Che cos’è la carne coltivata, detta anche carne sintetica, carne in vitro, carne cellulare, carne in provetta, carne artificiale, carne pulita?
Con tecniche di ingegneria dei tessuti equivalenti a quelle utilizzate nella medicina rigenerativa, gli scienziati generano carne coltivata dalle cellule di animali vivi. Ottengono un prodotto molto più vicino nel gusto e nella consistenza alla carne tradizionale, rispetto a qualsiasi alternativa a base vegetale. E questo sappiamo che piacerà molto a tutte quelle persone che non vogliono sentir parlare di sostituti vegetali della carne.
La carne coltivata sta per arrivare in sostituzione di quella proveniente da animali macellati
Perché non possiamo più considerare la carne coltivata solo uno sfizio culinario ma dobbiamo ritenerla l’unica alternativa possibile alla totale distruzione ambientale del pianeta? La domanda di carne globale raddoppierà nel giro di pochi anni, questo malgrado le diete plant based e la cultura vegan si stiano diffondendo su grande scala.
Il veganismo salverà il mondo?
Siamo di fronte all’inizio di un futuro senza allevamenti intensivi e sicuramente questo è grazie all’avvento e alla crescita esponenziale del movimento vegano fondato da Donald Watson nel 1944. Ancora più forte però è l’ascesa dei riduzionisti, ovvero di coloro che riducono sensibilmente il consumo di carne nella loro dieta.
Possiamo sperare che la crescita del lifestyle vegano e dei riduzionisti intercetti quella della domanda di carne, tanto da arrestarla, o comunque da ridurla drasticamente? Purtroppo no! Nessuno studio, nessuna previsione o statistica può confermare questo. Non sarà la crescita del numero di vegani o dei simpatizzanti vegan nel mondo a causare l’estinzione degli allevamenti intensivi e quindi della sofferenza animale. Potenzialmente questi movimenti potrebbero riuscirci ma impiegherebbero decine di anni, forse secoli, tempi che la Terra non può aspettare.
Allevamenti intensivi e surriscaldamento globale
L’industria della carne sta letteralmente distruggendo il nostro pianeta, torturando e uccidendo ogni anno decine di miliardi di esseri senzienti e danneggiando la salute umana. Niente, tranne la carne coltivata, dà più la speranza che un giorno saremo in grado di soddisfare la crescente domanda di carne senza che si danneggi ulteriormente il pianeta e senza perpetrare lo sterminio degli animali. Con l’avvento della carne coltivata s’intravede una via d’uscita. A tutti gli effetti è la sola soluzione alternativa che abbiamo a disposizione. Prendere o lasciare!
Sappiamo tutti che il degrado del pianeta e il conseguente surriscaldamento sono dovuti principalmente alla presenza degli allevamenti intensivi. Occorrono quindi provvedimenti immediati per porre fine ad essi e la “carne di Frankistein”, come qualcuno la chiama scherzosamente. Sembra essere l’unica alternativa disponibile allo stato attuale.
Quale futuro ci attende se si continuerà ad incrementare l’industria della carne?
Secondo alcune ricerche il consumo di carne, entro il 2030, grazie a forti politiche di sensibilizzazione, potrebbe dimezzarsi ma solo nei paesi ad alto reddito. E tutto il resto del pianeta? Nella maggior parte dei paesi poveri o in via di sviluppo il consumo di carne resterà ancora per molto simbolo di benessere e il suo consumo crescerà esponenzialmente.
I terreni occupati dagli allevamenti intensivi, che a breve supereranno il 50% di tutta la superficie terrestre priva di ghiaccio, aggraveranno il degrado globale del suolo terrestre, l’inquinamento atmosferico, l’inquinamento e la scarsità dell’acqua e la perdita di biodiversità.
Quanto incidono gli allevamenti intensivi sul bilancio ecologico del pianeta?
- Rappresentano il 5% delle emissioni globali di anidride carbonica antropica
- Rappresentano il 44% delle emissioni di metano di origine antropica. Sono la causa principale del cambiamento climatico, poiché il metano è 34 volte più nocivo dell’anidride carbonica
- Costituisce il 44% di tutte le emissioni di protossido di azoto antropogeniche, il più potente gas serra (GHG = Greenhouse gases)
- Costituisce il 75-80% delle emissioni agricole totali
(Fonte: climatenexus.org)
Senza l’adozione di soluzioni alternative come la carne coltivata, la nostra stessa generazione, o al massimo quella successiva, vedrebbe con i propri occhi il collasso ecologico del pianeta e tutto quello che ne consegue.
Carne sintetica, unica valida alternativa disponibile al momento?
Per la prima volta nella storia dell’umanità, si sta mettendo un’opzione sul tavolo. L’avvento della carne coltivata, rappresenta un’alternativa rivoluzionaria, l’unica disponibile al momento, va quindi presa in considerazione con la massima urgenza. Ma è una soluzione etica, che non implica la sofferenza animale? No, non di certo e vedremo qui di seguito il perché.
