Il Prof. Nicola Limardo, esperto di fisica quantistica, affronta il problema dell’impatto delle radiazioni emesse dai telefoni cellulari e dal wifi sull’organismo umano
Che effetto possono avere telefoni cellulari e wifi sulla nostra salute? Il Prof. Nicola Limardo, esperto di fisica quantistica, risponde a questo quesito.
“Il telefonino è uno strumento di cui tutti purtroppo, nel bene o nel male, abbiamo bisogno. Da lì nasce la voglia di trovare una soluzione a un problema, un problema che tutti conoscono e nessuno ne parla.
I produttori dei telefoni cellulari in tutti i fogli d’istruzioni scrivono: tenete il telefono a 1-2 cm di distanza dal corpo, non in mano; è uno strumento d’emergenza. Perché c’è un fenomeno, che loro lo sanno, e che noi abbiamo seguito: l’emissione di un fotone di tipo Gamma (molto piccolo), essendo il telefono cellulare a contatto, può creare un danno biologico al DNA.
Parliamo di danno biologico al DNA, non di danno sanitario, quindi non parliamo di tumore. Che poi questo diventi un tumore, non lo sappiamo, nessuno può dirlo. Ecco perché c’è questa incertezza: perché non lascia tracce nel tempo il campo elettromagnetico. Quindi se noi diciamo: ti è venuto un tumore dopo 10 anni, qual è la causa? Non lo sappiamo.
In un’area dove c’è meno campo, il danno che si produce al nostro organismo è maggiore
Il danno biologico viene generato dalla batteria del telefono, cosa che pochi sanno. Riducendo il campo elettromagnetico al telefono cellulare mettendo, ad esempio, una schermatura, il danno aumenta, paradossalmente. Perché in questo caso il telefonino farebbe più fatica collegarsi con il ripetitore, deve “urlare” di più, ovvero deve trasmettere con una potenza maggiore e quindi genera un campo elettromagnetico più forte. Quindi in un’area dove si prende meno, dove c’è meno campo, il danno che si produce al nostro organismo è maggiore.
Quindi ben vengano i ripetitori, in certi casi, in modo che l’area sia ben coperta, proprio perché più la batteria si scarica velocemente e maggiore è il danno. La batteria eccitandosi, disperde questa energia, come un piccolo acceleratore, sugli elettroni e sul nucleo atomico. Al nucleo non gli fa un baffo, ovviamente, perché tutto il nucleo atomico è talmente forte che riesce ad assorbire questa energia. Ma gli elettroni vengono sbalzati su altre orbite.
Questo sistema di sbalzo avanti e indietro si chiama salto quantico dell’elettrone. Il primo ad aver definito questo effetto, negli anni 20 è stato il fisico danese Niels Henrik David Bohr. Diede contributi fondamentali nella comprensione della struttura atomica e nella meccanica quantistica, per i quali ricevette il premio Nobel per la fisica.
Gli elettroni levogiri
Questo salto quantico dell’elettrone genera fotoni gamma, questi fotoni molto piccoli generano il danno al DNA. Quindi per evitare il danno devo capire questi fotoni che tipo di polarità hanno. Ecco perché si entra nella fisica quantistica. L’elettrone, se è di tipo levogiro, genererà fotoni levogiri che sono incompatibili con il nostro DNA.
Quindi, posizionando il telefono cellulare vicino alle ghiandole parotidi (ghiandole salivari collocate tra il condotto uditivo esterno e la mandibola), si può creare un danno al DNA. Il nostro sistema consiste nel rendere incompatibili, per quanto possibile, gli elettroni levogiri.
Vi chiederete cosa vuol dire elettroni levogiri? Cosa che spiego nei particolari nel mio libro “Tecnologia quantistica”. L’elettrone è considerato levogiro in fisica quando il moto di rotazione intorno a se stesso è lo stesso del moto di rotazione intorno al nucleo. Così come la terra gira intorno a se stessa e intorno al sole. Se è lo stesso verso, viene chiamato levogiro, se invece il moto è opposto, si chiama destrogiro.
Il sistema che abbiamo inventato riduce il danno al DNA dal 70 al 100%
Quindi noi generiamo fotoni destrogiri che sono compatibili con il DNA. Il fatto che siano destrogiri viene dimostrato dai lavori che abbiamo realizzato e pubblicato. Noi applichiamo un nanoprocessore che si utilizza già in campo medico, ad esempio, nei bisturi.
Si è notato tramite un metodo scientifico dal nome “Test della cometa”, noto anche come elettroforesi su singola cellula. È un test di mutagenesi per l’identificazione di danni al DNA in una cellula, solitamente di mammifero. Il test è conosciuto anche con le dizioni inglesi comet assay, Single Cell Gel Electrophoresis e la sua sigla SCGE.
Dal test realizzato dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’università di Perugia, vediamo che il nostro sistema riduce il danno al DNA quasi del 100%. Abbiamo un solo caso in cui lo riduce del 70%, quindi dobbiamo dire che il nostro sistema riduce il danno al DNA dal 70 al 100%. Il lavoro è stato finanziato al 50% dallo stato americano dell’Oregon e la Bureau Veritas di Buffalo ha confermato il nostro studio.
