Storia dell’avvento del latte vaccino nell’alimentazione umana. Introduzione alla serie “Tutta la verità sul latte” con la Dott.ssa Anna Sarni
Il latte vaccino fa bene alle ossa o porta via il calcio dalle ossa? Il latte fa venire il muco oppure non c’è niente di meglio di una tazza di latte caldo quando si ha il raffreddore? Il latte dà dipendenza? Il latte fa venire il cancro? Fa crescere i bambini? Infiamma? È una fonte insostituibile di vitamine e calcio? Il latte fa venire le allergie? È vero che se smetti di bere latte diventi intollerante? Il latte fa invecchiare o mantiene giovani? Fa bene al cervello?
Sui media si legge e si sente tutto ed il contrario di tutto, siete d’accordo? Ma chi ascoltare? Non è sicuramente facile orientarsi, quindi accade spesso che si crei una divisione netta tra chi si schiera pro o contro qualcosa, in maniera, talvolta, “politica”. Esiste una soluzione a questo status quo? Io dico che esiste, se tra chi comunica la scienza e chi ascolta si chiariscono alcuni punti essenziali e si fa una sorta di “patto”.
Io vorrei fare qualcosa di diverso, rispetto al comunicare quello che Anna Sarni pensa sul latte. Vorrei trasmettervi quello che so sul latte, magari esprimendo anche la mia opinione a latere, ma mantenendo il focus sui famosi “dati scientifici”. In modo che, alla fine della serie, chi mi avrà seguito sarà in grado di destreggiarsi tra le informazioni e le opinioni che si troverà a discutere o ad ascoltare.
Insomma vorrei fare “divulgazione scientifica”. Ma cos’è la Scienza?
Definizione di “Scienza” presa dal Treccani: “Insieme delle discipline fondate essenzialmente sull’osservazione, l’esperienza, il calcolo, o che hanno per oggetto la natura e gli esseri viventi, e che si avvalgono di linguaggi formalizzati.” Ecco che la Scienza si configura non come un’entità concreta ma come un “metodo”.
Ed ho una triste notizia per tutti noi, me compresa: nonostante avrete le risposte alle domande espresse poc’anzi, molto di rado esse saranno “sì” o “no”, perché, purtroppo, la Scienza arriva ad avere risposte certe solo raramente e dopo lunghe e tortuose ricerche. La maggior parte delle volte si esprime con “associazioni”, “probabilità”, possibilità” ed una serie, spesso infinita (nel senso di non finita) di “dipende”. Il latte non fa eccezione, anzi…
Prima che la metà di voi subodori roba troppo complicata, per far contenti tutti abbiamo pensato, con il fantastico team di Veggie Channel, di fare così. I miei video saranno composti di una prima parte, molto semplificata ed estremamente breve, per chi non ha voglia o strumenti per comprendere e dipanare la matassa di informazioni. Ed una seconda parte più lunga, dettagliata e tecnica, per chi vuole approfondire. Al video sarà accompagnato un articolo con tutti i riferimenti bibliografici. Critiche costruttive e domande saranno le benvenute e potrete indirizzarle a me a questo indirizzo: anna.sarni@scienzavegetariana.it
Il latte è l’alimento più difficile da eliminare
Per cominciare, in questa puntata introduttiva, prima di addentrarci nelle domande “calde”, quelle sulle quali c’è più confusione ed un dibattito più acceso, vorrei accennare ad alcuni aneddoti interessanti sul latte.
Il latte vaccino probabilmente è il più “confortante” tra gli alimenti, il più discusso, amato, odiato, artisticamente citato, regolato e tra i più studiati. Per questo è anche il più difficile da trattare.
Se una di queste notti di fine estate tiriamo su il naso, possiamo scorgere la Via Lattea, la nostra galassia, dove si trova il sistema solare. Si narra che Zeus, approfittando del sonno di Era, le attaccò suo figlio Eracle al seno e che il poderoso bambino, agguantandolo con erculea forza, ne fece schizzare il latte verso il cielo, creando così la Via Lattea. Questa divenne, dunque, la strada che gli dei percorrevano per recarsi al palazzo dei loro sovrani.
Siamo talmente legati al latte che il latte è l’alimento più difficile da lasciare quando il medico, o, per i vegan, la coscienza ce lo chiede. Così legati che ci sembra faccia parte della nostra storia da sempre. In verità il latte vaccino è l’alimento più recentemente introdotto sulla tavola dell’umanità. Siamo chi siamo, fatti come siamo, senza averne bevuta nemmeno una goccia.
