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Sclerosi multipla: perché scegliere la dieta vegana

Come affrontare la patologia della sclerosi multipla dal versante dell’alimentazione. Ne parliamo con la Dott.ssa Silvia Goggi

La sclerosi multipla è una patologia neurologica su base autoimmune che coinvolge la sostanza bianca. La sintomatologia è varia e riguarda diversi distretti: si va dalla perdita della vista a difficoltà nella deambulazione, dalla perdita del controllo degli sfinteri alle parestesie.

L’andamento della patologia è caratterizzato da fasi in cui la patologia si manifesta ad altre fasi invece in cui rimane quiescente. In una minor percentuale di casi la sclerosi multipla ha un andamento progressivo dal momento della diagnosi.

È più frequente nelle donne e viene diagnosticata solitamente intorno ai 20-30 anni.

Esistono dei fattori genetici, quindi una predisposizione che viene ereditata ma è l’ambiente a giocare un ruolo determinante poi nel manifestarsi di questa patologia.

Se andiamo a vedere gli studi di popolazione, poi gli studi migratori, esistono delle aree nel mondo come in Giappone, in Africa, in Cina e in alcuni altri paesi a non elevata industrializzazione, dove questa patologia è pressoché sconosciuta.

Le persone che abitano in questi luoghi a bassa incidenza di sclerosi multipla, se migrano in zone come, ad esempio, in Nord America o in Europa dove la sclerosi multipla è molto più diffusa, vedono aumentare il loro rischio.

Questo significa che l’ambiente più che la genetica gioca un ruolo determinante.

Come intervenire con l’alimentazione così da allungare il più possibile la fase in cui la sclerosi multipla rimane quiescente?

Da un punto di vista di terapia, chiaramente oltre alla terapia di tipo medico farmacologico possiamo affiancare delle considerazioni di tipo nutrizionale.

Da un punto di vista nutrizionale è bene prestare attenzione, innanzitutto, oltre cha alla composizione della dieta, anche allo stato della vitamina D.

È importante che tutti vi prestino attenzione ma soprattutto i pazienti affetti da sclerosi multipla dovrebbero assicurarsi che i loro livelli sierici di vitamina D siano almeno superiori a 50 nmol/L.

L’integrazione con vitamina D è sicura fino alle 4000 u.i. al giorno di questa vitamina.

Per quanto riguarda i fattori dietetici invece, è consigliato seguire una dieta a basso contenuto di grassi saturi, perché una dieta a basso contenuto di grassi saturi si è dimostrata allungare il tempo tra una ricaduta e l’altra.

È bene ricordare che i grassi saturi sono presenti quasi esclusivamente nei prodotti di origine animale e in particolare in formaggi e carni rosse.

Da un punto di vista della composizione della dieta è bene prestare attenzione ad un adeguato apporto di acidi grassi essenziali che sono l’acido linoleico e l’acido alfa-linolenico.

Sempre per non eccedere in grassi saturi è bene assumere questi due nutrienti da alimenti di origine vegetale che per definizione hanno una componente di grassi saturi praticamente nulla, fatta eccezione per alcuni grassi vegetali come l’olio di palma e l’olio di cocco che non sono ovviamente consigliati.

E quindi via libera per assumere acidi grassi omega 6, a frutta secca e a semi oleosi ma sempre stando attenti a controbilanciarli con un adeguato apporto anche di acidi grassi essenziali omega 3. In particolare con semi di lino, olio di semi di lino, semi di chia, noci o semi di canapa.

Consigliamo anche: L’importanza della vitamina D

nutrizionista, dieta vegana
Dott.ssa Silvia Goggi
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