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Dieta vegana e vegetariana: danni alle ossa?

Rischio di fratture alle ossa? Improbabile con le diete a base vegetale ben bilanciate ed un corretto stile di vita

Dieta vegana e vegetariana causano danni alle ossa? È ampiamente dimostrato come le diete a base vegetale, se bilanciate, portino vantaggi in termini di salute, mantenimento del giusto peso corporeo, protezione dalle malattie croniche e da molte forme di cancro. Come insegnano le blue zones, tutto questo potrebbe tradursi anche in una vita più lunga, o forse sarebbe più corretto parlare di estensione della giovinezza o della “vita senza patologie”.

L’accento sulla necessità di una corretta informazione sul come rendere queste diete adeguate od ottimali dal punto di vista nutritivo, è tutt’ora critico in quanto non esiste ancora, nel nostro mondo occidentale, una “cultura vegetale”. Questo significa che per la maggior parte delle persone il concetto delle proteine è ancora legato alla carne, uova e latticini ed il concetto della reperibilità del calcio dietetico è legato unicamente a questi ultimi. Ecco come, in questo schema, trascurare le necessarie conoscenze su come bilanciare la dieta, possa avere conseguenze sulla salute.

È il caso di chi, ad esempio, s’improvvisa “veg” sostituendo carni e latticini con farine bianche e alimenti pronti. Ad esempio, sostituendo i latticini con dei “formaggi vegetali” che sono nutrizionalmente poveri ma ricchi di calorie vuote, grassi saturi e sale, deleteri per le ossa. Talvolta si ignora totalmente la necessità delle integrazioni della vitamina B12, della vitamina D quando non è possibile esporsi sufficientemente al sole.

Impostare una dieta vegana corretta è ben diverso dal mero privarsi della componente animale nella dieta abituale,

è necessario ricomporre il necessario puzzle di nutrienti con una varietà di cibi almeno non inferiore alla dieta, diciamo, “tradizionale”. Per fare questo bisogna, in un certo senso, “reimparare” a mangiare e, a guardare i dati, godere dei vantaggi che porta. Da una linea più snella ad una pressione del sangue più corretta, colesterolo e trigliceridi più contenuti e livelli di antiossidanti e sostanze protettive più elevati.

Ancora perplessi? Le diete a base vegetale sarebbero da promuovere attivamente nell’interesse comune anche solo per il risvolto ambientale, dato il progressivo e inarrestabile deterioramento dell’ambiente ed il pericoloso cambio climatico.

Danni alle ossa?

È recente uno studio britannico dove si rileva un aumentato rischio di fratture nei vegani di una coorte, che, senza stratificazioni (“distinzioni per fattori che confondono i risultati”), risulta del 43%. Sicuramente un dato non trascurabile. Il rischio di fratture sembra maggiore in particolare per l’anca e gli arti inferiori. Particolare accento alla carenza dietetica di calcio, al minor tenore proteico e alla minor presenza di grasso corporeo. Che si traduce in minor carico sulle ossa e in minor quantità di estrogeni circolanti che, si sa, aiutano la salute ossea.

Possiamo affermare sulla base di questo studio che i vegani siano a maggior rischio di fratture rispetto agli onnivori? No, e gli stessi autori sono piuttosto chiari a riguardo.

Possiamo escluderlo? No, dobbiamo attendere ulteriori dati.

Dobbiamo trascurarlo? No, possiamo trarre, da questo studio e da altri precedenti, informazioni importanti per tutti, vegan o non vegan.

Va, innanzitutto, posto l’accento sul fatto che lo studio è cominciato nel 1993 ed i dati sono stati raccolti oltre 10 anni fa. All’epoca, non vi erano chiare linee guida su come bilanciare correttamente una dieta vegetale. È ragionevole supporre che ci siano stati errori anche importanti nella composizione di queste diete.

La salute ossea è il risultato di un gran numero di fattori, i quali sono stati valutati solo in parte, come fanno notare gli autori stessi.

Questi fattori rimasti “scoperti” possono avere una grande influenza nell’interpretazione dei dati.

Uno di questi, piuttosto consistente, è l’apporto di calcio dietetico. Chiunque conosce il tema dell’importanza del calcio per la salute delle ossa, quindi nessuna novità.

Un altro fattore è il BMI, cioè l’Indice di Massa Corporea: i vegan sono risultati più magri della controparte onnivora. Questo è uno dei vantaggi più noti delle diete a base vegetale, dal momento che, già solo quest’unico dato si traduce in un minor rischio di un grande numero di patologie. Tuttavia un BMI più basso, nelle donne in post-menopausa (in particolare le donne che perdono peso dopo l’inizio della menopausa), significa anche maggior esposizione al rischio di osteoporosi. Il motivo è legato all’esercizio cui le ossa sono sottoposte nei movimenti quotidiani, grazie alla gravità.

