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Quando un rifiuto informatico diventa risorsa

Rifiuto informatico: prima riutilizzare poi riciclare

Vi siete mai chiesti se il vostro vecchio computer realmente non vale più niente? E se ci fosse un’azienda capace di farlo vivere più a lungo mantenendo delle performance ottimali? Reware questo lo sa fare e anche lo insegna. Si tratta di una cooperativa che ha ricevuto numerosi riconoscimenti per l’estrema sostenibilità del suo progetto.

Reware, di cui uno dei soci è Nicolas Denis, è di base a Roma. Nicolas e i suoi colleghi sono in grado di recuperare grandi quantità di computer dismessi dalle grosse aziende, aggiustarli, aggiornarli e potenziarli a tal punto da essere nuovamente utilizzabili. Un rifiuto informatico viene risuscitato e diventa una risorsa.

Nicolas Denis spiega che la cooperativa vuole portare un messaggio ecologico-ambientale. “Reware viene da un gioco di parole “Re” come rifare e “ware” come hardware. Quindi noi ri-facciamo delle cose, prendiamo degli oggetti e li rimettiamo nella condizione di funzionare in modo corretto, in modo di avere dei requisiti attuali. Noi rimettiamo in gioco quelle parti elettroniche che di solito vengono buttate, considerate come rifiuto informatico obsoleto. Su questo noi facciamo anche un’operazione culturale e di sensibilizzazione.

Quanto costa produrre un computer in termini ambientali?

Prendiamo degli oggetti che di solito vengono considerati con disprezzo come rifiuti e li ri-significhiamo, gli ridiamo un nuovo senso, una nuova vita come oggetti funzionanti. Ogni computer ha un notevole impatto sull’ambiente. Da uno studio delle Nazioni Unite abbiamo visto che la produzione di un singolo computer richiede 1500 chili di risorse, sia che sia un portatile, che un fisso.

Questo perché la miniaturizzazione costa molto in termini ambientali, quindi può richiedere meno materiale ma più consumo per renderlo più piccolo. Di questi 1500 chili abbiamo 1000 chili di acqua, 300 chili di risorse petrolifere, sostanzialmente di idrocarburi, e 200 chili di materi prime. È un impatto molto importante.

È più impattante riciclare un computer vecchio o riutilizzarlo?

Qua tocchiamo un argomento molto delicato. Noi facciamo riutilizzo e non riciclaggio, che sono 2 attività virtuose, che tra l’altro vengono promosse dalle direttive europee. Ma c’è una gerarchia che dice: prima riutilizzare poi riciclare. Il riutilizzo ha un costo energetico e di risorse abbastanza limitato.

Mentre il riciclaggio è sì, virtuoso, ma ha un costo, certe volte anche molto alto. In particolare, nel campo dei rifiuti elettronici, i materiali con i quali sono fatti i computer sono delle sintesi chimiche molto complesse. Non si possono smontare così come si smonta un oggetto comune.

Le plastiche contengono dei ritardanti di fiamma che ne impediscono il riciclaggio. Le leghe metalliche non sono mai metalli puri da soli, vanno separati con dei complessi processi chimici e meccanici industriali. Quindi il riciclaggio ha un costo ambientale ed economico molto importante. Mentre il riutilizzo, quando è possibile, è molto più efficiente dal punto di vista ambientale.

Perché rinnovare i computer delle imprese

È un contesto molto particolare. Il computer di un’impresa viene cambiato molto più spesso e i computer delle imprese di solito sono molto più potenti dei computer che si comprano per casa. I privati a casa, quando il computer è vecchio, di solito lo mettono in cantina e lo dano via dopo un po’ di anni quando è veramente diventato obsoleto.

Noi rinnoviamo i computer delle imprese, in questo caso parliamo di valore di uso residuo. Il valore di uso residuo di un computer professionale è molto più alto di quello di un computer casalingo. Parliamo di computer che da nuovi sono stati pagati delle cifre considerevoli e dopo 3 anni hanno ancora un valore sia come capacità di calcolo che economico.

rifiuto informatico diventa risorsa
rifiuto informatico diventa risorsa

Riutilizzare un rifiuto informatico va di pari passo con etica ambientale

Noi non siamo solo una cooperativa ma siamo anche un’impresa sociale riconosciuta nel campo della prevenzione ambientale. Per ottenere questo riconoscimento dobbiamo dimostrare ogni anno i benefici ambientali della nostra attività dove almeno il 70% di quello che facciamo deve rispondere all’oggetto delle nostre attività che è il prevenire la produzione di rifiuti.

Esistono diverse certificazioni, ad esempio le ISO 1400, le EMAS che sonno dei percorsi abbastanza complessi. C’è una certificazione che si chiama Ecolabel, hanno tutti il difetto che sono alla portata di aziende medio grandi.  Per ottenere queste certificazioni non bisogna solo essere etici ma bisogna anche avere i soldi per pagare un buon gruppo di avvocati che ti aiutano ad ottenere la certificazione”.

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