Storia del consumo del latte vaccino
Il consumo di latte da specie diverse dalla nostra, risale al tardo Mesolitico, quindi a circa 10.500 anni fa. I primi formaggi sono comparsi durante un periodo di tempo variabile dai 5.000 agli 8.000 anni fa nel continente europeo. (Copley MS et al., 2005; Leonardi M et al., 2012; Evershed, RP et al., 2008; Craig OE et al., 2015)
Questo dato comporta che la nostra specie si sia evoluta senza assumere latte animale fino a “pochi minuti fa” (da un punto di vista di “adattamento biologico”, secondo logiche darwiniane). Se questo è vero, è tuttavia interessante, come vedremo nel paragrafo dedicato, interpretare la rapida espansione di un gene che ci consente di digerire il suo zucchero principale: il lattosio. Di questo parleremo nella puntata dedicata all’intolleranza al latte.
Sono occorsi migliaia di anni perché il consumo di latte si diffondesse nel mondo e, a dirla tutta, ancora si sta diffondendo. Sono ancora estese le aree del pianeta dove il latte non è parte comune della dieta, in particolare in Asia e nell’Africa sub-sahariana dove l’intolleranza al lattosio, difatti, è la regola e non l’eccezione.
Nel nostro continente, inoltre, come in altri, il consumo di latte vaccino così come lo intendiamo oggi, quindi presente nella dieta quotidiana e, spesso, in più pasti, è cominciato verso la fine degli anni ‘50 – inizio anni ’60 quando, diventato economicamente accessibile, si è diffuso nelle case lo strumento che serve a conservarlo, poiché latte e latticini sono deperibili: il frigo.


Prima di allora si vedevano consumi limitati e soprattutto relegati a chi abitava in campagna e a chi poteva permettersi di comperare il ghiaccio per alimentare frigoriferi a ghiaccio o ghiacciaie, o le nevaie, sostituite dal frigorifero elettrico nel secondo dopoguerra. Da qui il dato secco: consumiamo latte e latticini da pochi decenni.
Il latte vaccino è indispensabile per i bambini?
Qualcuno obietterà che altre cose non c’erano nella nostra dieta: la pizza, i wurstel, le patatine fritte. Se non fosse che gli ingredienti di questi alimenti erano già presenti sulla tavola della nostra specie, alla quale mi riferisco quando parlo di “evoluzione darwiniana”.
Fatto che ci porta dritti alla domanda di oggi, che, dati i tanti minuti trascorsi, sarà tanto semplice quanto breve. “Il latte è indispensabile per i bambini?” Sono, purtroppo, ancora tanti i professionisti che sostengono questa tesi alla quale voi avrete già dato una risposta e non sarete sorpresi dalla mia. No.
La parola “indispensabile” è stata, difatti, censurata dallo IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria), a seguito della segnalazione della LAV (Lega Anti Vivisezione). Questo termine era utilizzato nella campagna realizzata dal Mipaaf (Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) nel 2016. A seguito di questa vicenda la campagna è stata cambiata ed il termine “indispensabile” giudicato “pubblicità ingannevole” è stato tramutato in “importante”.
Il latte vaccino è dunque importante per la crescita dei bambini? Restate con me, ne parleremo nella prossima puntata.
Riferimenti
- Copley MS, Berstan R, Mukherjee AJ, Dudd SN, Straker V, et al. Dairying in Antiquity III. Evidence from absorbed lipid residues dating to the British Neolithic. 2005 Journal of Archaeological Science 32, 523–546
- Leonardi M, Gerbault P, Thomas M.G., Burger J. The evolution of lactase persistence in Europe. A synthesis of archaeological and genetic evidence. International Dairy Journal 2012. Feb; 22: 90-96
- Evershed, RP, Payne S., Sherratt, A. G., Copley, M. S., Coolidge, J., et al. Earliest date for milk use in the Near East and southeastern Europe linked to cattle herding. 2008. Nature 455, 528–531
- Craig, O. E., Chapman, J., Heron, C., Willis, L. H., Bartosiewicz, L., et al. Did the first farmers of central and eastern Europe produce dairy foods? 2005 Antiquity 79, 882–894.
Consigli per la lettura
“Milk and Parkinson’s Disease: the galactose hypothesis”, Anna Sarni, Luciana Baroni