La correzione di questi fattori ha mostrato di ridurre la distanza tra il numero di fratture dei vegan rispetto agli onnivori.

Notiamo anche come le stratificazioni tra sottogruppi, ad esempio, le donne in menopausa con BMI simili, siano piuttosto esigue, quindi l’affidabilità di questi dati ha limiti importanti. Questo è un esempio di quanto sia complicato giungere a dati significativi negli studi di popolazione quando si valutano stili dietetici.

Ma quanti altri fattori importanti mancano all’appello nello studio britannico?

Sicuramente gli altri micronutrienti.

L’apporto proteico è un fattore importante ma difficile da inquadrare, in quanto le proteine in eccesso, soprattutto se di origine animale, tendono ad aumentare le perdite di calcio con le urine. Dall’altro lato, però, aumentano i livelli circolanti di un fattore di crescita che aiuta la salute ossea anche se “peggiora” rischi importanti: l’IGF-1 (fattore di crescita simil-insulinico 1). Strettamente connessa a questa voce, come fanno notare gli autori, c’è anche quella della “forza muscolare”.

Altri fattori, come la vitamina B12, non sono stati valutati, compreso il numero delle fratture precedenti al tempo dove i dati sono stati raccolti. Su questi elementi alcune considerazioni saranno fatte qui di seguito.

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Ricapitolando

Si può, oggi, concludere che le diete vegane sono pericolose per le ossa “di per sé?” No, questo studio solleva alcune questioni che meritano approfondimenti, i quali potranno confermare il rischio e/o fornire importanti indicazioni su come evitarlo.

Se fosse confermato un rischio residuo di fratture ossee? Andrebbe quantificato e inserito nel puzzle dei rischi connessi ai vari tipi di dieta. Con le conoscenze attuali, se ben bilanciata, la dieta vegana e le diete a base vegetale in generale, restano ancora le più efficaci nel contrastare le maggiori cause di morte per patologia in occidente.

Esistono strategie per ridurre il rischio di fratture, prendendo in considerazione le osservazioni fatte dalla letteratura scientifica? Assolutamente sì, e, a ben vedere, sono sempre le stesse:

  1. Fare in modo che la dieta sia ben bilanciata in macro e micronutrienti, che preveda adeguati apporti di calcio, proteine, fosforo, magnesio vitamina D, K e B12 come previsto nelle linee guida del piatto veg.
  2. Mantenere, per tutta la vita, un BMI “normopeso”, evitando diete drastiche “fai-da-te” soprattutto nelle donne adolescenti e in post-menopausa.
  3. Fare regolarmente attività fisica, con l’ausilio di pesi e sotto la guida di esperti, in modo da stimolare correttamente il turnover (ricambio) osseo ed una corretta mineralizzazione ed avere una muscolatura che protegge ossa ed articolazioni, riducendo, al contempo, il rischio di cadute. L’attività fisica, anche se di un certo tipo, sembra essere un modo per aumentare i livelli di IGF-1 circolante senza rischi.

Alla luce delle conoscenze attuali, dieta vegan si può considerare rischiosa o protettiva per la salute? Stando alle conoscenze attuali, tutte le diete a base vegetale, se ben bilanciate ed inserite in un corretto stile di vita, aiutano a ridurre il rischio delle principali patologie causa di disabilità e di morte nel mondo occidentale.

Dott.ssa Anna Sarni

Consigli per la lettura

“Milk and Parkinson’s Disease: the galactose hypothesis”, Anna Sarni, Luciana Baroni

Edito da

Anna R. Sarni, autrice della serie “tutta la verità sul latte”, Medico Veterinario, Master in Alimentazione e Dietetica Vegetariana, studentessa in Scienze della Nutrizione Umana. Da anni ricercatrice indipendente sul rapporto tra la nutrizione e la salute, prima animale poi, negli ultimi 15 anni, umana. Autrice di articoli peer reviewed e coautrice del libro “Milk and Parkinsons’ Disease: the galactose hypothesis”, particolarmente appassionata di temi riguardanti il latte vaccino, nonché la nutrizione ed il neuroinvecchiamento. Segue da oltre 30 anni un’alimentazione a base vegetale, diventata esclusivamente vegetale negli ultimi 12 anni.

Ultimo commento
  • Ho 68 anni.da 10 sono vegana (precedeNtemente 15 da vegetariana),).in questo anno di pandemia,il mio nuovo mefico di base mi ha prescritto il dosaggio della vit.D e la densitometria ossea…..tutto benissimo

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