Esistono studi in cui la dieta ha migliorato le malattie infiammatorie croniche intestinali, come il Morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa?
Le IBD (in italiano MICI – malattie infiammatorie croniche intestinali) sono patologie infiammatorie croniche a carico del tubo digerente che tipicamente possono avere le caratteristiche cliniche del morbo di Crohn e della rettocolite ulcerosa.
Dal momento che queste patologie si manifestano con sintomi quali diarrea e dolori addominali, le persone affette da IBD vengono (anche in ospedale – purtroppo) messe a dieta povera di fibre e basata su prodotti animali. Ma è veramente la dieta migliore per loro?
Tra i fattori di rischio di queste patologie spiccano i grassi saturi e le proteine animali. Eccedere con questi alimenti può ravvicinare il tempo che intercorre tra le ricadute. Esistono studi in cui la dieta ha migliorato la patologia? E quale la dieta in questione? Scopriamolo insieme alla Dott.ssa Silvia Goggi.
Cosa sono il Morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa?
Il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa sono le cosiddette malattie infiammatorie croniche intestinali. Hanno delle caratteristiche in comune anche se presentano diverse differenze.
Per esempio, il morbo di Crohn può interessare qualunque tratto del tubo digerente, dalla bocca all’ano, e di solito si approfonda nella mucosa del tubo digerente. Per questo sono frequenti, come complicanze, fistole e anche delle stenosi conseguenti all’infiammazione del tubo digerente. Soprattutto il morbo di Crohn non interessa tratti continui ma alterna aree affette da aree invece rimaste non affette.
Per quanto riguarda invece la rettocolite ulcerosa, questa solitamente affligge l’ultima parte dell’intestino e non si addentra oltre il tratto più superficiale della mucosa intestinale.
Quando c’è il sospetto diagnostico di rettocolite ulcerosa oppure di malattia di Crohn si fa un tipo d’indagine strumentale per immagini. Quindi si fa un’endoscopia con prelievo di reperti di tessuto che vengono analizzati.
Nei casi particolari poi possono essere utilizzati anche la TAC o l’esame radiologico, però più per la valutazione delle complicanze come fistole o stenosi. Diciamo che la valutazione endoscopica con biopsia è il modo di fare diagnosi gold-standard.
Morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa: quali cause?
Le cause di queste patologie sono sconosciute anche se s’ipotizza un’iper-attivazione immunitaria nei confronti della flora batterica residente.
Possiamo però identificare dei fattori di rischio. Per esempio, la genetica, e quindi un’altro famigliare affetto da queste patologie, ma anche l’ambiente. Nei paesi industrializzati queste patologie sono in continuo aumento, mentre nei paesi meno industrializzati queste patologie sono pressoché sconosciute.
Dal punto di vista alimentare, è stata individuata una dieta che predispone allo sviluppo di queste patologie che è una dieta ad elevato consumo di prodotti animali, di grassi saturi, di carne e di latticini.
Quali sono le possibilità terapeutiche per queste patologie? Sono sicuramente di vari livelli, dagli antinfiammatori agli immunosoppressori, ai farmaci biologici oppure anche alla terapia chirurgica.
Che cosa possiamo fare con l’alimentazione?
Queste patologie sono caratterizzate come sintomi da diarrea, da dolori addominali, da febbricola, e comunque da un alterato stato dell’intestino, si possono arrivare ad avere scariche acquose molto frequenti, anche con del sangue.
Si pensa purtroppo, e questo è anche molto diffuso negli ospedali, che la dieta ideale nelle fasi attive della malattia sia quella ricca di alimenti come prosciutto, carne, parmigiano, purè di patate con il burro.
Invece gli studi smentiscono tutto questo, perché nella fase attiva, quindi quella in cui si ha diarrea, si hanno scariche più volte al giorno, chiaramente andrà fatta una dieta povera di fibre. Però poi vedremo come questa si possa realizzare in modo completamente vegetale.
Mentre nelle fasi di quiescenza (perché queste patologie alternano fasi di quiescenza rispetto a fasi attive) non ha senso fare quella dieta ricca di affettati, di salumi, di latticini che è come abbiamo visto un fattore predisponente a sviluppare le malattie infiammatorie croniche intestinali.
È stato fatto questo studio nel quale due gruppi affetti da queste patologie hanno seguito per due anni, in un caso una dieta come quella che purtroppo spesso si prescrive a chi è affetto da questa patologia, quindi povera di fibre, ricca di carne e ricca di formaggi stagionati.
Mentre un altro gruppo ha seguito una dieta semi-vegetariana, praticamente quasi completamente vegetale eccezion fatta per 3-4 porzioni di prodotti animali a settimana. Queste porzioni di prodotti animali, non essendo necessarie, si sarebbero potute evitare.
Dopo 2 anni il gruppo che ha seguito la dieta semi-vegetariana era, per la quasi totalità, oltre il 90%, ancora libero da remissione della malattia, quindi stava ancora bene. Invece più del 50% dei soggetti che avevano seguito una dieta di tipo occidentale, quindi ricca di proteine e di grassi animali, aveva avuto una ricaduta della malattia.
Quindi contrariamente a quello che oggi si fa negli ospedali, sarebbe molto meglio prescrivere ai pazienti affetti da malattie infiammatorie intestinali, anche nelle fasi di quiescenza una dieta vegetale, perché appunto è stato dimostrato scientificamente.
Per quanto riguarda le fasi attive, il fatto di doversi alimentare con una dieta povera di fibre, chiaramente per non aggravare l’alvo diarroico, non significa mangiare prosciutto e parmigiano.
Si può fare una dieta povera di scorie anche cibandosi di alimenti vegetali. Per esempio, si può fare colazione con del latte di riso e del pane tostato. La frutta e la verdura si possono consumare sotto forma di estratti, oppure sotto forma di quelle verdure in frutto, con poche fibre, come la zucca, le zucchine o le carote o anche le patate.
Si può consumare il tofu, per esempio, che è un alimento naturalmente privo di fibre. Poi sarebbe meglio, solo per la fase di riacutizzazione della malattia, non consumare cereali integrali.
Queste eccezioni alle regole che normalmente dovrebbero essere applicate nel pianificare una dieta a base vegetale, quindi quella di consumare cereali integrali, tante verdure, ecc., possono essere sospese temporaneamente nei periodi di riacutizzazione della malattia.
Non è così grave, anche perché abbiamo visto che se si segue una dieta quanto più vegetale possibile, queste riacutizzazioni saranno un problema che si ripresenterà molto lontano nel tempo.


Attenzione al lievito!
Un’altra raccomandazione dietetica che si può fare ai pazienti con malattie infiammatorie intestinali croniche, soprattutto il morbo di Crohn, è quella di evitare il lievito, anche sotto-forma di lievito inattivo come quello alimentare in scaglie che si utilizza come insaporitore spesso nelle diete vegane.
Questo perché si è visto che nei pazienti con morbo di Crohn, proprio per questa iper attivazione immunitaria nei confronti dei microrganismi residenti, sono presenti degli anticorpi anti lievito, anti Saccharomyces cerevisiae (ASCA) che possono aggravare i sintomi, quindi il decorso della malattia.
Consigliamo anche: Infiammazione intestinale e benefici della dieta vegana
Consigli per la lettura
“La mia famiglia mangia green”, Silvia Goggi