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Osteopatia dinamica evolutiva, che cos’è?

Dopo aver scoperto sul numero di marzo di Terra Nuova questo nuovo approccio osteopatico, chiediamo a Francesca Abburà di spiegarci cos’è e come funziona il suo nuovo metodo chiamato osteopatia dinamica evolutiva

Un nuovo approccio osteopatico per ritrovare benessere e sbloccare blocchi e disfunzioni. Dopo la sua recente intervista su Terra Nuova, chiediamo a Francesca Abburà, osteopata, di spiegarci cos’è e come funziona l’osteopatia dinamica evolutiva.

Francesca, io da tanti anni ho scelto l’osteopatia come percorso da affiancare nella mia vita per ritrovare il benessere. Mi sono anche resa conto di come ci siano diversi metodi, di come è possibile trovare diversi professionisti che lavorano anche in modo completamente diverso. Quindi ho capito, da persona che fruisce, la difficoltà di trovare la strada di benessere giusta attraverso l’osteopatia.

Francesca, siamo nelle tue mani. Intanto partiamo dalle basi. Cosa vuol dire l’osteopatia, che metodi ci sono?

L’osteopatia dinamica evolutiva mi è nata da dentro perché alla scuola di osteopatia insegnano più un approccio muscolo-scheletrico, viscerale, impariamo a maneggiare il cranio, studiamo la complessità del cranio.

Quindi ho coniugato più discipline insieme. In pratica nell’osteopatia dinamica evolutiva c’è un approccio meccanico (quindi muscolo-scheletrico, viscerale, craniale) al corpo umano, quindi è quello che insegnano nelle scuole di osteopatia.

Poi io sono una persona molto curiosa, quindi sono andata avanti, ho approfondito e di conseguenza sono andata ancora a studiare l’osteopatia somato-emozionale secondo il metodo di Jean Dominique Moll il docente francese. Poi ci ho associato anche l’osteopatia biodinamica, secondo il metodo creato da James Jealous che ci ha lasciati un paio di anni fa. E lo seguo qui in Italia con Gregory Yesensky che è un suo allievo diretto.

In pratica è come se è nata in me l’esigenza di mettere insieme più discipline. Un approccio meccanico musculo-schelettrico, un approccio sommato-emozionale, un approccio biodinamico.

E poi anche lavoro insieme a dei colleghi per la rieducazione funzionale della bocca (perché nella bocca ci sono delle vere e proprie mappe, qui è tracciato tutto il nostro vissuto). Quindi con l’aiuto di colleghi dentisti che praticano anche la dentosofia.

E adesso collaboro con gli optometristi, perché anche la nostra visione definisce tanto la nostra percezione, e di conseguenza, nel momento in cui l’occhio avesse un deficit, è importante rieducare la vista, e di conseguenza si otterrà una visione anche diversa rispetto alla realtà.

Osteopatia dinamica evolutiva: la prevenzione, la cura e l’evoluzione dell’essere umano

Quindi mettendo insieme tutti questi aspetti, è nata l’osteopatia dinamica evolutiva il cui scopo è la prevenzione, la cura, ma anche l’evoluzione dell’essere umano. Perché nel momento in cui tu lasci andare un qualche blocco interno che si manifesta, un qualche cosa che ti affligge, ti rende la vita meno bella.

Quando tu su quel distretto vai in armonia, il dolore sparisce e tu hai acquisito una nuova forma dell’essere. Quindi sei diventato con la versione migliore di te stesso perché hai avuto un apprendimento, l’innalzamento della consapevolezza, proprio perché hai lasciato andare alle spalle degli schemi vecchi che erano radicati nel corpo.

Ci stai dando tantissimi ingredienti, una valanga di cose. Mi sembra di capire che con il tuo metodo che hai creato, hai abbracciato la totalità della persona. Ci parli di bocca, ci parli di vista, ci parli di emozione… Mi sembra di capire che con questo metodo possiamo andare a lavorare sull’interezza del nostro corpo.

Osteopatia dinamica evolutiva: le emozioni bloccate

Cosa vuol dire quando tutti dici: “Ho un sintomo fisico, andiamo a creare un effetto positivo anche a livello emozionale”? Cosa significa?

