneca. Mentre Schopenauer arriva al punto da affermare che “Chi non ha avuto un cane, non sa cosa significhi essere amato”. Poi Freud decifra quello che in seguito, grazie agli studi moderni della zooantropologia e dell’etologia (ma non solo) hanno chiarito e messo in evidenza, ovvero che: “Il sentimento per i cani è quello stesso che nutriamo per i bambini”.

“Il cane è una specie unica nel regno animale, poiché ha capito come unirsi ed adattarsi ad una comunità di un’altra specie – segno di competenze sociali sofisticate. Gli psicologi definiscono la competenza sociale come l’abilità degli individui di armonizzare i propri bisogni ed aspettative con il gruppo. Essa dipende dal padroneggiare una serie di abilità complesse: generare attaccamento, regolare l’aggressività, imparare e seguire le regole, fornire assistenza e partecipare alle attività del gruppo.

Questa gioca un ruolo fondamentale quando i membri di una specie non umana partecipano alle nostre unità sociali. È per questo che quando si progettano studi che coinvolgono uomini e cani si devono tenere in considerazione tutte le caratteristiche della competenza sociale. Così possiamo capire la loro compatibilità con noi. […]

Una componente cruciale della competenza sociale è l’abilità di creare attaccamento. Molti ricercatori (se sono molti, qualcuno va citato) sono concordi nell’affermare che il legame di attaccamento dei cani giovani o adulti ed i loro proprietari, ricordi molto quello che esiste tra madre e neonato.”

(www.stateofmind.it/2015/12/uomo-cane-amicizia)

In questi giorni tutti abbiamo visto un’immagine forte, diventata presto virale, su qualsiasi social e che ha commosso e toccato il cuore di chiunque vi abbia posato il proprio sguardo. Quella foto mostra una ragazza in Ucraina che cammina verso un confine ancora lontano, con un solo zainetto a tracolla e il suo cane pastore anziano che si lascia portare su una spalla. Diciassette chilometri a piedi per poter raggiungere – insieme – il confine e trovare un rifugio sicuro non solo per lei ma anche per il suo compagno peloso.

Un TG nazionale italiano, ha trasmesso un breve servizio sugli animali da affezione che sono stati tratti in salvo insieme alla propria famiglia. “In tanti diranno che è strano o assurdo -commenta una giovane donna all’intervistatrice- ma non avrei mai lasciato il mio cane. Ha camminato con noi senza mai fare storie, come se sapesse, come se avesse capito tutto. Per noi è uno di famiglia!”

Ecco. La relazione uomo-cane, o più genericamente uomo e animali domestici, non è spiegabile solo con la scienza, in modo esclusivamente razionale. C’è molto di più. Qui mi concentrerò in particolare sul cane come animale da compagnia, ma quanto segue è applicabile a qualsiasi altro animale.

La scienza ci dice che all’interno della relazione tra il proprietario (sì, proprietario e non “padrone”, termine che rimanda un rapporto di schiavitù e di inevitabile superiorità dell’uomo sull’animale) e il suo cane “scatta una interazione positiva visiva e tattile che dà una sensazione di benessere in entrambi i soggetti: aumenta la secrezione di:

  • Ossitocina o ormone delle coccole, fiducia, empatia, formazione del legame di coppia;
  • Beta-endorfine: euforia, sollievo del dolore;
  • Prolattina: legami sociali e comportamenti genitoriali, soddisfazione;
  • Feniletilamina: relazione sentimentale;
  • Dopamina amplifica le sensazioni piacevoli e riduce la secrezione di cortisolo, ormone associato allo stress.”

[tratto da “La relazione uomo-animale” -PDF-, Prof. Angelo Quaranta Medico Veterinario Comportamentalista Dipartimento diMedicina Veterinaria Sezione di Scienze comportamentalie Bioetica animale Università di Bari; J. Odendaal e R. Meintjes, Neurophysiological Correlates of Affiliative Behaviour between Humans and Dogs, 2003, Veterinary Journal, vol. 165, n.3, pp.296-301]

La relazione uomo-cane: una complessità, ancora senza nome

Questo da un punto di vista scientifico, dunque. Da un semplice punto di vista umano, con il proprio cane scatta un sentimento fortissimo d’amore che è indissolubile. Un amore profondo e sconvolgente verso un essere senziente di grande intelligenza ed empatia.

Un amore talmente profondo e complesso che non ha ancora un nome, come mette bene in rilievo – e giustamente! – la Professoressa Lucia Francesca Menna (Docente di Igiene Veterinaria e Zooantropologia sanitaria – Dipartimento di Medicina Veterinaria – Università di Napoli Federico II) nella postfazione del mio libro:

“D’altra parte non esiste ancora una parola che definisca questo Amore –afferma-. C’è l’amore romantico, l’amore filiale, l’amore materno e paterno ma questo amore non è contemplato dal vocabolario; sarà, probabilmente perché è un amore complesso con tante sfaccettature difficili da definire, perché una relazione con un cane è così articolata che incarna tante relazioni e sentimenti insieme.

Si è genitore del proprio cane quando ce ne prendiamo cura e lo proteggiamo, ma loro sanno rivelarsi Maestri se sappiamo osservarli, perché sanno “stare” nel presente, vivendolo e accettandolo completamente (ammirate i cani anziani e lo capirete!) un cane, però è nel contempo anche un amico impagabile per passeggiare, esplorare sentieri, ascoltarci e instancabile compagno di giochi.

Penso, però che con molta probabilità non ci siano parole, perché sarebbe necessario un salto epistemologico profondo e rivoluzionario, bisognerebbe uscire dall’antropocentrismo che ha strutturato il nostro modo di percepirci nel mondo per abbracciarne un altro che ci conduca a viverci finalmente come membri di un ecosistema.”

libro, Martin, per sempre insieme, Marcello Albanesi
relazione uomo-cane

“Martin. Per sempre insieme”

Quando mi è “arrivato” Martin, era una palletta di pelo lucidissimo con gli occhi viola e non sapevo a cosa sarei andato incontro. Aveva solo trentacinque giorni. Insieme abbiamo vissuto una esperienza straordinaria, per quasi sedici anni fino all’ultimo suo respiro.

Era un sabato quando entrò nella mia vita e un sabato quando sul tavolo d’acciaio dell’ambulatorio della mia amica veterinaria lo sottoposi all’eutanasia. Un’esperienza dovuta che mai avrei voluto affrontare ma che per amore non potei rifiutare.

Da quel lutto, a distanza di qualche mese, nacque in me l’esigenza di scriverne.

Esistono studiosi e scienziati straordinari che hanno affrontato l’argomento, uno per tutti, che io stimo profondamente, Roberto Marchesini. A loro rimando per una conoscenza più tecnica e meno emotiva, in rete -oggi- non è certo difficile rimediare testi, appunti e spunti sull’argomento.

“Martin. Per sempre insieme” è un racconto viscerale che coinvolge, commuove e diverte. In tanti che lo hanno letto ci si sono ritrovati, specchiati. Ancora, la Professoressa Menna scrive:

“Immagino che raccontando di questa Morte, questo libro ha avuto un profonda funzione catartica anche per l’Autore, come lo è stato per me e per chiunque lo abbia fatto leggere: ma in fondo gli animali sono questo, proprio attraverso la loro capacità di amare e stimolare in noi questo sentimento senza difese o strutture, riescono con la loro vita più breve della nostra ad insegnarci a capirla, a viverla, ad accettarla nei suoi cicli nella certezza della sua intelligenza.”

A cura di Marcello Albanesi

Libro “Martin. Per sempre insieme” di Marcello Albanesi

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