La digitalizzazione ci coinvolge sempre di più, chiediamo oggi a Giorgio Capellani, ingegnere, come affrontarla in modo consapevole
La digitalizzazione coinvolge ormai tutti gli ambiti della nostra vita. Come difendersi e soprattutto come affrontarla in modo consapevole? Ne parliamo oggi con Giorgio Capellani, ingegnere, autore del libro “Crescere nell’era digitale: L’uso delle nuove tecnologie nell’infanzia, nell’età scolare e adulta: quale futuro?”, a partire dai suoi suggerimenti sul nuovo numero di Terra Nuova.
Nell’era in cui la digitalizzazione avvolge ogni aspetto della nostra esistenza, diventa sempre più essenziale considerare il suo impatto, specialmente su bambini e adolescenti. L’introduzione di dispositivi e piattaforme digitali nella vita dei più giovani richiede una “digitalizzazione consapevole” che consideri non solo i benefici, ma anche le potenziali sfide.
La digitalizzazione e i suoi effetti: la necessità di una crescita consapevole
L’aspetto più preoccupante, come evidenzia Giorgio, è l’apparente mancanza di consapevolezza degli adulti sull’argomento. La natura intrusiva della digitalizzazione è tale che, se non compresa e gestita correttamente, può minare la crescita sana dei giovani. Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di capire come possiamo incorporarla nella nostra vita senza compromettere lo sviluppo umano.
Un esempio pratico è la ricerca. Un tempo, cercare informazioni significava interagire con persone, consultare biblioteche fisiche, discutere con bibliotecari e sfogliare manualmente i volumi. Questo processo non solo arricchiva la conoscenza, ma anche affinava le capacità interpersonali e la validazione critica delle informazioni. La facilità offerta dai motori di ricerca come Google, sebbene incredibilmente utile, può bypassare queste preziose esperienze.
Anche il concetto di socialità sta subendo un’evoluzione. Mentre prima la socialità si sviluppava attraverso interazioni faccia a faccia, giochi, discussioni e emozioni condivise, ora esiste un rischio reale che i bambini possano saltare queste fasi fondamentali a favore delle interazioni digitali sui social media. Questo può portare a una mancanza di comprensione profonda delle dinamiche sociali e delle emozioni umane.
Ma la domanda più grande è: come possiamo attrezzarci per gestire questa sfida? Giorgio Capellani sottolinea la necessità per gli adulti di assumersi la responsabilità e di diventare consapevoli. L’educazione digitale dei giovani non è solo un compito, ma una possibilità per gli adulti di esaminare criticamente il loro rapporto con la tecnologia.
Tuttavia, la crescente velocità e le pressioni della società contemporanea rendono difficile per gli adulti prendersi il tempo per comprendere e guidare i giovani attraverso la giungla digitale. Giorgio, pur riconoscendo questa sfida, ribadisce che la responsabilità è nelle mani degli adulti. Nonostante le pressioni esterne, è essenziale trovare il tempo e la dedizione per garantire una crescita sana e bilanciata ai giovani.
Sviluppo in fasi: adattare gli stimoli all’età
Una delle idee più rilevanti dell’intervista è la necessità di fornire stimoli adeguati alle diverse fasi della crescita dei bambini. Un suggerimento concreto offerto da Giorgio riguarda il primo settennio. Il cervello dei bambini è incredibilmente plastico e si modella in risposta agli stimoli esterni. Invece di esporli prematuramente a dispositivi digitali, è fondamentale incoraggiarli a partecipare a attività tattili come maglia, uncinetto e modellazione dell’argilla. Queste attività, secondo le neuroscienze, sono fondamentali per lo sviluppo cerebrale.
Nel secondo settennio, ovvero dai 7 ai 14 anni, la priorità dovrebbe essere data agli stimoli artistici e ludici. Durante questo periodo, il gioco libero assume un ruolo cruciale nel promuovere lo sviluppo sociale, la percezione del mondo e la relazione con gli altri. Confrontare la natura interattiva e sociale del gioco libero con l’isolamento potenziale dei videogiochi rende chiaro quanto sia fondamentale un approccio equilibrato.
La digitalizzazione consapevole non significa escludere la tecnologia, ma piuttosto comprenderne il valore relativo. Il gioco libero è l’attività più creativa per un bambino, e le interazioni reali sono molto importanti. Questa connessione umana contrasta con la natura solitaria di molte esperienze digitali, in cui un individuo può interagire con uno schermo piuttosto che con persone reali.
Una tecnologia, non una bacchetta magica
Un altro punto fondamentale riguarda la necessità di comprendere profondamente la tecnologia prima di integrarla nella vita dei giovani. La digitalizzazione consapevole implica che, prima di immergere completamente un adolescente nel mondo digitale, dovrebbe avere una solida comprensione di come funzionano gli strumenti digitali.
La tecnologia, per quanto avvincente, è un surrogato delle esperienze umane. Se non contribuisce attivamente allo sviluppo umano, la sua introduzione prematura può non essere benefica.


Verso una digitalizzazione consapevole
Il messaggio centrale è chiaro: la digitalizzazione è un potente strumento, ma come ogni strumento, deve essere utilizzato con cura e consapevolezza. Soprattutto quando si tratta dei più giovani, dobbiamo riflettere sul tipo di esperienze che stiamo promuovendo e su come queste esperienze modellano il loro sviluppo.
La digitalizzazione consapevole implica un impegno attivo nel considerare l’impatto della tecnologia sulla vita dei bambini e nel garantire che essa complementi, piuttosto che sostituire, le preziose esperienze umane. In un mondo sempre più interconnesso, l’importanza di questa consapevolezza non può essere sottovalutata. Come adulti, educatori e responsabili, dobbiamo assicurarci di guidare la prossima generazione in un futuro in cui la tecnologia esalta la natura umana, piuttosto che oscurarla.
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