Di recente arrivata anche in Italia e ormai ampiamente in uso, scopriamo che cos’è e come funziona Yuka, l’app che valuta la qualità dei cibi
Un’app indipendente per valutare in modo semplice la qualità nutrizionale degli alimenti, scopriamo cos’è Yuka e come funziona.
È il 2016 quando in Francia Benoît Martin, suo fratello ed un’amica presentano alla competizione per start up “Food Hackathon” la loro idea di uno strumento in grado di decretare la qualità dei prodotti alimentari. L’dea fu vincente e dal 2017 l’app Yuka è ufficialmente in uso in Francia.
Oggi Yuka è diffusa in 12 paesi e contra 33 milioni di iscritti. In Italia è arrivata nel 2020 e dal suo inizio il numero di chi l’ha scaricata e la usa abitualmente è in crescita, stimato in circa 3 milioni di consumatori.
L’esordio di questa app è stato inevitabilmente oggetto di critiche, ma sembra che la sua semplicità di uso e una certa affidabilità basata sull’uso del Nutriscore, abbia convinto molte persone, con l’obiettivo in questo modo di motivare le aziende a metter in commercio prodotti più salutari.
App Yuka, cos’è?
L’app Yuka è un’applicazione indipendente volta ad analizzare e valutare la qualità di prodotti alimentari, cosmetici e di igiene personale. Valuta quindi se e quanto un prodotto è salutare, il suo impatto sulla salute, indicando anche possibili alternative.
I criteri usati per la valutazione fanno riferimento alle caratteristiche nutrizionali dell’alimento basato sul metodo di calcolo Nutriscore, una sorta di semaforo adottato in diversi stati europei e contro il quale l’Italia si batte poiché definito fuorviante e semplicistico.
Vengono prese in considerazione calorie, gli zuccheri, il sale, i grassi saturi, proteine e fibre. Si tiene conto, inoltre, della presenza di additivi associati a un livello di rischio per la salute e viene infine attribuito un bonus se si tratta di un prodotto biologico contrassegnato dal logo ufficiale nazionale od europeo.
Yuka, l’app che valuta la qualità dei cibi, come funziona?
L’app Yuka va scaricata sul telefono, quando si è nel punto vendita basta inquadrare il codice a barre del prodotti per avere immediatamente informazioni dettagliate sulla sua qualità e capire quindi se viene o meno promosso, se e quanto può essere un prodotto salutare. L’app attribuisce un punteggio che va da scarso, evidenziato con un pallino rosso, fino ad eccellente, pallino verde. Se il punteggio risulta scarso, Yuka suggerisce alcune alternative disponibili.
App Yuka, sì o no?
Sì.
- Aiuta chi non ha conoscenze in ambito alimentare ad orientarsi nella scelta di prodotti di buona qualità.
- Sensibilizza verso l’importanza di una scelta consapevole e non solo abitudinaria.
- Può aiutare a trovare dei prodotti alternativi che magari non avevamo mai notato tra gli scaffali del supermercato.
- Può aiutare a bocciare certi prodotti che ancora vergognosamente sono protagonisti sugli scaffali dei supermercati.


No.
- Limita lo sviluppo della consapevolezza.
- Limita l’autonomia decisionale delegando la valutazione all’esterno.
- Rischia una massificazione contro una perdita dell’unicità della persona.
Espongo qui le mie considerazione da psicologa food coach, da esperta oltre che appassionata di alimentazione naturale vegetale, oltre che da giovane aperta ai cambiamenti e anche alle nuove tecnologie.
Devo dire che ho molte riserve nell’uso dell’app Yuka.
Se da un lato questa app può essere uno strumento di utile supporto in chi ha colto l’importanza di essere consumatori ed acquirenti attenti, ma non sa da dove partire, Yuka può, invece, trasformarsi in uno strumento limitante lo sviluppo di una personale consapevolezza.
Quello che a mio avviso è necessario fare è educare il consumatore ad essere consapevole, a capire velocemente e da solo se un prodotto è o meno un junk food e non perché dei pallini colorati dicono che è buono, scadente oppure eccellente. È necessario insegnare, ad esempio, a leggere le etichette poiché quello che l’app Yuka rivela è già scritto sull’etichetta di ogni prodotto nell’elenco degli ingredienti e nella tabella nutrizionale.
Ricordiamo che la conoscenza genera indipendenza, l’uso delegante di un’app, invece, limita solo la propria autonomia decisionale.
Ricordo, inoltre, che affidarsi a criteri generalizzati fa correre il rischio di scivolare in una massificazione a scapito dell’unicità della persona. Un alimento è buono, ma per chi? Ok, quella pasta è integrale e bio, ma da dove proviene il grano? È italiano oppure estero? È un cereale antico? Quanto glutine contiene? Va bene per me che soffro di gonfiore intestinale e ho un intestino infiammato?
Il rischio è quello di acquistare un alimento a comando, poiché l’app Yuka dice che va bene in generale poiché magari è bio e senza additivi o povero di grassi, ma questo non significa vada bene per me. I criteri usati, così come criticato da Confagricoltura, sono effettivamente fuorvianti e poco oggettivi.
Il mio invito è quello di provare, certo, soprattutto se ci piace dilettarci con le app, ma di farlo con attenzione, senza delegare troppo la scelta a Yuka, ma prendendo in mano i prodotti, dedicare un minuto allo sguardo dell’etichetta e alla provenienza della materia prima.
Cogliamo questa app che valuta la qualità dei cibi come imput da cui partire, come stimolo per approfondire e capire come scegliere i prodotti che acquistiamo.
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