Noi siamo un’interezza. Partiamo sempre dall’anatomia. Anatomicamente le vie della percezione dolorifiche sono le stesse vie della percezione dell’emozione. È impossibile scorporare un’emozione da un dolore. Quando la persona arriva a studio e ti dice: “io ho sempre male a un ginocchio, io ho sempre male alla cervicale, io sempre ho mal di schiena”… queste problematiche sono sempre associate a una parte emozionale che è stata repressa, rimossa, qualcosa che si è annidato, che magari risale alla primissima infanzia, al parto.

Nel corpo è scritto tutto, noi ad un certo punto dimentichiamo, ma il corpo non dimentica niente. Tutto quello vissuto emozionale che ci ha fatto male, viene accuratamente rimosso. Infatti nella persona si blocca il diaframma, la persona è contratta, non si lascia mai andare, il respiro diventa superficiale.

Spesso mi portano i bambini che respirano alzando le spalle. Lì stai tranquillo che ci annidato un trauma emozionale. Infatti poi i genitori mi raccontano che, mentre prima il bambino dormiva con la bocca aperta che russava, già dopo 2-3 sedute inizia a dormire con la bocca chiusa perché ha recuperato la respirazione corretta nasale.

Quindi quando il bambino non respira, noi pensiamo al naso, ma invece dobbiamo pensare al mantice sotto, il diaframma perché è il diaframma che gestisce la respirazione.

Noi respiriamo 18 mila volte al giorno. Se respiriamo con la bocca, sono 18 mila mancati passaggi dentro il naso che faranno sì che il naso non respirerà più ad un certo punto.

Perché dobbiamo respirare col diaframma?

Se poi noi respiriamo meglio, queste piccole conquiste nel tempo quanti altri vantaggi ci danno?

Infatti nel tempo si concretizzano perché anche il diaframma che potrebbe farci venire il mal di schiena, per esempio, di cui tante persone soffrono. Perché c’è un aumento della forza di gravità, e se noi non respiriamo, il diaframma ha proprio il compito di creare un meccanico antigravitario, per cui noi non dovremmo percepire la gravità che ci schiaccia. Ma se lui non funziona bene, noi ci sentiamo il carico.

Quindi tante lombalgie sono collegate a un diaframma bloccato per meccanismi emozionali, tutte cose che ci hanno dato fastidio che noi teniamo sotto, di cui non siamo più coscienti.

È un po’ il centro di noi il diaframma, come dico anche nei miei corsi di rilassamento: “ascoltiamo il respiro perché il respiro sa tutto di noi, dice e ci racconta ogni volta qualcosa di nuovo.”

Come sbloccare il diaframma?

In termini pratici come operi tu, come lavori per riuscire a sbloccare il diaframma e per rendere questa apertura di diaframma anche costante, duratura profondamente impressa in noi?

Quando la persona ti arriva in studio, non è che l’osteopatia classica l’hai dimenticata. Devi guardare anche il sistema muscolo-scheletrico. Quando capisci che la primarietà in quel momento per quella persona è di tipo respiratorio, lavori con la parte dell’osteopatia somato-emozionale.

La persona si sdraia sul lettino, vengono fatte delle vibrazioni sul corpo. Come se il cervello non parlasse più con la zona di pertinenza dove l’emozione è stata rimossa, somatizzata, ma il fatto che le vibrazioni riconnettono l’area cerebrale e la zona di pertinenza, è come se riaccendessero il circuito. Nel momento in cui il circuito viene riacceso, ecco che la comunicazione avviene. Quando il cervello si accorge che c’è un problema, il cervello da solo recupera.

Non siamo fatti per soffrire, solo che certe cose non le rimuoviamo perché la vita semplicemente deve andare avanti. Quindi le teniamo sotto perché sennò gli shock sarebbero troppo forti e di conseguenza in qualche modo per gestire, ad esempio, un lutto, la cosa più brutta che ci possa capitare, noi intanto la schiacciamo sotto, poi però, se continua ad annidarsi sotto, crea dei problemi alla lunga distanza.

Quindi mi sembra di capire che quando noi abbiamo un segnale del nostro corpo, che comunque dobbiamo abituarci ad accogliere e ad ascoltarlo, dobbiamo farci delle domande e di non aver mai paura di andare troppo giù, troppo alle radici.

