Un grande esempio di compassione e di forza di volontà è quello della maratoneta vegan Fiona Oakes che corre con il solo obiettivo di salvare gli animali
Molti si chiedono se l’alimentazione vegana sia idonea per gli sportivi. Fiona Oakes, maratoneta vegana, 4 record mondiali, racconta la sua storia che ha dell’incredibile.
Con grossi problemi alle ginocchia da bambina, cresce sapendo che non potrà mai correre. Negli anni invece, con l’obiettivo di salvare la vita degli animali, fonda il santuario Tower Hill Stables e trova la motivazione per allenarsi e vincere numerose competizioni.
Perché hai scelto di vivere in un posto così bello vicino al mare?
È successo per caso in realtà. Originariamente avevamo un altro posto a quattro miglia da qui. Era l’unico posto dove potevamo permetterci di acquistare un terreno per i nostri animali.
L’idea era che Martin avrebbe continuato ad andare a lavorare e a mantenerli, mentre io sarei rimasta a casa e mi sarei occupata di loro. Lui aveva bisogno di andare a Londra. Quindi dovevamo essere in un posto che fosse facilmente raggiungibile.
Questo posto, siccome si trova su una penisola, non ha un’ampia rete di servizi, però è molto rurale e si adatta perfettamente al nostro scopo. Ecco perché siamo finiti qui.
Ti conosciamo come maratoneta vegan, vincitrice di 4 record mondiali. Ma salvi anche gli animali in questo posto. Il tuo stile di vita va dal tuo allenamento alla cura di questi animali.
I miei allenamenti devono essere adattati in funzione della cura degli animali. Gli animali vengono sempre prima. L’allenamento è molto secondario rispetto a questo. Ho iniziato a correre per caso. Quindi probabilmente non è quello che avrei scelto di fare. In realtà è stata conseguenza derivata dalla cura degli animali.
Quando abbiamo avviato il santuario Tower Hill Stables, dopo un paio d’anni mi sono resa conto che non potevo salvare tutti gli animali. Questo non è abbastanza. Devo fermare ciò che causa la necessità di salvare gli animali. Per me questo consisteva nel promuovere il veganismo. Sono vegana praticamente da tutta la mia vita, ormai da 47 anni. E voglio solo mostrare al mondo quanto questa scelta sia sana e praticabile da tutti.
Ho subito molti interventi chirurgici quando ero adolescente, mi è stata rimossa la rotula destra. Mi è stato detto che non avrei mai più camminato correttamente. Figuriamoci correre.
Cos’è successo al tuo ginocchio?
È avvenuto con la crescita, la mia crescita è stata irregolare, le ossa sono cresciute troppo velocemente. Ciò ha riguardato soprattutto il lato destro. Siccome non riuscivo a camminare correttamente, ho avuto delle conseguenze sull’altro ginocchio. E così ho avuto problemi a entrambe le ginocchia.
Alla fine mi hanno detto che dovevo togliere una rotula che ad ogni modo si stava sgretolando. E poi mi dissero che in futuro avrei avuto dei problemi, sicuramente creando un deficit nella pratica dello sport. Sono sempre stata una ragazza molto sportiva, sempre all’aria aperta.
Ti hanno detto che non avresti camminato correttamente?
Sì, me l’hanno detto e io in effetti non cammino bene. Quando Keegan Kuhn mi mostrò le prime riprese di “Running for good”, ero riluttante a guardare il film. E quando sono andata a Hollywood per la prima, Rich Roll è venuto da me e ha detto: “Devi essere molto orgogliosa del film. Cosa ne pensi?” Ho risposto: “Non l’ho ancora visto”. “Non l’hai visto? E sei qui?”
Stavo per sedermi nel retro del cinema, come per nascondermi. Poi improvvisamente è arrivato lui e: “No, vieni a sederti accanto a me per guardarlo“. Ho pensato: “Dai Fiona, pensaci bene. Non può essere così male. Sei nel deserto. Hai tutto l’equipaggiamento, non puoi sembrare così male”.
