Cos’è lo svezzamento? Cosa e quanto dovrà mangiare il bambino? Risponde la Dott.ssa Maria Alessandra Tosatti
Il periodo in cui il lattante introduce nella sua dieta alimenti diversi dal latte, materno o formulato, per soddisfare le nuove esigenze nutrizionali viene definito svezzamento o, più correttamente, alimentazione complementare. Quest’ultima definizione esprime bene il fatto che i cibi solidi si affiancano al latte senza sostituirlo, e ne complementano l’apporto nutrizionale nei mesi successivi.
Progressivamente, secondo i tempi individuali, ridurrà l’assunzione di latte e aumenterà il consumo di cibo solido fino a diventare l’esclusiva fonte nutritiva del bimbo che, a questo punto, avrà acquisito il modello dietetico della famiglia.
Il passaggio dall’alimentazione esclusivamente lattea a quella solida è una tappa fisiologia della crescita ma, ancora troppo spesso, viene vissuta con molte preoccupazioni e incertezze (cosa e quanto dovrà mangiare? Come? e se non mangia?).
Il modo miglior per trovare risposta a queste domande è quello di osservare il proprio bimbo e accogliere ciò che sa comunicare, senza porsi con atteggiamenti rigidi né aspettative! Ci farà capire quando è interessato ad assaggiare, se vuole fare da solo o essere imboccato, quando ha fame e quando è sazio!
L’inizio dello svezzamento: quando si introducono i cibi complementari?
L’inizio dello svezzamento coincide con nuove esigenze nutrizionali (come l’aumentata richiesta di ferro) e con la comparsa di alcune competenze neuromotorie, digestivo-metaboliche, immunitarie, renali che permetteranno al bambino di esprimere l’interesse per il cibo, afferrarlo per portarlo alla bocca con movimenti coordinati, tenerlo in bocca, masticarlo, deglutirlo e digerirlo in modo ottimale. Queste caratteristiche sono variabili da soggetto a soggetto e legate ai tempi di sviluppo di ogni singolo bambino ma generalmente compaiono intorno al sesto mese, con una finestra di qualche settimana in più o in meno.
Altro requisito fondamentale è il chiaro interesse per i cibi solidi che il bimbo manifesta osservando i genitori durante il pasto con molta curiosità, desiderio di imitazione, tentativo di “rubare” il cibo dal piatto. Questo requisito è molto importante perché se il bimbo non è interessato a scoprire e assaggiare il nuovo cibo, pur essendo presenti i requisiti psico-motori, sarà inutile tentare di farlo magiare con successo!
Fino ai 6 mesi le più importanti organizzazioni sanitarie internazionali, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Fondo per l’Infanzia dell’ONU (UNICEF), considerano il latte l’alimento ideale ed esclusivo. L’EFSA sostiene che:
(…) il latte materno è nutrizionalmente adeguato fino a 6 mesi nella maggioranza dei casi, ma talvolta è necessaria l’introduzione di cibi solidi prima dei 6 mesi in supporto al latte materno per garantire un adeguato sviluppo ed un’adeguata crescita.
Per questo le indicazioni della letteratura internazionale indicano come periodo accettabile per l’introduzione dei cibi solidi quello compreso tra la diciassettesima e la ventiseiesima settimana (4°–6°mese compiuti). Uno svezzamento precoce, prima dei 6 mesi, deve essere giustificato da specifiche esigenze nutrizionali o di salute riconosciute dal pediatra. Diversamente, non c’è nessun beneficio ad inserire la frutta a 4 mesi e mezzo o iniziare con le pappe ai 5.
Perché svezzare?
A partire dai 6-8 mesi, le maggiori esigenze nutrizionali necessarie ad assecondare la rapida crescita del bimbo non sono più soddisfatte dall’allattamento esclusivo, per questo vengono affiancati i cibi complementari che ne completano l’apporto di energia e nutrienti necessari per l’accrescimento ottimale del bambino.
Inoltre, a questa età il bimbo manifesta delle nuove competenze fisiologiche che lo portano a voler (e dover!) condividere il cibo dei genitori, ad essere sempre più autonomo e a sentirsi parte della famiglia, a partire dal riconoscimento del suo posto e della sua presenza a tavola.