Pensa il primo trauma della vita di ognuno è il parto. Io dico sempre: dovete portare i neonati. Perché sei in quel momento, il bambino era un po’ girato del cordone e per un attimo non gli è arrivato bene il sangue al cervello, il bambino si è sentito di morire, ha già fatto una risposta adrenalinica, quindi verrà nel mondo e avrà già il respiro corto, bloccato. Quindi è importante liberare questi neonati.

Osteopatia dinamica evolutiva, “questo è il mio di mondo, chissà se altre persone vorranno condividerlo per il bene di tutti”

Il tuo metodo è ideale quindi non solo per le persone adulte, ma forse è necessario molto per i bambini, per i neonati. Quando pensare a rivolgersi o andare in cerca di un approccio come il tuo, comunque di un approccio almeno simile, visto che mi sembra che tu sia un po’ un Unicum presente sul nostro territorio?

Se altri colleghi condivideranno questa modalità di pensiero, poi magari potremmo lavorare in più persone con questo metodo.

Attualmente in Italia ci sei solamente tu con tua sorella a praticare questo questo metodo, l’integrazione di questi tre approcci?

Esatto, strutturato in questa modalità dove è necessario e doveroso da parte nostra di terapeuti andare ad indagare tutti questi aspetti di cui ti ho parlato prima.

Noi con quest’intervista ci facciamo anche i promotori attraverso i colleghi, quindi non solo alle persone che hanno un disagio, che hanno la necessità di ritrovare un percorso di benessere.

Sono filosofie di pensiero. Io mi ricordo che al quinto anno, quando hai già fatto il grosso dell’osteopatia, arrivava un professore e ti faceva pensare in un modo un po’ diverso, era meglio per me, poter aprire la testa e dire: “c’è anche quel modo di pensare”. Ci sono alcuni colleghi osteopati che mischiano la medicina tradizionale cinese, ad esempio.

C’è veramente un mondo. Adesso questo è il mio di mondo, quindi chissà se altre persone vorranno condividerlo per il bene di tutti.

osteopatia dinamica evolutiva, Framcesca Abburà, osteopata
osteopatia dinamica evolutiva, Framcesca Abburà

Cos’è l’osteopatia biodinamica?

Parlavi di medicina tradizionale cinese e di energia perché comunque mi sembra di capire che per te sia fondamentale anche questo flusso di energia. Come percepire se abbiamo dei blocchi energetici?

Quello è la biodinamica. La parte dell’osteopatia biodinamica è tutto nell’invisibile. Quando l’embione si forma, lui si forma a partire da delle cellule. Perché quella cellula miglia lì e diventa fegato? Perché quell’altra diventa occhio se sono partite dalla stessa cellula staminale Questo è il mistero della vita. Come dire che prima della formazione del corpo ci sono comunque delle energie che lavorano per quella formazione del corpo.

Nel momento in cui siamo disconnessi dal tutto, da quel fluire quella sincronicità della vita stessa, ecco che comunque anche lì si creano delle perturbazioni organiche, perché noi siamo disconnessi dal nostro essere. È più difficile da spiegare, vai proprio sull’invisibile, infatti il trattamento biodinamico stai lì, sembra che dormi. Si studia molti anni, il percorso per studiare l’osteopatia biodinamica dura 9 anni.

Francesca, ci hai veramente aperto un altro mondo, u’altra possibilità di benessere per prenderci cura di noi, o per prendersi cura in modo diverso, ancora più integrato delle persone.

Sito di Francesca Abburrà

Per contattare Francesca: osteopatiadinamicaevolutiva@gmail.com

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Terra Nuova Marzo 2023

Edito da

Psicologa food coach, esperta di alimentazione ed igiene naturale, di tecniche di rilassamento e mindfulness, vegan food blogger, segue attraverso consulenze online le persone nel cambio di alimentazione e di stile di vita. Conduttrice radio/tv, attrice ed autrice di libri per bambini e ragazzi. Suo il blog www.isabellavendrame.com in cui trovare articoli e ricette. Segue da diversi anni un'alimentazione vegetale e senza glutine, genuina e naturale, uno stile di vita che le ha regalato salute, sorriso e benessere.

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