E quando sono state mostrate le prime immagini, mi sembrava di vedere un personaggio come il piccolo Quasimodo che zoppicava insieme al suo zaino gigante sulla schiena, solo che lì ero io che zoppicavo correndo. Infatti anche quando ero fuori a correre un paio di settimane fa, un ragazzo mi ha riconosciuta dal film e mi ha detto: “Quando ho visto che ti scaldavi, ho capito che eri tu, perché zoppicavi”.
Ma sì, mi è stato detto che non avrei camminato o corso correttamente, infatti non lo faccio! Ho uno stile di corsa molto personale, mi permette di arrivare, ma non è bello da vedere.
Maratoneta vegan per gli animali
Quindi sì, ho fatto queste operazioni e ho iniziato a correre perché volevo fare qualcosa per promuovere il veganismo in modo positivo e pacifico, essere proattiva. Lo sport femminile non riceve la massima attenzione nemmeno adesso. Ma 20 anni fa in realtà non ne ebbi alcuna. Paula Radcliffe andava molto bene nella maratona.
Ho pensato in un modo molto molto semplicistico, è meglio che diventi brava a correre la maratona perché è l’unica cosa che sta attirando l’attenzione dei media mainstream. Se potessi almeno completare una maratona, gareggiare in una, sarebbe stata considerata come la performance più dura tra gli sport di resistenza.
Dico sempre alle persone, specialmente ai giovani che non ricordano i tempi prima dei social media. Non dimentichiamo che la maratona femminile è stata introdotta nel programma olimpico solo nel 1984. Prima era giudicata troppo dura per loro.
Questo è successo nei primi anni 2000, non molto tempo dopo. Quindi pensai: se divento maratoneta vegan, riesco a completare una maratona, dimostrerò definitivamente che con una dieta a base vegetale portata avanti da molto tempo si può fare qualsiasi cosa.
Da lì è stato un crescendo continuo, non volevo solo gareggiare in una, completarne una: volevo vincerle, volevo arrivare ad alti livelli sulle linee di partenza con i migliori corridori del mondo per mostrare il mio pettorale con scritto “Vegan Runners”, che è il nome del club di cui sono molto orgogliosa di aver co-fondato nel 2004. L’obiettivo era promuovere il veganismo in modo positivo ad un pubblico ricettivo.
Questa era in realtà la tua motivazione più forte.
Sì, questa è stata la mia unica motivazione. Non avrei nemmeno preso in considerazione di provare a correre se non fosse stato per quello. Pensai: “So che mi è stato detto che non potevo correre ma finché non ci provo, non lo saprò veramente. Posso fare jogging, posso girare intorno al santuario. Sono abbastanza forte. Sono piuttosto in salute.”
E da lì sono andata avanti. Sono molto ambiziosa nelle cose che voglio raggiungere. Penso che lo sprone maggiore siano stati gli animali. Voglio riuscire per loro. Voglio essere la persona migliore possibile per promuovere la bellezza di ciò in cui credo e, si spera, in qualche modo influenzare gli altri a seguire lo stesso percorso.
Quindi è così che mi ci sono ritrovata dentro e da lì è stato un crescendo. 17 anni dopo da maratoneta vegan ho vinto quattro record mondiali, cosa che non avevo pianificato. Ho guadagnato i primi 20 posti in due delle principali maratone del mondo. Ho un record personale di due ore e 38 minuti. Ho tante vittorie, come la vittoria di alcune tappe alla Marathon Des Sables e grandi gare del genere.
Qual è stata la più difficile?
Sono state tutte una sfida. Ho corso la Marathon Des Sables nel 2012 con due dita dei piedi fratturate, è stato terrificante. Sono sette giorni di corsa nel deserto del Sahara, all’incirca una maratona al giorno con un giorno di doppia maratona. Ciò che lo rende molto molto difficile è ovviamente il caldo, il terreno, le condizioni. E anche il fatto che sei completamente autosufficiente a parte una limitata fornitura di acqua.
