Veggie life for Veggie people

Cosa fare in caso di blackout energetico?

Approfondiamo oggi insieme a Gabriele Bindi un tema molto attuale e di grande interesse. Cosa fare in caso di possibile ed improvviso blackout energetico?

La società di oggi ci sta ponendo dinanzi a continui cambiamenti, ci impone digitalizzazione e tutte le conseguenze legate a questo. Cosa fare in caso di improvviso blackout energetico e cosa significa tutto questo? Ne parliamo con Gabriele Bindi, autore di “Blackout” Terra Nuova Edizioni.

Quali sono i rischi? È veramente possibile a un certo punto svegliarsi al mattino e renderci conto che ci hanno staccato la corrente?

È un’eventualità sempre più probabile. È già successo nel 2003, ci fu un blackout, il primo grande blackout della storia Europea, si è verificato in Italia. Bastò che un pino cadesse sulla linea dell’alta tensione in Svizzera per mandare in tilt l’intero sistema nazionale della distribuzione elettrica con una serie di scompensi sulla rete, come effetto domino.

Oggi parliamo molto di questo rischio di blackout energetico, c’è anche molta paura, molto panico. Ci sono alcuni paesi europei che hanno lanciato l’allarme ben prima dell’inizio di questa grande crisi energetica. Il problema è quello della fragilità del nostro sistema energetico e d’altra parte anche la possibile carenza di approvvigionamenti energetici. Quindi è un problema reale con cui dobbiamo fare i conti prima o poi.

Secondo te, verrebbe improvvisamente o ci verrebbe in un certo senso lentamente?

È sempre possibile un rischio di un tracollo globale. Però credo più nella debolezza di alcune sistemi di rete, quindi potrebbero esserci, e ci sono già stati, blackout intermittenza quest’estate, ad esempio, in Lombardia, a Milano. Credo quindi più in diversi blackout che in un grande blackout energetico globale.

Che significato avrebbe questo?

Bella domanda, perché non è per niente banale, non stiamo parlando solamente di una luce che si spegne. Si spegnerà anche il collegamento internet, probabilmente anche i ripetitori non funzionerebbero più, non sapremmo a chi telefonare.

Stiamo parlando anche poi di interruzione di servizi di base: il riscaldamento in casa, i supermercati, gli ascensori, i semafori. Senza la corrente elettrica oggi siamo molto più esposti rispetto al passato ai rischi e pericoli di un blackout energetico. E questo anche rispetto al 2003. Oggi siamo profondamente interconnessi a livello di rete e non solo internet.

Cosa fare in caso di blackout energetico?

È importante conoscere il rischio per saperlo affrontare meglio. Il rischio più grande è quello di farti prendere dal panico, e quindi su questo è importante assolutamente prepararsi con un “kit di emergenza” rispetto al rischio del blackout, ma anche con una preparazione fisica e mentale adeguata.

Infatti nel tuo libro parli di ritrovare il rapporto con il buio. Questo secondo me è un enorme suggerimento, quello di ammorbidire il nostro rapporto con la tecnologia di dipendenza. In questi ultimi anni ci hanno resi dipendenti come non mai. Per lavorare, per fare la palestra… Per qualunque cosa dobbiamo essere connessi, dobbiamo lavorare a tutte le ore del giorno, anche di notte quando la nostra natura sarebbe contraria e sarebbe quella invece di spegnere tutto e andare a dormire.

È un tema che mi sta particolarmente caro, anche personalmente. Mi ricordo quando ero bambino e improvvisamente saltava la luce per qualche motivo (un tempo succedeva anche più spesso), ero felice che ad un certo punto fosse il buio, che si accendessero le candele, che si spegnesse la televisione, la radio e i rumori. Era un momento magico in cui si riacquistava un po’ una dimensione, la dimensione che per decenni abbiamo allontanato, e con cui però dobbiamo fare i conti. È quella dell’intimità dell’inferiorità, del silenzio, del buio.

C’è un discorso che mi sta particolarmente a cuore, cioè il fatto che abbiamo letteralmente violentato le nostre notti. In Italia dove c’è una sovraesposizione alla luce, quindi all’illuminazione pubblica notturna con l’aspettativa, la falsa speranza e l’illusione di poter ridurre la criminalità o incidenti sulle strade. In realtà tutti i dati ci mostrano il contrario. Anzi, ci mostrano che gli incidenti possono anche aumentare perché aumenta questa illusione di onnipotenza. La notte che deve essere cancellata per far spazio alla luce bianca del neon o del led.

La paura del buio

Credo che sia importante recuperare questa dimensione assolutamente, e credo che questa paura in realtà del blackout energetico si riconnetta ha una paura più profonda: la paura del buio. Dovremmo essere capaci di venire incontro al buio, di venire incontro alla passività, al lato “femminile” della vita.

In Italia consumiamo tanta energia elettrica per l’illuminazione pubblica, è comunque residuale rispetto agli altri consumi ma ci fa capire un po’ il problema. Noi spendiamo €28 a testa per l’illuminazione pubblica, mentre in Germania se ne spendono 5 o 6 di euro. Questo vuol dire che siamo più sicuri? Ci sentiamo più illuminati? Le cose non stanno così. È proprio una cattiva abitudine quella di voler cancellare, annientare il buio per far spazio alla luce.