I telefoni cellulari posizionati vicino alla testa fanno aumentare il glucosio nel cervello
Poi è stato pubblicato su una rivista scientifica ed è stata fatta anche una tesi di laurea. Inoltre abbiamo voluto provare anche con la Pet, la tomografia a emissione di positroni in vivo. Abbiamo visto che c’è un accumulo di glucosio che mostra che i telefoni cellulari posizionati vicino alla testa fanno aumentare il glucosio nel cervello. Lo studio è pubblicato sulla prestigiosa rivista americana JAMA – Journal of the American Medical Association. È una rivista medica peer-review pubblicata 48 volte l’anno dall’American Medical Association.
Il glucosio forzatamente si può considerare un danno al DNA, anche se in realtà è l’alimento che serve per sostenere il sistema nervoso. Con il nostro sistema questo si riduce notevolmente. Quindi abbiamo fatto il lavoro sia in vivo che in vitro. In effetti se una persona vuol sapere se un prodotto è effettivamente valido, non basta che guardi le istruzioni su cui c’è scritto che il campo magnetico viene ridotto. Ma ci deve essere scritto che riduce il danno al DNA. Se non fosse così, sarebbe una truffa colossale.
In Francia e in Inghilterra l’utilizzo dei telefoni cellulari è vietato fino ai 12 anni. È importante tutelare almeno i bambini perché la loro calotta cranica è meno spessa, quindi l’emissione che subiscono e il calore generato sono maggiori.
Il wifi è meno pericoloso dei telefoni cellulari?
Il wifi rispetto al telefonino o altri dispositivi come i computer, è molto meno pericoloso per il semplice fatto che non è a contatto diretto con la testa. Dobbiamo considerare il massimo rischio quando il dispositivo è a contatto con il nostro corpo. Mi riferisco al campo elettromagnetico e non alle radiazioni ionizzanti. Le emissioni del telefonino sono da 100 a 1000 volte più potenti di quelle di un ripetitore.
Il wifi ha un’emissione e provoca un disturbo ma che non consociamo perché non conosciamo indagini scientifiche che provino che genera un danno biologico. Su questo argomento può rispondere molto bene il Prof. Fiorenzo Marinelli del centro CNR di Bologna con il quale abbiamo fatto diverse conferenze. Oppure il Prof. Settimio Grimaldi del centro CNR d i Roma.


Quindi alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, sul wifi c’è meno pericolo, anche se alcune aziende per il principio di precauzione adottano dei sistemi di attenuazione. Il disturbo c’è ma non vuol dire necessariamente un danno.
Quando si dice che siamo avvolti in un campo elettromagnetico, le persone lo recepiscono come se non ci fosse nulla da fare. Invece occorre fare molta attenzione a quest’affermazione. Noi siamo avvolti da un campo magnetico artificiale ormai. Ma dobbiamo cominciare a tutelarci da quello che per noi è più nocivo, cioè quello che teniamo addosso. Per esempio, anche i produttori di telefoni cellulari dicono di utilizzare gli auricolari a filo o il vivavoce che già riducono di molto questo rischio.
È importante tenerlo lontano dalla testa, dal cuore e dagli organi genitali
Tenerlo in tasca può essere pericoloso, addirittura spento, siccome dentro ha una batteria, un minimo di disturbo lo dà. Il wifi come tutti gli altri apparecchi elettronici, non sono a contatto diretto con il tuo corpo, anche se emettono un campo elettromagnetico, quindi di sicuro sono meno pericolosi del telefonino stesso.
Quindi possiamo ridurre moltissimo i rischi allontanando di qualche centimetro dal nostro corpo gli apparecchi elettronici che possono avere delle emissioni elettromagnetiche. Laddove non se ne potesse fare a meno, si può applicare un nanoprocessore che è in grado di ridurre notevolmente questo rischio.
È un prodotto che riduce il rischio fisico sul posto di lavoro e rientra nella normativa in Italia 81 del 2008, quindi è deducibile completamente dai costi. Il nostro desiderio è trovare un’azienda disposta a produrre telefoni cellulari così. Spiegando che i produttori di telefonini non li hanno potuti applicare all’interno proprio perché riduce il danno al DNA, quindi partirebbe una class action”.
stefano barboni | Luglio 21, 2021
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Non scrivere scemenze, Gli elettroni presenti su ogni orbitale possono avere sia spin destrorsi che sinistrorsi. L’energia associata a un fotone dipendono dalla frequenza di emissione. Per emettere fotoni gamma, la frequenza dovrebbe essere quella tipica di una reazione nucleare. Nei telefonini non ci sono pile nucleari, ma pile al litio, e la frequenza di ricetrasmissione è di alcuni gigaherz, cioe’ microonde , frequenza 10 elevato alla 9 , non di 10 elevato alla 19 come i raggi gamma. Poi che comunque anche le microonde siano dannose, nessuno lo mette in dubbio, ma lascia perdere la meccanica quantistica.