Come te la sei cavata dal punto di vista nutrizionale?
È stato difficile nel 2012 perché come vegana etica, anche procurarsi dei sacchi a pelo leggeri che non fossero fatti con quel piumino, era molto, molto difficile. Il mio sacco a pelo pesava un chilo, mentre quello di tutti gli altri pesava circa 300 grammi.
Ho preso solo cose di base. Ho preso delle barrette, datteri, marzapane, noci, e cose del genere. In quella settimana l’ultima cosa a cui pensi è proprio il cibo. Almeno per me è stato così. È stata dura, ma ero motivata. Volevo vincere la sfida, e volevo farlo solo per gli animali. Questo è ciò che mi ha spronato.
La gente mi chiede: “Cosa hai mangiato durante la Marathon Des Sables del 2012?”. Letteralmente sono sopravvissuta con antidolorifici e alcuni dolcetti. Ho provato così tanto dolore.
Avevo queste dita rotte e mi ero accorta di averle rotte pochi giorni prima della corsa. Non sapevo quanto fosse difficile l’evento. Allora non c’era molto sui social media a riguardo. Il mio piede destro era gonfio a causa della frattura, quindi non riuscivo a infilare il piede nella scarpa quando sono arrivata là.
Si sono gonfiate enormemente con il caldo e alla lunga si vedeva l’osso sporgere dal mignolo. È stato così brutto, ma ho continuato grazie ai messaggi di supporto che arrivavano da tutto il mondo.
E adesso? Sei guarita?
Sì, è guarito. Ho avuto infortuni del genere che hanno influito sui miei allenamenti, ma non ho mai avuto un infortunio durante la corsa. Guarisco molto molto rapidamente. E recupero anche molto rapidamente.
Il Polo Nord è stato ovviamente molto impegnativo a causa delle temperature. Correre una maratona su strada velocemente, sotto i 2:40 è molto, molto difficile per un uomo, figurati per una donna. Semplicemente applicando tutto ciò che hai in una calda domenica mattina scelta a caso in primavera o in autunno, sono tutti un grande punto interrogativo. La cosa più difficile per me è far rientrare questa preparazione con il lavoro nella fattoria.
Hai ancora questa forte motivazione?
Sì, ce l’ho assolutamente, se faccio qualcosa, voglio che sia efficace per gli animali.
Quindi ora non mi ferma nessuno. Ho ricominciato a correre su strada. Voglio dimostrare la longevità, la sostenibilità e la fattibilità e che sono in grado di continuare a recuperare e che sono molto motivata perché penso che sia una cosa molto positiva per gli animali.
Ho rilasciato un’intervista questa mattina al quotidiano The Guardian, erano particolarmente interessati al club “Vegan Runners”. Il loro editore aveva visto quanti corridori vegani gareggiano ora, cosa che è davvero stimolante. Abbiamo fondato quel club nel 2004 solo io e un altro ragazzo di nome Peter Simson. E ora sta andando sempre più forte per portare a tutti il messaggio attraverso la blasonata pettorina “Sono Vegan”, questo è davvero positivo.
Quindi sì, penso di essere ancora creativa, di poter fare diverse cose e di ottenere di più con la mia corsa, continuerò così. Dopo di che mi ritirerò e mi occuperò degli animali o farò qualcosa di diverso qui. Al momento mi sento molto motivata in questo.
Come organizzi il tuo cibo, la tua alimentazione durante la giornata?
In realtà non mangio durante il giorno. Faccio un solo pasto la sera. Questo è tutto quello che mangio. Non spizzico durante il giorno. Mi alzo ed è tutto un lungo grande lavoro. Lavoro e corsa e t’ho detto tutto. Non mi paragono ai corridori keniani perché sono a un livello completamente diverso. Pare che molti di loro si allenino a digiuno e mangino solo dopo.
Quando andai a una delle grandi gare che si svolgono a Omsk, la più grande gara in Russia, una grande maratona, ero lì alla conferenza dell’Associazione Internazionale delle federazioni di atletica leggera. Ci hanno preparato un grande pranzo il giorno prima della gara.