Questo riguarda un po’ tutte le sfere, anche le schede educative, la sfera culturale. Siamo di fronte a una sovraesposizione di informazioni, di cibo, sovrapproduzione di cibo. Poi a un certo punto accade un qualcosa e questo fenomeno che accade è il blackout, come l’ho inteso io non sento anche più ampio rispetto allo spegnimento di una lampadina. Accade un qualcosa che ci riconduce al punto di partenza o che comunque ci costringe a fare i conti con la vita.

E la vita ci chiede probabilmente di rallentare un po’ i nostri ritmi. Ci chiede di recuperare il senso di quello che stiamo facendo e di ammettere, di lasciare entrare nelle nostre vite anche un po’ di mistero, un po’ di anima, un po’ più di buio, che fa parte delle nostre vite. Auguro tanta luce a tutti, ma c’è bisogno anche di attenuare un po’ la nostra sovraesposizione alla vita che abbiamo accumulato in questi anni.

Mi sembra di capire che una delle risposte a che cosa fare è proprio quello di non aver paura di quello che potrebbe accadere. Quello che possiamo fare è di cogliere l’opportunità invece che certe cose possono anche avere, come dici tu, il ritorno a riscoprire l’essere sconnessi, il buio, il rallentare, quella dimensione più tenue, meno illuminata da un lato, e far sì che l’illuminazione in realtà sia interiore.

crisi energetica
buio, natura

Diminuire le nostre dipendenze

Una parola che voglio usare è quella della dipendenza. Il modo migliore per affrontare la crisi energetica è quello di diminuire le nostre dipendenze. Quindi consumare meno, prima ancora che produrre nuova energia, rinnovabile si presuppone.

Ecco, ridurre la nostra dipendenza dalla “mega macchina”. Il fatto di stare tutto il giorno davanti a internet, ci pone anche qua a una dipendenza, ben incomprensibile, in assenza di luce internet non c’è. Però appunto dietro questo utilizzo costante e continuativo di internet c’è anche una nostra sovraesposizione alle informazioni, agli input che si fanno perdere il contatto con la realtà e con noi stessi.

È importante essere allacciati, collegati, ma è anche importante avere delle possibili soluzioni per indipendenza e autonomia, di autosufficienza in caso di assenza di questa connessione. Dobbiamo tornare ad essere un po’ analogici. Questa è la rivoluzione di oggi.

E quindi ritornare proprio all’autonomia, ad essere noi direttori della nostra vita, e non troppo dipendenti da questa grande macchina, ritornando analogici.

Questo riguarda tutte le sfere della nostra vita, a cominciare anche dal cibo, dalla produzione di energia. Questo non vuol dire che tutto questo sta nelle soluzioni al blackout energetico. Però non vuol dire che dobbiamo diventare completamente autosufficienti, perché sarebbe un’illusione altrettanto pericolosa.

Possiamo farlo, c’è chi lo fa, ed è rispettabilissimo. Però è difficile pensare di stravolgere le nostre vite e far sì, che ognuno si coltivi il proprio orto, che scaldi la propria casa con la propria legna e che possa installare un impianto di energia rinnovabile sul tetto di casa.

Possiamo trovare delle soluzioni anche collettive, comunitarie per affrontare il problema. E sicuramente l’efficienza non è un disvalore in questo. L’efficienza è una pratica da mettere in atto, così come le iniziative e gli strumenti che vengono dall’innovazione sociale, che sono quelle della comunità energetica. Creare una comunità energetica oggi è possibile, è possibile mettersi insieme tra cittadini e usufruire di spazi comuni per montare dei pannelli fotovoltaici o altri impianti di produzione.

Le soluzioni esistono, c’è però bisogno da una parte essere più collegati con le cose che contano, e quelle persone che ci possono aiutare, con cui possiamo condividere. Dall’altra parte: attuare alcune azioni di autosufficienza, sia alimentare, che energetica, che produttiva, che anche culturale probabilmente.

Quindi cominciare ad investire sul proprio spazio di autosufficienza. Il fatto di poter fare il pane una volta alla settimana insieme agli amici e vicini in forno a legna o il fatto di poter raccogliere le erbe spontanee – anche questo fa parte dell’autosufficienza. Così come isolare meglio la propria abitazione o montare un impianto di energia rinnovabile.

Libro “Blackout”, Gabriele Bindi

Libro “Il cibo ribelle. Liberarsi dal cibo industriale, riscoprire i sapori e ritrovare la salute”, Gabriele Bindi

Terra Nuova sito web

Terra Nuova libri

Consigliamo anche: Metodi di cottura per contrastare la crisi energetica

Edito da

Psicologa food coach, esperta di alimentazione ed igiene naturale, di tecniche di rilassamento e mindfulness, vegan food blogger, segue attraverso consulenze online le persone nel cambio di alimentazione e di stile di vita. Conduttrice radio/tv, attrice ed autrice di libri per bambini e ragazzi. Suo il blog www.isabellavendrame.com in cui trovare articoli e ricette. Segue da diversi anni un'alimentazione vegetale e senza glutine, genuina e naturale, uno stile di vita che le ha regalato salute, sorriso e benessere.

Nessun commento

LASCIA UN COMMENTO