Per fare un esempio, rispetto alla carne di manzo convenzionale, si stima che la carne coltivata di manzo potrà ridurre l’uso del suolo di oltre il 95%, le emissioni che provocano i cambiamenti climatici fino all’88% e l’inquinamento da sostanze inquinanti l’atmosfera del 95%.
L’incontro di Veggie Channel con Mark Post, uno dei pionieri della carne coltivata
Già nel 2018 Veggie Channel si occupò di questo tema intervistando a Berlino il Prof. Mark Post, un antesignano di questa tecnologia che utilizza l’ingegneria tissutale per creare carne coltivata partendo da cellule staminali di animale. Mark Post e Peter Verstrate hanno fondato la “Mosa Meat”, una start-up olandese. Nel 2013 crearono il primo hamburger al mondo sintetizzato da cellule di bovino, senza però aver macellato alcun animale.
È passato solo qualche anno da quando raccogliemmo la testimonianza di Mark Post e già alcuni ristoranti nel mondo propongono nel loro menu hamburger di carne coltivata. Il prezzo di queste “prelibatezze” non è ancora alla portata di tutti, ma il dottor Post stima che il costo di produzione della carne coltivata si abbasserà nel giro di 8-10 anni. Una volta raggiunta la massa critica, quando esso diventerà più basso di quello della carne tradizionale, allora quest’ultima cesserà di esistere.
Quali investimenti si stanno facendo nel settore della carne coltivata?
In questi ultimi anni il settore della carne coltivata si è evoluto enormemente, ora sul mercato vi è un numero crescente di imprenditori come Bill Gates che sta investendo enormi risorse (Memphis Meats nata nel 2017). C’è motivo di pensare che la carne derivata da animali ben presto sarà solo un ricordo del passato.
Menti brillanti hanno dedicato la loro vita per trasformare in una realtà questa importante alternativa. L’arrivo della carne coltivata sembra inevitabile. Non ci resta altro che prepararsi a ciò? Se la risposta è si, allora dovremmo iniziare a pensare all’impatto che avrà sulla tecnologia, come sarà regolamentata e come verrà percepita dalle differenti popolazioni.
Il primo tentativo di coltivare delle fibre muscolari fu nel 1971 ad opera di Russell Ross, un patologo americano che realizzò un tessuto liscio derivato dal maiale e fatto crescere in coltura cellulare in laboratorio. Dal 2001 anche la NASA ha cominciato questo tipo di sperimentazione producendo carne coltivata in vitro a partire da cellule di tacchino.
Nella serie televisiva “Upload” addirittura s’immagina che in futuro serviremo a tavola carne ottenuta nella nostra cucina con una speciale stampante 3D.


“Meat the future” di Liz Marshall, il documentario che la dice lunga sulla carne coltivata
Di recentissima uscita è il documentario “Meat the future” di Liz Marshall, presentato in Canada al Melbourne Documentary Film Festival. Un lavoro molto accessibile a tutti e che potrebbe far cambiare idea a molti reticenti. Mette sotto una buona luce il movimento “carne coltivata”, ovvero della carne ottenuta senza macellazione.
“Meat the Future” è un film che prende molto sul serio il suo soggetto. È un documentario educativo sull’avvento nella nostra società della carne coltivata, rispettosa dell’ambiente (forse no) ma pur sempre di origine animale.
La carne coltivata è cruelty free, ovvero prodotta senza sofferenza animale?
Qui casca l’asino, bisogna sapere che le cellule animali, dalle quali si producono i tessuti per realizzare gli hamburger e le bistecche “artificiali”, sono ricavati dal siero del sangue di animali, inevitabilmente allevati e poi macellati. Produrre carne coltivata in larga scala implicherebbe inevitabilmente degli allevamenti.
Se il substrato per la crescita dei tessuti continuerà ad essere il siero di sangue, la sofferenza animale sarà inevitabile. Inoltre, la produzione di carne sintetica avverrebbe in impianti industriali complessi che necessiterebbero di enormi quantità di energia. E che impatto avrà sul pianeta la produzione di questa energia? E se fosse analogo a quello prodotto oggi dagli allevamenti intensivi?
Sono ancora molti gli interrogativi intorno alla questione della carne coltivata, noi non abbiamo un’opinione definitiva. È importante continuare ad informarsi ed essere sempre pronti a rimettere in questione le proprie convinzioni. Di certo non abbiamo tempo per filosofeggiare aspettando che i big del pianeta decidano in funzione dei loro tornaconto personali. Nel nostro piccolo possiamo dare un contributo significativo adottando e promuovendo un’alimentazione a base vegetale.
A cura di Massimo Leopardi
Meat the Future, documentario sulla carne coltivata, intervista alla regista Liz Marshall
Consigli per la lettura
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Clean Meat: How Growing Meat Without Animals Will Revolutionize Dinner and the World
Billion Dollar Burger: Inside Big Tech’s Race for the Future of Food
L’hamburger di Frankenstein. La rivoluzione della carne sintetica