Uno degli allenatori keniani mi disse: “Vieni a pranzo?” E io ho detto: “No, a dire il vero, mangio solo un pasto al giorno”. E lui disse: “Questa è la dieta del guerriero”. E io: “Non l’ho sentita chiamare così, ma sì, suona bene“. E lui mi disse: “Molti keniani la seguono”.
E molti di loro preferiscono seguire diete a base di cibi integrali e vegetali. Non includono carne nella loro dieta per nessun motivo. Penso che molto spesso sia perché non se la possono permettere. Quindi imparano ad adattare la dieta con cibi vegetali e funziona. Ma sì, è tutto quello che faccio: un pasto al giorno e per me funziona. Mi risparmia il fastidio di dovermi sedere e fare una pausa per mangiare.
Quindi fai davvero un pasto al giorno anche quando hai una competizione?
Sì, le maratone su strada di base solitamente iniziano al mattino (ne ho fatte solo una o due la sera). Mangio un pasto la sera e poi vado alla gara al mattino e corro. Non porto nemmeno gel nutritivi con me in una maratona. Non ho mai bevuto altro che acqua naturale. Solo acqua, solo pochi sorsi d’acqua in una corsa su strada.
Per le gare ultra è un po’ diverso. Sono consapevole che si debba mangiare qualcosa al mattino, guardo le mie barrette nel deserto e penso come diavolo farò a buttarle giù? Non mi vanno per niente e un’ora dopo sono ancora li che gioco con questa barretta.
Questo funziona solo per me. Durante la gara bevo qualche bevanda isotonica, non sono una grande mangiatrice.
Non mi considero nemmeno un’atleta. Sono solo una che fa il suo meglio in atletica con lo scopo di aiutare gli animali. Cerco di essere il meglio che posso per loro.
Ho corso contro persone di talento. E so di non essere una di loro. Sto solo cercando di fare il meglio che posso pregando che mi vada bene. Questo è quello che faccio.
Una volta che la corsa, ovvero il movimento fisico delle gambe, sono finiti, non ci penso più, mi metto a fare qualcosa altro e il giorno dopo penso di nuovo di andare a correre. Non mi stresso per questo.


Che cosa pensi ti dia più energia per fare tutto ciò durante il giorno e per correre e vincere le gare da maratoneta vegan?
Carboidrati, cose semplici come i vegetali. E poi ci vuole la testa, soprattutto quando si fanno le distanze più lunghe. Fisicamente devi essere predisposto per essere forte per partecipare a queste gare. Ma mentalmente devi avere il desiderio di essere lì. Questo è probabilmente ciò che mi fa arrivare fino alla fine. Il desiderio di finire e poi recuperare.
Non sono abbastanza egoista da volerlo fare per me stessa. Probabilmente sono abbastanza altruista da volerlo fare per loro. Questo è ciò che mi dà il vantaggio. Non mi fisso troppo. La gente mi chiede delle proteine, quante proteine… ma davvero non lo so.
Ne assumo abbastanza, circa 38 grammi di proteine al giorno, sono più o meno quello di cui ho bisogno. Da 100 grammi di avena ricavo 10 grammi di proteine. Per me, è stato molto semplice. Non penso troppo a tutto questo. Vado e faccio. Se non funziona, controllo e aggiusto. Per me va bene così.
È vero che sei vegana dall’età di tre anni?
Sono vegana dall’età di sei anni, vegetariana dall’età di tre. Totalmente auto motivata, genitori non vegani, non vegetariani, nemmeno particolarmente amanti degli animali. Qualcosa in me di molto profondo è sempre stato lì.
Pensi che l’energia che abbiamo nel nostro corpo sia una combinazione di energia chimica ed energia mentale?
Sì. Penso che finché segui una semplice dieta equilibrata, sarà il tuo desiderio a portarti al livello più alto. Credo proprio che sia così. Penso che molte persone che fanno sport, si concentrino più sull’acquisto di accessori e sul mangiare, invece di uscire ed allenarsi.