Questi elementi che ne favoriscono la crescita emotiva ed affettiva. In questo periodo l’osservazione, la manipolazione, il gioco con il cibo, attività che facilitano l’accettazione di nuovi gusti, colori e consistenze e si acquisiscono le corrette abitudini alimentari che verranno mantenute negli anni successivi.
Nel periodo dell’alimentazione complementare l’allattamento, materno o artificiale, prosegue a richiesta, almeno fino ai 12 mesi e oltre, fino a quando mamma e bimbo lo desiderano.
Come svezzare?
Non esiste un “metodo migliore” per introdurre i cibi solidi nella dieta del bambino: ogni famiglia dovrà trovare la propria strada, quella più compatibile con le proprie abitudini, tempi, e soprattutto, in grado di far vivere il momento del pasto condiviso con gioia e serenità, senza ansie, tensioni e frustrazione! Per questo è importante non farsi condizionare da schemi, regole, orari rigidi: l’unica regola è mettere il bimbo al centro e osservare i sui bisogni!
C’è chi sceglierà un’alimentazione complementare a base di pappe, con l’utilizzo dei babyfood o di creme e omogeneizzati preparati in casa da materie prime fresche, altre famiglie preferiranno l’alimentazione complementare a richiesta, o autosvezzamento.
In entrami i casi i pasti dovranno essere strutturati in modo tale da combinare i nutrienti (carboidrati, proteine, grassi, vitamine e sali minerali) in modo bilanciato, per evitare carenze o eccessi. Ogni pasto dovrà quindi comprendere una quota di carboidrati complessi (da cereali e derivati e dalle patate), una fonte proteica (è bene inserire da subito i legumi e abituare i bimbi ad apprezzarli i fin da questa fase!), le verdure (senza eccedere) e i grassi, che in questa fase, sono importantissimi.
Nel caso dell’alimentazione complementare tradizionale sarà importante:
- non seguire in maniera rigida le tabelle con le grammature: sono quantità indicative, ogni bimbo ha il suo appetito, la porzione giusta è quella che decide lui!
- mantenere il bimbo a tavola con la famiglia anche se mangia pietanze diverse, sarà comunque un’esperienza stimolante e di crescita emotiva, il vostro esempio faciliterà la condivisione del pasto verso i 12 mesi.
- diversificare le preparazioni e incrementare progressivamente la consistenza (dalle creme si passerà a pastine/pasta e cibo frullato/tritato in modo grossolano, fino ad offrire i pezzetti intorno agli 8-9 mesi). Questo permetterà al bambino di sperimentare rapidamente nuove consistenze e nuovi sapori.


Nel caso dell’alimentazione complementare a richiesta viene condiviso da subito lo stesso cibo dei genitori, adeguatamente offerto per forme, dimensioni, consistenze e tipi di preparazioni.
Non si usano pietanze differenziate, cibi specifici per bambini, né tabelle o grammature di riferimento. I genitori dovranno proporre cibi sani, pasti bilanciati e assecondare i segnali di interesse per il cibo solido le richieste del bimbo che sceglierà quanto e cosa mangiare del cibo proposto, in base ai suoi segnali di fame e sazietà.
Questo approccio diventa spesso un’occasione per rivedere la dieta della famiglia, migliorandola dove possibile, per renderla varia, bilanciata, basata sull’uso di cibi semplici e poco trasformati.
Non vanno modificati gli orari e la durata dei pasti, sarà il bimbo ad adeguarsi iniziando a condividere questi momenti con il resto della famiglia. Questo percorso mette al centro il bimbo riconoscendone da subito autonomia e valorizzando le sue competenze sempre nuove.
A cura della Dott.ssa Maria Alessandra Tosatti, Biologo nutrizionista, Specialista in biochimica clinica, Master in Alimentazione e Dietetica Vegetariana.
Riferimenti
WHO
- https://apps.who.int/iris/handle/10665/66389
- https://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0004/98302/ws_115_2000fe.pdf
Espghan
- https://journals.lww.com/jpgn/fulltext/2017/01000/complementary_feeding___a_position_paper_by_the.21.aspx
MINISTERO
- http://www.salute.gov.it/imgs/c_17_pubblicazioni_2520_allegato.pdf
UPPA
- https://www.uppa.it/alimentazione/svezzamento/sette-semplici-passi/
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