Ad esempio, non ho mai avuto un Garmin o un cardio-frequenzimetro. La gente ne è un po’ sorpresa. Sono molto brava a valutare il battito, penso che abbiamo il computer più sofisticato dentro di noi, si deve imparare a usarlo. E ho imparato a usare il mio. Mi conosco. So se non mi sento bene. Un computer al polso non lo sa, non sa se hai avuto una giornata impegnativa, non sa se sei stressato, non sa se ti stai ammalando. Tu sì.
Quindi impara ad adattare il tuo allenamento a ciò che fa per te e imposta i tuoi limiti e i tuoi parametri all’interno di ciò che pensi di poter raggiungere. Ho impostato un livello alto perché la posta in gioco è alta. Tendo a correre con un assetto mentale di vita o di morte, ma non è la mia vita o la mia morte. È la loro vita o la loro morte.
Questo mi dà modo di dire che è sempre più importante quello che sto facendo e che va oltre il fatto di tagliare per primo il traguardo o battere un record. Per me tutto ciò è molto più importante.
Penso che questo sia ciò che mi dà vantaggio e infatti nel 2005 sono stata molto fortunata ad essere invitata ad andare alla maratona di Amsterdam da Jos Hermens. Ho trascorso la serata di venerdì con Haile Gebrselassie e lui mi ha fatto un complimento enorme, che pensava che fossimo molto simili nella nostra corsa.
Ho pensato: “No, sei circa tre quarti d’ora più veloce di me, ma accetto il complimento. Viene dal più grande.” E ha detto che non aveva bisogno di passare alla maratona dopo 2 vittorie ai 10 km alle Olimpiadi. Sentiva che lo stava facendo per la gente del suo paese. Beneficiavano di ciò che lui faceva ed è questo che lo ha spinto a proseguire.
Gli ha dato quello slancio in più di cui aveva bisogno per alzarsi presto la mattina, allenarsi e poi andare al lavoro e poi allenarsi di nuovo la sera. Non è facile per nessuno fare questo. Devi avere una grande motivazione. Che tu voglia solo vincere o che tu lo faccia per un altro motivo, che è il caso mio, ci vuole uno sforzo enorme per rimanere concentrati.
Dove si possono avere maggiori informazioni, fare donazioni? Qual è il miglior aiuto che le persone possono dare?
Ci sono molti modi con cui le persone possono aiutare. Se fisicamente non possono, ovviamente i fondi sono necessari per gestire un posto come questo, un’enorme quantità di denaro. Se vogliono fare una donazione o fare una raccolta fondi, il modo migliore è mettersi in contatto con noi tramite il sito web o tramite la pagina dei social media “Tower Hill Stables”.
Ma anche solo condividendo ciò che facciamo con il mondo. Questa è un’altra cosa molto importante per far sapere a tutti che siamo qua. Questa è un’opzione praticabile, gli animali possono vivere in armonia insieme alle persone.
Vorrei che le persone potessero venire al santuario e vivere del tempo con questi animali, per abbattere l’idea che certi animali, cani e gatti, gli animali da compagnia, dovrebbero avere dignità e rispetto, mentre gli animali da fattoria no.
Voglio abbattere questo stereotipo introducendo le persone a un modo diverso di pensare, un tipo di compassione per tutti, uguaglianza per tutti. Il modo migliore è mettersi in contatto con noi e dirci cosa si vuole fare per aiutare il santuario.
Ovviamente siamo molto grati del sostegno finanziario che riceviamo dalle persone. Anche se dico sempre: non voglio i soldi di nessuno, ma le persone con cui ho a che fare (veterinari, maniscalchi, commercianti di mangimi, commercianti di foraggio), vanno pagati. Quindi, se volete, potete donare direttamente a loro, sarebbe fantastico.
Il modo migliore è semplicemente contattarci e capire con cosa vi sentite più a vostro agio. Se volete venire a trovarci, possiamo discuterne insieme.